SPRECHI

Cota vola alto: “Levaldigi è salvo”

Il governatore annuncia il reinserimento dello scalo cuneese nel Piano nazionale Aeroporti. Vince la lobby della Granda ed evidentemente poco importa se continua a perdere oltre un milione all'anno. Tanto paga Pantalone

E’ un Roberto Cota trionfante quello che annuncia il reinserimento dello scalo di Cuneo Levaldigi nel Piano nazionale Aeroporti. Ancora una volta, quello che faticosamente il governo Monti aveva tagliato perché insostenibile economicamente, il cosiddetto “territorio” e un esecutivo nazionale debole ripristinano. Ieri la sospensione alla chiusura del tribunale di Alba, oggi il salvataggio in extremis di uno scalo tra i meno utilizzati d’Italia con un bilancio perennemente in rosso e più volte sull’orlo del crack. Ma alla fine la lobby politica della Granda pare averla ancora una volta spuntata e così nella bozza predisposta da tecnici e ministero, lo scalo cuneese viene mantenuto.

 

«Due sono gli aeroporti previsti in Piemonte - esulta Cota -. Torino Caselle come principale e Levaldigi come scalo di servizio. Come conseguenza, è logico il rilascio della concessione. La riunione di oggi è stata interlocutoria, ma già certificativa del lavoro che è in corso. Il mio compito, come governatore del Piemonte, è che lo Stato centrale dia gli strumenti perché i due scali previsti possano lavorare secondo una programmazione certa». Il Piemonte può dunque continuare a godersi i suoi due scali in profondo rosso con passeggeri in fuga verso Milano. Per quanto riguarda Levaldigi i conti parlano chiaro: nel 2008 il bilancio si è chiuso con una perdita di 1,341 milioni, l’anno successivo -1,356 mln, nel 2010 -1,782 mln, nel 2011 -1,450 mln e infine nel 2012 -1,398 mln. Lo scorso anno ci aveva provato anche il noto statista di Marene a risollevare le sorti dell’aeroporto cuneese: si era dato un mese di tempo, dopodiché dell’onorevole Guido Crosetto si sono perse le tracce. Anche gli ultimi dati di Assaeroporti sono ancora una volta poco confortanti: nel luglio 2013 Cuneo sconta una caduta dl 5,5% dei movimenti rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con un lieve incremento dei passeggeri (3,8%) che raggiungono le 32.277 unità (per fare un esempio lo scalo di Bergamo, che è il terzo della Lombardia, supera i 926mila passeggeri). Insomma c’è ben poco da stare allegri e non è un caso che anche i soci pubblici stiano facendo di tutto per sfilarsi: a partire dalla Provincia di Cuneo e dalla Regione, che detengono rispettivamente il 27,34 e il 15,51 per cento delle quote.  

 

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