Quella di Cirio una salutare provocazione

Caro Direttore,
la frase di Alberto Cirio pronunciata al congresso della Fim Cisl è stata solo una battuta non riuscita perché non è vero che il Piemonte senza Torino va bene: anzitutto perché tutte le province piemontesi sono sede di aziende che orbitano nella galassia delle aziende torinesi a partire dalle aziende dell’indotto auto. Inoltre, è sufficiente guardare la graduatoria economica delle Province italiane e si vedrà che solo Cuneo si colloca tra le prime, ma non tra le primissime, e inoltre contraddice quanto detto dallo stesso Cirio al premier Draghi nel corso della visita a Torino: “Presidente anche il Piemonte ha bisogno di aiuto”.

Cirio in realtà voleva sferzare le amministrazioni torinesi e chi le ha appoggiate, come il sindacato, a fare molto di più di quanto hanno fatto negli ultimi trent’anni, gli anni della decrescita sempre più infelice come sanno bene gli abitanti delle periferie sedotte e abbandonate prima dal Pd e poi dai 5 stelle. Cirio in realtà voleva dire ai Torinesi di fare come ha fatto la Granda, come viene chiamata la provincia di Cuneo, che  ha saputo reagire alla grande, gravissima crisi del vino al metanolo e nello stesso tempo grazie alle ottime caratteristiche della sua manodopera ha nelle sue aziende metalmeccaniche una produttività altissima  così come sono molto competitive le sue aziende di trasporto da Lannutti a Germanetti solo per citarne due. Torino invece non ha saputo reagire al calo della produzione di auto e ha pensato, sbagliando, che bastasse puntare tutto su cultura, loisir e turismo.

Torino a partire dal sindaco Castellani ha sottovalutato l’importanza della industria e non l’ha difesa come hanno fatto altre realtà italiane a partire dalla Emilia che invece negli stessi anni ha puntato sulla Motor Valley e ora è la prima Regione italiana per tasso di occupazione.

Alberto in altre occasioni cita spesso la “malora”, la grave crisi di lavoro della Langa di cui ci ha raccontato magistralmente Beppe Fenoglio, ebbene in quegli anni migliaia di uomini di Roero e Langhe han trovato lavoro e futuro a Torino alla Fiat o nelle aziende torinesi.

Le ultime amministrazioni torinesi si sono accontentate dei titoli generosi del giornale della grande azienda senza misurare gli effetti economici delle loro scelte e perdi più han lasciato scappare tante aziende dall’Oreal alla direzione della Telecom, dalla Sai alla Fiat. Se non c’eravamo noi avrebbe pure perso la Tav.

Ecco perché ora la cosa più importante è difendere Torino, difendendo il settore dell’automotive che nell’ultima Finanziaria, e questo la dice lunga sulla attenzione della Città alla attività di Governo e Parlamento, non aveva un euro di stanziamento. La mia protesta sui fondi per il settore auto ha trovato ascolto in alcuni politici, Laus, Fregolent, Margiotta, Fabrizio Comba, Paolo Damilano e Airaudo e ha trovato sbocco nella mozione Molinari e nella decisione di Giorgetti di stanziare nel Decreto energia 8,7 miliardi per il settore auto. Positivo l’atteggiamento di Cirio con Tavares per Stellantis e così ora sulla logistica che, come dico da anni, a Torino e al Piemonte può dare molto ma molto di più. Quando vedo tanti cinquantenni, donne e uomini, che han perso il posto di lavoro e ora a malapena trovano sbocco nei call center o nei centri commerciali a 800 euro al mese, penso alle centinaia di migliaia di persone che in Germania han trovato una nuova occupazione nella logistica.

Anche da questa provocazione di Cirio emerge la forte necessità che chi si candida ad amministrare Città o Regione deve avere più esperienza e più competenza e avere nella sua testa o sul suo tavolo la tabella del pil del Piemonte suddiviso per settori (quanto vale l’industria, il commercio, l’agricoltura o la cultura) e per province. Inoltre, bisogna saper incidere sulle scelte del Governo perché solo per fare un esempio nel Pnrr ci sono più fondi per la Liguria che per il Piemonte, malgrado la Liguria abbia 1/3 del pil piemontese.

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