GRANDI OPERE

Tav, un'analisi "truccata"

Una commissione tutta schierata contro l'opera, con intrecci professionali tra alcuni membri. Salvini irritato per non aver ancora avuto il testo. Il professor Cantamessa del Politecnico di Torino smonta l'impianto del lavoro di Ponti & soci

Ottanta pagine per dire “no” alla Tav. È stata consegnata all’ambasciatore francese Christian Masset l’ormai celebre analisi costi-benefici voluta dal ministro Danilo Toninelli sulla tratta Torino-Lione e affidata a una commissione guidata dal professor Marco Ponti, esegeta del trasporto su gomma. E la risposta, annunciata, è negativa: quest’opera non s’ha da fare. Mancano le conferme ufficiali ma sembra che il disavanzo sarebbe addirittura di oltre 6 miliardi di euro.

Diverse per i tecnici scelti dal Mit le motivazioni economiche e non solo per cui l’opera sarebbe più un danno e un costo piuttosto che un vantaggio. Innanzitutto il documento sostiene che il traffico, soprattutto quello commerciale, sulla tratta tra Italia e Francia sia in calo. Un collegamento che non sembra essere strategica a livello europeo e che soprattutto paga la crisi economica globale di questi ultimi mesi e che potrebbe durare per molto tempo. Inoltre, la scelta di puntare sul treno per il trasporto di cose e persone avrebbe ripercussioni economiche molto pesanti per quanto riguarda il calo (conseguente) del trasporto su gomma. Meno mezzi pesanti significa riduzione dei pedaggi autostradali (molto cari tra i due paesi) e anche minori entrate per quanto riguarda le accise sui carburanti, soprattutto il gasolio per i Tir. Infine, i tecnici guidati dal professor Ponti ritengono ci sia una eccessiva sproporzione del costo della Torino-Lione rispetto alle altre infrastrutture in cantiere nel paese. Un costo molto superiore e che sarebbe ingiustificato.

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L’analisi ovviamente non fa i conti con le possibili penali o i soldi che l’Italia rischia di dover restituire all’Europa (ieri Bruxelles ha fatto filtrare notizie secondo cui la somma totale sarebbe di 1,2 miliardi); come non c’è traccia delle conseguenze politiche dell’eventuale “no” alla Tav. Tema su cui le divisioni tra le due forze di Governo sono ai massimi con la Lega che si è schierata a favore e il M5s per cui il No all’opera è uno degli elementi fondativi del movimento.

Un duello a distanza, quello tra i due azionisti del governo, ripreso anche questa mattina con la polemica imbastita dal vicepremier Matteo Salvini: “Da vicepresidente del Consiglio, che rappresenta gli italiani, non ho l’esame costi-benefici sulla Tav, ma ce l’hanno a Parigi – è il commento del leader leghista durante una visita a Terni –. Non ne so nulla, non ho visto nemmeno una pagina. È abbastanza bizzarro”. Una reprimenda cui replicano fonti del Mit secondo cui l’analisi “viene preliminarmente condivisa con gli interlocutori diretti rispetto al progetto, che è regolato da un trattato internazionale, ossia Francia in prima battuta e Commissione Ue subito dopo. Successivamente e a strettissimo giro verrà condivisa in seno ai due contraenti del patto di Governo”. E a dar manforte al ministro grillino interviene pure l'altro vicepremier, Luigi Di Maio, che per consolare il collega leghista dichiara che nemmeno a lui hanno consegnato l'analisi.

Intanto il Pd torna ad attaccare un sistema di procedere controverso nel metodo e nel merito: “Stiamo spendendo 300 mila euro per stabilire quanto costa la Tav e a stabilirlo sono sei esperti apertamente No Tav – afferma il deputato torinese Davide Gariglio –. Scelti senza un bando pubblico, selezionati a discrezione del referente della commissione, il professore di Economia Applicata Marco Ponti, che ne ha indicato 4 su 6 e che per gonfiare i costi sta ultimamente inserendo di tutto, perfino le accise del carburante risparmiato”. Si tratta (oltre Ponti) di Paolo Beria, Riccardo Parolin, Francesco Ramella, Alfredo Drufuca e Pierluigi Coppola. Per produrre la relazione, il cui esito era già scritto, a tutti e cinque è stato accordato un compenso di 50mila euro a eccezione di Ponti che, in quanto pensionato, non può percepirlo. Quattro dei sei componenti sono stati soci, membri di cda o consulenti della Trt Trasporti e Territorio srl. È una società specializzata in economia e pianificazione nel settore dei trasporti fondata e presieduta da Ponti e che annovera tra i soci fondatori anche Parolin, mentre Drufuca ha fatto parte del cda. Anche il professor Beria – un associato in Economia Applicata al Politecnico di Milano – è legato a Ponti, infatti dirige anche il Traspol, un laboratorio di politiche dei trasporti del Politecnico, un laboratorio diretto prima di lui proprio da Ponti. Ma ha collaborato al Traspol, e dunque sia con Ponti sia con Beria, anche Ramella, oggi docente a Torino.

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Fuori dalle polemiche politiche, Marco Cantamessa, docente del Politecnico ha redatto un documento in cui confuta da un punto di vista tecnico le tesi dell’analisi costi-benefici.

«Qualcuno ci spiega come sia possibile che un’opera che ci costa 4,7 miliardi possa dare uno sbilancio di 7 tra costi e benefici? – si chiede il professore, trovando immediatamente una risposta –. Semplice. In tutta evidenza, chi ha fatto i conti non ha considerato che i finanziamenti francesi e Ue erano già acquisiti e non erano in discussione. Quando si prendono decisioni, si viene sovente sviati dai “costi affondati”, cioè da quanto si è già speso. Evidentemente qui si è fatto un errore simile, ma sul lato delle entrate già acquisite».

Cantamessa lo sospettava «perché nei giorni scorsi membri del gruppo di lavoro avevano detto che: 1. L’analisi da loro effettuata era identica a quelle che fanno da decenni (ma questa volta la si stava facendo a progetti approvati, finanziati e avviati!); 2. Non era un’analisi “sovranista”, nel senso che considerava costi e benefici per tutta la Ue e non solo per l’Italia». Ma questo, per il professore, «è un evidente errore, perché il committente non era la Ue (che non ha chiesto nessuna analisi), ma il governo italiano. Al contrario, visto che il contesto nel contesto decisionale, che loro hanno trascurato, avrebbero proprio dovuto fare un’analisi “sovranista”, guardando ai benefici italiani a fronte dei costi di parte italiana. Un’analisi probabilmente difficile da fare (come scindere i benefici per nazionalità?). Ma l’impossibilità di effettuare un’analisi corretta non giustifica di farne una errata!».

Leggi qui l'analisi integrale del professor Cantamessa