PRIMA I PIEMONTESI

"Servono più migranti in Piemonte", lo dice uno studio della Regione

Per l'Ires la situazione demografica è sempre più "delicata". Persi 38mila abitanti nell'ultimo anno. "Solo gli stranieri hanno in parte ridotto lo squilibrio tra giovani e anziani". Chissà che ne pensano leghisti e sovranisti della giunta Cirio?

“Il Piemonte ha bisogno delle migrazioni”, senza le quali “lo squilibrio tra giovani e anziani sarebbe ancora maggiore”. A parlare non è un esponte di qualche Ong né un politico sorosiano ma Maria Cristina Migliore, ricercatrice dell’Ires, l’ente strumentare della Regione che si occupa proprio di elaborare studi e analisi, che durante l’illustrazione del capitolo sulla demografia della relazione Piemonte economico e sociale, si è occupata della crisi della natalità nella regione e della costante contrazione della popolazione. Una cosa è certa, l’affermazione della studiosa – peraltro candidata con il Movimento 5 stelle alle scorse elezioni europee – non potrà non lasciare di stucco la Lega, azionista di maggioranza della Regione Piemonte che ha sempre contestato la tesi secondo cui gli stranieri – in gran parte giovani – possono rappresentare una risorsa. Banalizzando: in Piemonte (come in Italia e in buona parte del mondo occidentale, pur con dimensioni diversi) si fanno sempre meno figli, la speranza di vita è aumentata e con essa anche lo squilibrio tra anziani e la cosiddetta popolazione attiva: “Finora – spiega Migliore – le migrazioni hanno in parte contrastato questo squilibrio” ma con la pandemia e l’impoverimento del tessuto economico piemontese l’arrivo di stranieri si è ridotto e le donne che s’insediano si adeguano presto a uno stile di vita meno rivolto alla procreazione.  

Secondo i dati Ires, il 24 per cento dei millennials è di origne straniera “ma c’è il concreto rischio che non si stia facendo abbastanza per la loro inclusione – afferma la ricercatrice –. La metà degli adolescenti di famiglie con svantaggi socio-economici (di cui una parte considerevole sono stranieri) non sviluppa competenze linguistiche e matematiche di base. Gli stranieri hanno più difficoltà a trovare lavoro e spesso è in nero”. Una relazione da cui si evince che i casi di marginalità economica e sociale che spesso generano i ben noti problemi di sicurezza soprattutto in certe periferie siano legati non certo alla natura degli stranieri migranti quanto piuttosto all'incapacità della società di integrarli.

Nel 2010 la popolazione residente in Piemonte era di 4,446 milioni di abitanti, dieci anni dopo è scesa a 4,311 milioni (-135mila). Nell’ultimo anno un’ulteriore crollo a 4,273 milioni.  L’incremento dei decessi dovuti al Covid, l’ulteriore riduzione delle nascite e infine la frenata delle migrazioni ha portato nel solo 2020 la popolazione piemontese a ridursi di 38mila unità. “È come se fossero sparite due città come Saluzzo e Savigliano” si legge nella ricerca dell’Ires che definisce “delicata” la situazione demografica del Piemonte. Non convince, invece, la relazione tra la precarietà del lavoro e le difficili condizioni economiche con la crisi delle nascite.

Qui la sintesi della ricerca Ires

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