REGIONE PIEMONTE

Troppe consulenze in Finpiemonte, interviene anche la Corte dei Conti

I magistrati contabili chiedono spiegazioni alla Regione sui super poteri affidati alla finanziaria pubblica e sulla sfilza di incarichi senza gara (che in due anni sono quasi raddoppiati)

Qual è il ruolo di Finpiemonte? Come la cassaforte della Regione ha implementato i propri poteri e in che modo li ha gestiti? Erano legittime tutte le consulenze e gli incarichi esterni affidati dal braccio finanziario di piazza Castello? Questi sono solo alcuni dei quesiti posti dalla Corte dei Conti al governatore Alberto Cirio e ai suoi assessori Andrea Tronzano, che ha le deleghe del Bilancio, e Fabrizio Ricca (Partecipate). Un faro che s’accende su un organismo che è ormai da anni nell’occhio del ciclone tra inchieste, scandali e ammanchi che hanno coinvolto le precedenti gestioni.

Nel giudizio di Parificazione sul Rendiconto 2020 la Sezione di Controllo della magistratura contabile si concentra in modo particolare su Finpiemonte, oggetto di un dettagliato approfondimento istruttorio a partire dalla Convenzione Quadro entrata in vigore quest’anno con cui vengono estesi i poteri della finanziaria regionale in particolare riguardo le “Attività inerenti le politiche di sviluppo del territorio”. A differenza della precedente versione della Convenzione le attività ora si estendono alla “analisi, studio, progettazione, promozione e realizzazione di politiche di sviluppo del territorio e di intervento, anche in materia di ricerca, innovazione, a sostegno della competitività del sistema economico piemontese”: insomma, non solo più braccio finanziario ed erogatore di risorse ma anche ente di programmazione e promozione di politiche di sviluppo, attività che dovrebbero spettare essenzialmente ai vari assessorati.

È quanto viene rilevato dalla Corte dei Conti in un passaggio significativo delle 59 pagine spedite in piazza Castello all’inizio del mese. Si parla di un “coinvolgimento pervasivo per svariate funzioni regionali non afferenti alla sola attuazione dei documenti di programmazione, ma ricomprendendo anche la stessa pianificazione strategica, ponendo Finpiemonte quale diretto interlocutore della Giunta (…) e dei suoi assessori per la definizione degli scenari di sviluppo e delle forme di intervento, nonché per lo studio, sviluppo e implementazione di iniziative strategiche trasversali a più direzioni e ambiti di competenza”. Il tutto, sempre citando la Corte dei Conti, nonostante “sembrerebbe che Finpiemonte non disponga al suo interno delle risorse umane e delle competenze professionali necessarie allo svolgimento” di tali funzioni.

Nella nuova Convenzione Quadro, che di fatto sembra fotografare prassi già attuate negli anni precedenti, si affida a Finpiemonte “l’attività di consulenza e supporto progettuale su iniziative strategiche (…) riguardanti la realizzazione di grandi progetti infrastrutturali, in ambiti quali, ad esempio, edilizia sanitaria, edilizia scolastica, infrastrutture sociali, trasformazione e valorizzazione del patrimonio artistico-culturale, aree di trasformazione/rigenerazione urbana; ovvero per iniziative trasversali legate all’impatto ambientale relative, ad esempio, a efficientamento energetico, trasporti e mobilità sostenibile, messa in sicurezza ambientale, economia circolare”. Ma quali sono le risorse interne in grado di svolgere queste funzioni? E ancora: se Finpiemonte ora si occupa di tutto ciò che ci stanno a fare funzionari e dirigenti delle varie Direzioni regionali?

E infatti negli ultimi anni è aumentato sensibilmente il ricorso a professionisti esterni. Se nel 2018 sono stati affidati 58 incarichi di collaborazione e consulenze, negli anni 2019 e 2020 gli affidamenti sono stati, rispettivamente, 97 e 109. Finpiemonte si occupa anche dei bandi per l’erogazione di fondi regionali esautorando anche qui le Direzioni che si sono sempre occupate di tali pratiche. Marginalizzato il ruolo di (quasi) tutti gli altri assessorati la redazione dei bandi e l’erogazione dei fondi ai beneficiari è così concentrata su un unico soggetto.

E ora la Corte dei Conti chiede di chiarire il perché di una tale estensione delle competenze di Finpiemonte, specificando “quali funzioni rimarrebbero ora in capo alle Direzioni regionali” ma soprattutto se a tali scelte politiche sia seguita anche una riorganizzazione interna del personale. In particolare i giudici contabili chiedono ora alla Regione di “indicare le ragioni per cui Finpiemonte, soprattutto negli anni 2019 e 2020, ha fatto un così ampio ricorso a incarichi di collaborazione e consulenza esterna per svolgere attività che sembrerebbero rientrare nelle ordinarie funzioni attribuitele in sede di affidamento della gestione dei fondi regionali e comunitari” e soprattutto se sia stato verificato che all’interno dell’ente proprio nessuno avesse le competenze per espletare determinati incarichi.

Anche sulla natura, modalità e durata di questa mole di consulenze la Corte dei Conti lamenta scarsa trasparenza e chiede chiarimenti dettagliati. A dispetto di quanto previsto dalla norma che impone di indicare la durata delle collaborazioni esterne, nel 2019 per 58 incarichi si sono utilizzate formule tipo “fino all’espletamento delle attività contrattualizzate” o “a conclusione delle attività previste dal contratto”. Nel 2020 non viene specificata la durata dell’incarico in ben 100 affidamenti su 109. Per quanto riguarda i compensi si va da cifre irrisorie – tipo 400 o 500 euro a progetto – fino a importi che raggiungono i 39mila euro. In gran parte di questi casi si procede ad affidamenti diretti o in economia, dunque senza gara o altre procedure di evidenza pubblica. E anche su questo la Corte dei Conti vuole vederci chiaro e chiede alla Regione “le modalità con cui Finpiemonte procede all’assegnazione degli incarichi”, “un prospetto riepilogativo delle spese complessivamente sostenute” e se si sia tenuto conto dei limiti di spesa per consulenze esterne previsti dalla legge. Non c’è pace per la cassaforte di piazza Castello.