CORONAVIRUS & POLITICA

Icardi: "Non temo l'inchiesta"

L'assessore nega di essere l'artefice del dietrofront della Lega e ostenta tranquillità: "Dal 23 febbraio c'è un commissario, il mio ruolo è programmatorio". E invita a cercare altrove eventuali responsabilità delle falle nella gestione dell'emergenza Covid

"Nessuno ha dovuto placare la mia ira per la commissione d’inchiesta, semplicemente perché non mi sono proprio arrabbiato. Facciano quello che vogliono. Io sono qui dentro a lavorare, altro che fuori dalla grazia di Dio”. In un casereccio House of Cards, quel che accade nella Lega registra nelle parole dell’assessore Luigi Icardi la netta smentita di ciò che peraltro hanno raccontato personaggi di vertice del suo stesso partito. E così si assiste a una nuova puntata, un tantino surreale di questa fiction, dopo il placet del segretario regionale Riccardo Molinari alla richiesta delle opposizioni e la sortita a sorpresa del presidente della Commissione Sanità Alessandro Stecco con la proposta, sostenuta dal gruppo, di tenere proprio in quell’organo l’azione conoscitiva sull’emergenza Covid in Piemonte.

Un virus nient’affatto sconosciuto alla politica sembra propagarsi con agilità nell’azionista di maggioranza della coalizione di governo regionale diffondendo dosi di veleno e provocando problemi traumatici alle articolazioni. Detto banalmente, la proposta di Stecco e compagni (di partito) ha avuto l’effetto di uno sgambetto a Molinari, rendendo ancor più tesi i rapporti tra maggioranza e minoranza. Si è voluto salvare il soldato Icardi, accogliendo le sue piuttosto rumorose rimostranze (“Luigino è andato su tutte le furie”, confermano in tanti a partire dai vertici del partito), anche a costo di far perdere la faccia (e la parola) al proprio capo. Icardi ripete che lui proprio non si è per nulla arrabbiato di fronte al disco verde del suo segretario regionale. “Si accerti tutto quel che si vuole accertare, io sono tranquillo” dice. E, rafforzando il concetto, aggiunge: “Io faccio l’assessore. Dal 23 febbraio c’è un commissario, c’è un’unità di crisi, non sono io il responsabile delle azioni compiute e delle decisioni assunte nella gestione dell’emergenza”.

Nega pure di essere stato colto di sorpresa dall’intervista rilasciata allo Spiffero nella quale Molinari ha annunciato la non contrarietà a un voto favorevole alla commissione chiesta dalle minoranze, sempre a patto che si porti a casa in fretta e contestualmente quella per l’Autonomia. “Ero informato, avevo parlato con Molinari”, conferma Icardi che tiene a ribadire come lui sia “estraneo” a quello che sta succedendo. “Non ho alcuna difficoltà di fronte a una commissione di inchiesta, il Consiglio è sovrano, decida quel che ritiene meglio. Sia chiaro che non sono il mandante di alcuna iniziativa. E non ho niente da nascondere”.

Ma allora perché se Molinari dà il via libera per un voto sul modello lombardo, il giorno dopo il gruppo consiliare imbocca una strada opposta vergando una mozione dove si citano solo le carenze del Governo e le scelte delle precedenti amministrazioni regionali e non si fa neppure un cenno a falle evidenti e gravi come quelle verificatesi nell’emergenza, dalle mail sparite, ai tamponi attesi per giorni e giorni, a malati lasciati in quarantena in attesa di esami per settimane? “Forse hanno pensato che la commissione d'inchiesta sia uno strumento delle minoranze per andare a creare problemi che non ci sono. Può essere che l’abbiano vista così, ritenendo fosse meglio che il lavoro si facesse in commissione Sanità”, ipotizza l'inquilino di corso Regina.

“All’assessore spetta la programmazione che non si può certo fare in una situazione di emergenza. E se guardassimo alla programmazione gli eventuali imputati sarebbero altri, non certo chi è qui da meno di un anno. Quindi perché mi dovrei arrabbiare di fronte a un quadro simile? Semmai… Si vorrà mica dire che la medicina del territorio, vero vulnus in questa situazione provocata dal virus, l’abbiamo depotenziata noi? Le responsabilità politiche andrebbero cercate altrove”. Compiti programmatori, quelli rivendicati  dall’assessore, anch’essi però messi sotto “tutela”, ben oltre il periodo emergenziale, da due strutture commissariali volute dal presidente Alberto Cirio: la task force sulla riorganizzazione della medicina territoriale (guidata dall’ex ministro Ferruccio Fazio) e il gruppo di lavoro sulla rete ospedaliera (coordinato dall’ex parlamentare Giovanni Monchiero).

Nel frattempo si cerca una soluzione per evitare che finisca tutto a scatafascio, senza risposte a tanti interrogativi sulla gestione dell’emergenza così come su quale sistema sanitario il Piemonte si sia trovato alla prova della pandemia, ma anche per tenere il punto, da parte della Lega, sull’approvazione rapida della commissione Autonomia. In queste ore in un dialogo non facile tra maggioranza e opposizione si profila l’ipotesi di un ritiro di entrambi le mozioni, quella di Stecco e quella con promossa, tra gli altri, da Daniele Valle del Pd, con il tentativo di dare vita a una terza da poter condividere e con cui varare una commissione. Se di indagine conoscitiva o di inchiesta sarà un aspetto che potrà fare la differenza, così come il bilanciamento su eventuali riferimenti a responsabilità del Governo e della Regione. In quello che non dovrebbe essere, ma è un gioco delle parti.