EMERGENZA ECONOMICA

Piemonte nella morsa dei lockdown

Dopo il blocco della scorsa primavera il sistema produttivo ed economico regionale stava rialzando la testa proprio quando si è abbattuta la seconda ondata. Nel terzo trimestre il calo è passato dal -15,7% al -2,4%. Ripresa già annullata con le nuove restrizioni

Nel terzo trimestre 2020 l’attenuazione delle misure restrittive, introdotte con il primo lockdown, ha permesso al tessuto manifatturiero piemontese di rialzare la testa, ma pesa la nuova fase di emergenza e per tornare ai livelli pre-Covid ci vorrà ancora del tempo. È quanto emerge dalla consueta indagine per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, realizzata da Unioncamere, Intesa Sanpaolo e UniCredit, in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. Nel periodo luglio-settembre 2020 il calo produttivo ha ridotto notevolmente la propria intensità, passando dal -15,7% del secondo trimestre al -2,4% del terzo. In ripresa la produzione di autoveicoli, mentre resta ancora fortemente penalizzata la filiera tessile. Tutti gli indicatori economici sono però negativi: -3,2% gli ordinativi interni, -3,4% gli ordinativi esteri, -1,5% il fatturato totale, - 61,8% il grado di utilizzo degli impianti (-4 punti rispetto al terzo trimestre 2019).

“In questo trimestre – commenta il presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia – abbiamo assistito a un rimbalzo economico, successivo al primo lockdown. Alla stabilità del comparto alimentare si è affiancata l’importante ripresa dei mezzi di trasporto, settore di punta della nostra manifattura. Insomma, abbiamo registrato un piccolo recupero i cui effetti però rischiano di essere annullati da questa seconda ondata emergenziale e dalla chiusura di numerose attività. La priorità è garantire alle imprese quella liquidità necessaria per superare questa nuova tempesta”.

Stabile il comparto alimentare (-0,4% rispetto allo stesso periodo del 2019). Un dato migliore rispetto alla media complessiva della manifattura regionale viene registrato dalla meccanica (-1,9%). La chimica/plastica evidenzia una variazione tendenziale negativa del 3,7%, seguita dalla filiera del legno (-4,2%). Elettricità e metalli mostrano riduzione della produzione rispettivamente del 5,1% e 5,5% rispetto all'analogo periodo del 2019. Il vero malato dell’industria regionale in questo trimestre è il comparto tessile che, in analogia a quanto avvenuto a livello nazionale, registra una flessione ancora a doppia cifra (-16%).

Qui le slide della congiuntura industriale in Piemonte

Nel periodo luglio-settembre 2020, tutte le province piemontesi abbandonano il calo a doppia cifra del trimestre precedente, a eccezione di Biella. Questo territorio, a causa della specializzazione tessile, ha registrato una flessione della produzione del 14,1%, che fa seguito al -30,2% segnato già nel secondo trimestre 2020. Anche le altre realtà del nord del Piemonte segnano una performance peggiore rispetto a quella media regionale: si registrano riduzioni produttive del 6,3% a Vercelli, del 4,3% a Verbania e del 4,2% a Novara.

Il 35% delle imprese piemontesi che in passato avevano delocalizzato parte delle attività, principalmente in Cina o altri Paesi asiatici e nell’Europa dell'est, ha deciso nel terzo trimestre 2020 di riportare del tutto o in parte la produzione in Italia o prevede di farlo nel breve periodo. La principale motivazione è la difficoltà di coordinamento, seguita dalla scarsità della manodopera estera e dal valore aggiunto del Made in Italy.

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