CORONAVIRUS & POLITICA

Emergenza sanitaria in Piemonte, la Lega insabbia l'inchiesta

Sconfessato il segretario Molinari. Per placare l'ira dell'assessore Icardi il partito di Salvini si rimangia il via libera alla Commissione consiliare preferendo una innocua indagine conoscitiva. Da assegnare al leghista Stecco. Opposizioni sul piede di guerra

Cortocircuito con scintille ed esplosioni nella Lega sulla commissione di inchiesta sulla sanità. Il via libera all’organismo chiamato a fare luce sulla gestione dell’emergenza, ma anche su scelte compiute negli anni precedenti su ospedali e medicina del territorio, dato dal segretario regionale del partito Riccardo Molinari in un’intervista allo Spiffero è stato accolto nella maniera peggiore dall’assessore Luigi Icardi.

Chi ne ha raccolto le reazioni racconta di un assessore fuori dalla grazia di Dio. Non nascondendo il forte sospetto – peraltro escluso con forza dallo stesso Molinari – di essere il piccione contro cui si apre la caccia, Icardi sarebbe andato in bestia, anche per essere stato tenuto all’oscuro della decisione del vertice del partito. E questo non per colpa del segretario, ma per un’ambascia affidata al capogruppo Alberto Preioni che evidentemente non è arrivata se l’assessore ha appreso del disco verde alla commissione d'inchiesta leggendo l’intervista a Molinari. Dal canto suo, il numero uno della Lega piemontese aveva condiviso il suo intento con il vicecapogruppo Riccardo Lanzo e con il presidente di Palazzo Lascaris Stefano Allasia, tutti concordi con nel riconoscere toni pacati e intenzioni non apertamente belligeranti della proposta avanzata da tutte le forze di opposizione.

Già sarebbe sufficiente questo a descrivere il clima all’interno del partito di maggioranza, tra il suo gruppo e i vertici regionali e tra questi e l’assessore. Invece il bello, si fa per dire, deve ancora venire. Arriva con una mossa del presidente della commissione Sanità Alessandro Stecco, in seguito alle reazioni dell’assessore. Il medico vercellese, che appena dopo la vittoria elettorale pareva destinato alla postazione di comando di corso Regina, ha presentato una mozione in cui si propone di affidare alla commissione da lui presieduta lo “svolgimento di indagini conoscitive sull’emergenza Covid 19”, così come su “l’analisi storica delle politiche sanitarie regionali degli ultimi decenni che hanno determinato lo scenario nel quale l’emergenza si è sviluppata”. Nessuna commissione d'inchiesta, dunque, la cui presidenza, per statuto, spetterebbe all'opposizione.

Se la commissione di inchiesta non sarebbe una doppietta puntata su Icardi, certo quello che propone Stecco non pare più di un fucile a tappo per sparare contro eventuali errori recenti e pregressi. Da un faro a una candela, questo per rendere ancor più l’idea dell’indebolimento di uno strumento che dovrebbe, invece, servire a fare piena luce su cosa non ha funzionato in questi ultimi mesi, perché è accaduto, ma anche per capire quanto scelte precedenti possono aver influito su una gestione che fin dall’inizio, senza emendarsi nel prosieguo, ha presentato troppe falle.

Quale sia l’intento di questa indagine rischia di palesarsi con chiarezza fin dalle prime righe della mozione: tutti riferimenti, legittimi e difficilmente smentibili, alle responsabilità del Governo senza un accenno a quelle in capo alla Regione, nelle sue varie declinazioni a partire dall’Unità di Crisi, passando per il comitato tecnico scientifico e giù fino alle Asl e a quei Sisp dove si è spesso mostrata una inadeguatezza diffusa, lampante con il caso torinese delle migliaia di mail con richieste di tamponi perdute.

Sopire, troncare, troncare, sopire. Mentre Icardi vede come peste la commissione avallata dal suo segretario, il presidente della quarta commissione applica alla lettera il passo manzoniano. Nel fare questo, non può sfuggire, Stecco di fatto sconfessa proprio Molinari e quel gruppo dirigente che aveva condiviso l’intenzione di votare, insieme alle minoranze come peraltro accaduto in Lombardia, la commissione di inchiesta.

Dalle opposizioni fioccano accuse di pavidità verso una maggioranza che si arrocca per svicolare le accuse. “Il centrodestra ritiri subito l’odg di Stecco e dia il via libera alla commissione d’inchiesta, com’è capitato in regione Lombardia e come loro stessi chiedono a Roma” afferma il capogruppo del Pd Raffaele Gallo. Ancor più duro Marco Grimaldi (Luv): “Stecco propone un'indagine conoscitiva presieduta da lui stesso, già presidente della Commissione Sanità e membro della stessa task force. Senza nessun imbarazzo: se la canta e se la suona da solo. La Lega piemontese è più pavida di quella lombarda, da cui ha copiato tutto tranne la scelta di fare chiarezza”. “Davanti a quasi 4mila morti, a circa 30mila casi di Covid, ai ritardi nei tamponi, alla strage nelle Rsa e all'assenza totale di sorveglianza attiva che hanno caratterizzato una Fase 1 in cui non abbiamo saputo proteggere più fragili e chi lavorava per tutti noi – prosegue Grimaldi – la Lega fa dietrofront sulla Commissione d'inchiesta, smentendo il suo stesso segretario regionale, che invocava la massima trasparenza”.

Un cortocircuito che ha come ulteriore conseguenza quella di fulminare un’altra commissione, assai più cara alla Lega: quella sull’autonomia. Nell’intervista Molinari aveva, di fatto anche se non proprio esplicitamente, posto come condizione per l’approvazione dell’organismo di inchiesta il contestuale varo di quello che la Lega cerca di far nascere ormai da tempo, dopo averne annunciato il battesimo fin dai primi giorni della legislatura. Adesso, per placare l’ennesima sfuriata dell’assessore e rimediare a quello che pare essere stato un ennesimo inciampo del capogruppo, la commissione autonomia torna ad allontanarsi dall’orizzonte. Sotto un cielo tuoni e fulmini per la Lega.