LOTTA AL COVID

I ristoranti "preparano" la cena

Piemonte in scia alla Lombardia chiede l'apertura fino alle 22. Il turno serale è interdetto da oltre tre mesi. L'assessore al Commercio Poggio: "Dobbiamo tenere sotto controllo l’epidemia, ma anche ridare ossigeno alle attività economiche"

Ora aprire i ristoranti anche dopo le 18. Il Piemonte va in scia della Lombardia e sottoscrive la nota della Conferenza delle Regioni per consentire alla ristorazione di fare anche il turno serale. Ad affermarlo è l’assessore al Commercio Vittoria Poggio che tra una call e l’altra di una giornata al solito piena spiega: “Dobbiamo tenere sotto controllo l’epidemia, ma allo stesso tempo è fondamentale ridare ossigeno ai nostri bar e ristoranti, per la maggior parte dei quali il turno serale costituisce la maggior parte del fatturato”. Per evitare assembramenti e ridurre al minimo i rischi, la proposta dell’assessore è di tenere aperti i locali fino alle 22 “previa prenotazione” così come era stato all’inizio prima che la suddivisione in zone e l’ingresso del Piemonte prima in gialla, poi in arancione imponesse la chiusura delle saracinesche già alle 18. Da oltre tre mesi non è possibile cenare fuori, cioè dall’entrata in vigore del dpcm del 24 ottobre.

In mattinata il governatore della Lombardia Attilio Fontana e il suo assessore allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, hanno inviato una lettera formale al Governo nella quale hanno chiesto che i ristoranti e le attività assimilabili possano svolgere la loro attività fino alle ore 22. Per i vertici di Regione Lombardia è “importante che tale decisione venga presa al di là della crisi politica in atto” e ciò in relazione “alla situazione di estrema emergenza in cui versa un’intera categoria”. Una richiesta che avviene alla luce dei dati dell’andamento epidemiologico, della campagna vaccinale ormai entrata nel vivo, nonché della necessità di scongiurare la crisi del settore dei pubblici esercizi. Fontana chiede infine al governo di “intraprendere ogni utile azione affinché sia concesso al mondo della ristorazione questa ulteriore facoltà, nel rispetto, ovviamente, delle misure di contrasto e contenimento dell'epidemia”.

Una iniziativa accolta subito con favore dai rappresentanti delle categorie. “Presto i piemontesi potrebbero tornare a cenare al ristorante: è questo il risultato più significativo scaturito dal confronto tra il Comitato tecnico scientifico e la Fiepet (la federazione di pubblici esercizi della Confesercenti) e le altre associazioni di categoria” afferma Giancarlo Banchieri di Confesercenti Piemonte. “I nuovi criteri di valutazione – sottolinea Banchieri – segnano un cambiamento importante nell’approccio alla questione sicurezza nei pubblici esercizi. Adesso ci aspettiamo che la novità venga recepita al più presto in un provvedimento legislativo, che elimini anche le inique restrizioni sulla vendita d’asporto che colpiscono le enoteche”.    

Il Cts ha condiviso di valutare in modo differente i diversi profili di rischio all’interno del variegato settore della ristorazione, privilegiando chi ha a disposizione spazi e sedute per la consumazione di cibi e bevande. Tale possibilità per il Cts dovrà essere accompagnata dal massimo rigore sull’applicazione delle misure di sicurezza sanitaria: distanziamento di un metro non solo tra i tavoli, ma anche nelle aree di passaggio, l’utilizzo sistematico dei dispositivi di protezione individuale per gli addetti al servizio, l’esposizione di una chiara informativa all’esterno dei locali con l’indicazione della capienza massima.

Esulta anche Claudio Ferraro, direttore dell’Epat: “I ristoratori torinesi sono pronti a riaprire in totale sicurezza alle ore 22, nel massimo rigore sull’applicazione delle misure di sicurezza sanitaria”. “Si tratta di una speranza concreta di ritorno alla normalità – commenta il presidente di Epat Alessandro Mautino – visto peraltro gli scarsi risultati economici nella prima settimana di zona gialla nel 2021, un anno che deve vedere rinascere il settore della ristorazione”.

Poche ore dopo il tam tam e mentre c’era già chi pregustava la prospettiva di una cena fuori dopo tanto tempo ci ha pensato il Cts a gelare tutti. “Non c’è alcun via libera del Comitato Tecnico Scientifico alla riapertura della ristorazione nelle zone e negli orari che attualmente ne prevedono la chiusura. Nel verbale della riunione del Cts del 26 gennaio 2021 vi sono indicate, anzi, alcune considerazioni sul rafforzamento delle misure restrittive adeguandole alle caratteristiche strutturali dei locali e alla tipologia del servizio reso” si legge in una nota. “Una rimodulazione dei pacchetti di misure potrebbe modificare l’efficacia nella mitigazione del rischio” scriveva il Cts al ministero dello Sviluppo economico sulla riapertura di pubblici esercizi. 

L’ipotesi era infatti di consentire l’apertura di bar e ristoranti (questi ultimi previa prenotazione) fino alle 22 per le regioni in giallo e su questo gli esperti del ministero della Salute fanno sapere che “si rimanda alle valutazioni del decisore politico”. Sui rischi “andrebbero considerate le diverse tipologie dei pubblici esercizi, distinguendo tra ristoranti e bar, per esempio, si legge nel verbale del 26 gennaio in cui il Comitato “pur mostrando una lieve diminuzione dell’incidenza nel paese, evidenzia ancora un rischio moderato/alto con un elevato impatto sui servizi assistenziali nella maggior parte delle regioni e province autonome”. Non solo. Il settore della ristorazione “presenta alcune criticità connesse all’ovvio mancato uso” delle mascherine, con “potenziale aumento del rischio in presenza di soggetti asintomatici”. Insomma, la porta per il momento sembra chiusa. L’ultima parola, però, spetta al governo.

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