RETROSCENA

Cirio guarda alla federazione (con un occhio su Giorgetti)

Il governatore è uno degli uomini chiave dell'operazione Lega-Forza Italia. E non solo in Piemonte dove già a settembre potrebbero esserci i primi effetti. Le telefonate con Berlusconi e Salvini. Domenica vedrà a Oropa l'eminenza grigia del Carroccio

Se al Sud l’idea della federazione tra Lega e Forza Italia pare piaccia assai poco, soprattutto agli azzurri, ben altro clima si respira al Nord. L’aria che tira al piano nobile di Piazza Castello aprendo la finestra verso il progetto di cui Matteo Salvini e Silvio Berlusconi hanno ancora ragionato una settimana fa nell’incontro a Villa Certosa, è una brezza di necessaria novità e di rafforzamento di un centrodestra di governo ancor più attento ai territori che Alberto Cirio aspira a pieni polmoni.

Insomma, al governatore il processo di avvicinare senza (per ora) arrivare a fondere i due partiti, dei quali il suo è quello in oggettiva difficoltà e a rischio di estinzione, piace assai. Ne ha parlato l’altro giorno con Salvini, aveva avuto occasione di farlo ancor prima con Berlusconi. Curiosamente per il presidente si tratterebbe di riunire anche i suoi percorsi politici, giacché il suo esordio fu proprio con la Lega nel 1995 quando si candidò al consiglio comunale di Alba risultando il primo dei non eletti, ma diventando subito dopo vicesindaco. Nove anni più tardi il passaggio in Forza Italia, dalla quale molto tempo dopo si sarebbe vociferato di una possibile uscita.

È la fine della primavera dello scorso anno quando i rumors su un rapido avvicinamento del governatore a Fratelli d’Italia si intensificano, tanto da far scattare i campanelli di allarme ai piani alti del partito e ben udibili anche ad Arcore, dove peraltro Cirio è spesso gradito ospite. Sono i mesi in cui il partito sembra destinato a una discesa verso il baratro e per il Cav perdere l’unico governatore rimastogli nel Nord ormai egemonizzato dalla Lega sarebbe un danno enorme, oltre che un tradimento da parte del giovane albese che ha sempre stimato e ha “incoronato” a candidato alla presidenza della Regione mesi prima dell’investitura ufficiale.

La sbandata a destra c’è stata, ma prima di imboccare la strada verso Giorgia Meloni, magari sulla corsia più moderata tracciata da Guido Crosetto, il presidente ha rimesso le ruote dritte. L’emergenza Covid, le incombenze accresciute dalla pandemia, la nascita del Governo Draghi, FdI sola all’opposizione in Parlamento e sempre più “autonomi” rispetto alla Lega in Regione, tutto questo ha contribuito ad archiviare un’ipotesi che pure era stata molto vicina a realizzarsi. Ci sarà stato, per Cirio, anche un ragionamento sull’eccessiva radicalizzazione su figure di discendenza aennina e missina nella dirigenza del partito in Piemonte, con l’imponente figura dell’amico Guido sempre più defilata dalla politica attiva e sempre meno influente su una Meloni, ormai emancipata da numi tutelari e non più scricciolo da farsi prendere in braccio dal gigante di Marene.

Non tornerà a casa Cirio, perché da quella dei berluscones non ne è mai uscito, pur avendo dato più di un’occhiata dall’uscio quando il tetto scricchiolava e molti facevano le valigie. Il suo rapporto con “il Presidente” non si è mai incrinato, mentre altri hanno preso vie diverse, da Meloni a Toti, lui è rimasto fermo, saldo nel ruolo di guida del Piemonte, talvolta comodo per rimanere fuori dalle beghe interne e dalle tensioni del partito.

Un po’ barotto, con l’astuzia e la lungimiranza contadina, un po’ Gastone Paperone con la fortuna sempre dalla sua, arriva all’appuntamento con la svolta federativa nelle condizioni migliori. Quello che molti vedono come il preludio a un’annessione mascherata di Forza Italia da parte della Lega, ma che comunque resta un passaggio importante verso un partito unico, pone Cirio nella situazione di passare, senza muovere un passo ma proprio stando immobile, dall’essere governatore appartenente alla più piccola formazione del centrodestra a quella più grande, come sarà il frutto del processo che prenderà a concretizzarsi già dal mese prossimo.

Guarda a Salvini, ovviamente. Ma ha occhi (e orecchi) anche per Giancarlo Giorgetti, l’eminenza grigia, il volto e la testa della Lega di governo, che sarà in Piemonte domenica, ad Oropa per la cerimonia dell’incoronazione della Madonna. Ci sarà anche Cirio. E dopo il rito religioso, non improbabile che con il ministro il governatore scambi qualche opinione su quel progetto del Cavaliere e del Capitano che a lui piace molto. Per più di una ragione.

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