LA DISFIDA DELLA MOLE

Sprint di Lo Russo su Damilano

Confermata la rimonta del candidato sindaco di centrosinistra che chiude al 43,7% con quasi cinque punti di vantaggio sul suo avversario (38,9%). Centrodestra sotto le aspettative. Sganga (M5s) sotto il 10%. Tra due settimane il ballottaggio. Crolla l'affluenza

La conferma è che ci vorrà il ballottaggio per decretare il successore di Chiara Appendino a Torino, la sorpresa è che alla volata finale è il candidato del centrosinistra Stefano Lo Russo a presentarsi davanti a tutti. L’alfiere del Pd, almeno secondo i primi exit poll del consorzio Opinio, è davanti con una forchetta tra il 44 e il 48%, il civico, sostenuto da tutto il centrodestra, Paolo Damilano insegue tra il 36,5 e il 40,5% mentre la grillina Valentina Sganga potrebbe finire sotto la doppia cifra (7-9%), tra l’1,5 e il 3,5% lo storico Angelo D’Orsi sostenuto da Rifondazione Comunista. Un trend confermato anche da altri istituti di rilevazione. Per Tecnè Lo Russo oscilla tra il 43 e il 47%, Damilano tra il 37 e il 41% e Sganga tra il 6 e il 10%. Stessa indicazione arriva da Quorum-YouTrend che attesta Lo Russo nella forchetta 43-47%, Damilano 38-42%, Sganga 6-10%, D'Orsi 2-4%.

Nelle proiezioni la forchetta si riduce ma il trend viene confermato. Nella seconda proiezione Opinio Italia per Rai (copertura del campione 11%), Lo Russo è al 43,5% mentre Damilano è al 38,6% con Sganga al 9% e D'Orsi al 3%. Rapporti di forza che sembrano essere confermati anche dai primi dati reali. Quando sono state scrutinate 275 sezioni su 919 Lo Russo è saldamente al comando con il 42,71% davanti a Damilano (39,19) e Sganga (9,83). Lotta per il quorum D’Orsi al 2,4%. Il vantaggio aumenta man mano che prosegue lo spoglio: quando sono state scrutinate 861 sezioni su 919 Lo Russo guadagna un punto e sale al 43,71%, quasi cinque punti davanti a Damilano, fermo al 38.87%, mentre Sganga resta sotto la doppia cifra con il 9,17%.

Una rimonta costruita giorno dopo giorno, una progressione lenta quanto efficace. Partito con gli sfavori del pronostico Lo Russo ha messo in atto la sua rimonta nelle ultime due-tre settimane prima del traguardo, mentre Damilano, davanti a lui, arrancava col fiato corto. Il candidato del centrodestra aveva iniziato la sua corsa a febbraio con la prima sventagliata di manifesti: “Ripensiamo il futuro, vieni con noi” era il messaggio accanto al faccione dell’imprenditore che così lanciava anche la sua lista Torino Bellissima. Damilano era partito mentre il centrosinistra ancora litigava sul nome di colui che avrebbe dovuto vendicare la sconfitta del 2016.

Il candidato del centrodestra torna a tappezzare il capoluogo piemontese ad aprile: “C’è da fare” ammicca questa volta ai torinesi, mentre i suoi avversari arrivano a incoronare Lo Russo solo a giugno dopo primarie definite unanimemente “flop” per la scarsissima affluenza ai gazebo: solo 11.631 i votanti, appena trecento i voti di vantaggio del prof del Politecnico sul civico Francesco Tresso. La sua candidatura traballa, per l’ultima volta, poi inizia la corsa. Damilano per contro si è ritrovato dopo l’estate col fiato corto. La scarsa affluenza alle urne è la dimostrazione che la sua discesa in campo non ha provocato l’attesa mobilitazione anche di quegli strati di popolazione che vivono in modo più distaccato la politica. Soprattutto nelle periferie la chiamata alle urne dei leader di centrodestra – l’ultimo è stato Matteo Salvini col comizio in Barriera di Milano – non ha portato gli effetti sperati e alla fine a votare ci sono andati gli abitanti di quei quartieri borghesi che negli ultimi dieci anni si sono rivelati più vicini al centrosinistra.

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Il crollo dell'affluenza - Nel 2016 erano stati 397.811 gli elettori che incoronarono Appendino, con un’affluenza del 57,18%, quasi dieci punti in meno rispetto al 66,5% del 2011. Un trend proseguito anche in quest’ultima tornata elettorale, in cui – pur avendo due giorni a disposizione – gli elettori hanno per la maggior parte disertato le urne, in particolare nelle circoscrizioni più popolari, quelle di Torino Nord, in cui Lega e Fratelli d’Italia minacciavano di fare man bassa. Solo il 48% degli aventi diritto a Torino si sono recati alle urne, quasi il 10 per cento in meno rispetto a cinque anni fa che in termini assoluti vuol dire circa -65mila elettori. Sopra il 50 per cento solo le circoscrizioni 1, 4 e 8, quelle tradizionalmente più vicine al centrosinistra. Per contro, nei quartieri delle Circoscrizioni 5 e 6 l'affluenza si attesta tra il 42 e il 43 per cento.