LOTTA AL COVID

Piemonte in testa per le terze dosi

È la più performante tra le grandi regioni: quasi il 60% degli aventi diritto ha già ottenuto la somministrazione booster. Secondo solo al Molise. E l'infettivologo Di Perri parla del vaccino ai più piccoli: "Non vedo l'ora di farlo fare ai miei figli"

Sulle terze dosi il Piemonte corre ed è la prima tra le grandi regioni d’Italia, seconda solo al Molise. Sono 421.558 le terze dosi somministrate da quando il governo ha dato il via libera alla cosiddetta “booster”. Si tratta del 58,9% degli aventi diritto totali, cioè di quelle categorie – over 60, fragili, ospiti e personale delle Rsa e sanitari – per le quali sono già trascorsi i sei mesi dalla seconda dose. La percentuale più alta di terze dosi somministrate riguarda gli over 80: tra coloro che ne hanno diritto, il 75,8% ha già provveduto alla nuova inoculazione (221.467 su 292.284), un po’ più indietro i fragili tra i quali solo il 38,2% ha fatto la terza dose, mentre gli ospiti delle residenze sanitarie sono al 59%, il personale sanitario al 44,2% e infine i soggetti tra i 60 e i 79 anni al 22,3% (per analizzare quest’ultimo dato va tenuto conto che per loro la finestra s’è aperta dopo). Questi dati non tengono conto della fascia d'età tra i 40 e i 59 anni per la quale si parte lunedì.

Intanto prosegue il dibattito sul green pass, la cui durata “è fluttuante” ammette l’infettivologo Giovanni Di Perri, “vediamo che rendimento avrà la terza dose” ha detto alla tavola rotonda Sport, sanità, ripresa, resilienza, organizzata dall’Asl Città di Torino nell'ambito delle iniziative nell’ambito delle Atp Finals di tennis.  “In questo momento – prosegue Di Perri – i dati riguardo la durata della protezione dall’infezione – che cala abbastanza mentre tiene la protezione dalla malattia che resta sopra valori almeno dell’85% – ci ha portato a copiare Israele e a implementare lo sforzo verso la terza dose”. Poi Di Perri parla dell’immunizzazione dei più piccoli: “Ho tre figli di 6, 8 e 10 anni e non vedo l’ora di vaccinarli contro il Covid” ha affermato il direttore della Scuola di specializzazione in Malattie infettive dell’Università di Torino. “Se guardo il loro curriculum vaccinale hanno ricevuto già un chilometro di vaccini, quattro addirittura a virus vivo attenuato, per cui questo non mi fa assolutamente paura,  darà loro una prestazione immunitaria che durerà tutta la vita”. Perché, secondo Di Perri, “il vaccino darà ai più giovani una memoria protettiva maggiore rispetto a quella che possiamo indurre alle persone più adulte”.

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