Nessun predicozzo dalla “Banda Bossotti”

L'ordine del giorno presentato dalla Lega vercellese in Consiglio comunale era risibile. E nella vita interna il Carroccio si comporta come i regimi sovietici. Replica a Corradino

Ho avuto modo di leggere una simpatica e bizzarra letterina pubblicata dal Vostro giornale a firma di un consigliere comunale di Vercelli, un cosiddetto "leghista" fedele alla corrente dell'on. Gianluca Buonanno. Premetto subito che gli strali dei servi di partito nei miei confronti sono per me un vanto: non sono però una novità e quindi non meritano particolare attenzione. Detto questo è utile e necessario aggiungere, per puro servizio alla verità, alcune note di cronaca a quanto scritto (peraltro utilizzando più la lingua padana che quella italiana) da uno dei tanti adepti dell'odierna "banda bossotti".

 

1) E' assolutamente vero che, durante l'ultima seduta del Consiglio comunale di Vercelli, il sottoscritto ha votato contro il risibile ordine del giorno leghista che aveva come obiettivo quello di criticare propagandisticamente il Governo Monti: qualcuno si è però dimenticato di sottolineare che solo uno dei tre consiglieri comunali della Lega Nord vercellese ha votato a favore del suddetto ordine del giorno. Perché gli altri consiglieri leghisti nemmeno erano presenti in aula al momento del voto: forse, infatti, l'unità interna alla Lega, tanto cara all'on. Buonanno e ai suoi solerti esecutori, è pura immagine esteriore. Dati alla mano, quindi, consiglierei a certi "signori" di prendersela eventualmente (vista la figuraccia causata dall'esito del voto sul suddetto odg leghista, 31 voti contrari e 1 voto favorevole) con i propri compagni di stamberga, invece che col sottoscritto.

 

2) Quando si dice - come certi scribacchini di partito fanno - che io me ne sarei andato via dalla Lega Nord si affermano almeno due menzogne: perché, in primo luogo, non mi risultano dimissioni firmate dal sottoscritto, né provvedimenti ufficiali di espulsione presi nei miei confronti; in secondo luogo, bisognerebbe avere almeno la decenza di ricordare che la Lega Nord (con documento ufficiale risalente al giugno 2011 e firmato dall'on. Buonanno) ha sospeso il sottoscritto dal partito per sette mesi adducendo ad una non meglio precisata (mia) "indegnità politica e morale". Davanti a tale enormità io sarei potuto andarmene sbattendo la porta (agendo giudizialmente nei confronti di chi mi diede dell'indegno morale), ma non lo feci preferendo ricorrere, come previsto dallo statuto leghista, contro la sospensione. Tale mio ricorso non fu vagliato nei termini previsti dal regolamento interno e fu poi tardivamente respinto (peraltro senza motivazione, non rispettando quindi una delle caratteristiche principali dell'eventuale cassazione di un ricorso): a dimostrazione che le norme interne ai partiti politici vengono percepite, dai segretari politici, come strumenti alternativi ai rotoli della carta igienica.

 

Dulcis in fundo, peraltro, vorrei ricordare a chi annusa come un cane da trifola la coerenza altrui che lo stesso personaggio, ovvero l'on. Buonanno, che nel giugno 2011 mi ha diffamato affibbiando alla mia persona una supposta "indegnità morale" (non meglio specificata, come nel migliore dei regimi sovietici) solo due anni prima mi nominava capogruppo della Lega Nord a Vercelli. Quindi sul piano della coerenza, fossi nei "leghisti", azzarderei ad assumere un più conveniente atteggiamento di silenzio contemplativo.

 

3) Per quanto riguarda, poi, il "predicozzo federalista" chiedo una cortesia ai seguaci del dito medio bossiano: prima di tirare in ballo importanti termini del pensiero politico leggano dei libri, si informino, studino. Perché è francamente deprimente prendere atto della confusione semantica e ideologica che certi disinformati continuano a fare tra "federalismo" e "secessionismo". O si è per il federalismo o si è per la secessione: tertium non datur. In conclusione, dunque, - davanti a tanta pochezza di sostanza politica e innanzi a tanto astio personale - non resta che affidarsi ad una battuta: come disse John Maynard Keynes, "Contro la stupidità anche gli dei sono impotenti. Ci vorrebbe il Signore. Ma dovrebbe scendere lui di persona, non mandare il Figlio; non è il momento dei bambini".

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