RETROSCENA

Presidenza della Cr Asti,
la Pia illusione di Rasero

Cosa c'è dietro la rottura tra il sindaco e l'ormai ex assessore allo Sport Bovino? Un intreccio di parentele, interessi e incarichi. Il difficile momento del primo cittadino e le sue ambizioni rendono più che aperta la partita elettorale per il centrosinistra

Non convince per nulla l’ipotesi che tra il sindaco di Asti Maurizio Rasero e l’ormai ex assessore allo Sport Mario Bovino si sia consumata una rottura che preluda a un abbandono al suo destino del primo cittadino da parte della potente famiglia di Aldo Pia, suocero di Bovino: i legami tra i due sono molto intrecciati e gli interessi troppo forti. Pia, oltre a essere componente del consiglio generale della Compagnia di San Paolo (in quota Unioncamere Piemonte) e presidente dell’Ordine dei farmacisti di Asti è anche presidente della Confcommercio cittadina che controlla la società di servizi Ascom Servizi, di cui Rasero è presidente e amministratore delegato. Una frattura ai vertici dell’organizzazione avrebbe effetti devastanti sulla categoria e nei rapporti tra le forze economiche astigiane che concorrono a definire i vertici di una serie di enti, tra i quali la Camera di Commercio e la Fondazione della Cassa di Risparmio di Asti. Per l’appunto, la Fondazione di cui Rasero, in virtù delle nomine effettuate nel Consiglio d’indirizzo come sindaco-azionista e delle successive cooptazioni, è il dominus incontrastato e di cui ha caldeggiato (suscitando all’epoca una marea di critiche) l’elezione in consiglio d’amministrazione di Riccardo Ruscalla. Questi è figlio di Pier Paolo, amico fraterno di Aldo Pia; l’imprenditore, già presidente della Tubosider (ora sotto il controllo del gruppo Gavio), a suo tempo assunse in azienda il giovane brillante (e all’epoca sfaccendato) Bovino.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti è presieduta da Mario Sacco, che è anche presidente di Confcooperative Asti-Alessandria, organizzazione che associa, tra le varie realtà, la cooperativa Il Faro, che tramite un’azienda del gruppo gestisce la clinica San Giuseppe di Asti, di cui è direttore sanitario Giorgio Lucia, presidente dell’Ordine dei medici di Asti. L’amministratore delegato della cooperativa, realtà per cui il sindaco Rasero ha sempre avuto un occhio di benevolo riguardo è Giorgio Maldonese, uomo di fiducia di Sacco e consigliere di Confcooperative; a sua volta consigliere del Faro è Michela Marissandra Pia, figlia di Aldo e moglie dell’ex assessore Bovino. Intendiamoci: nulla di illegale, anche se i rapporti dell’asse Pia-Rasero-Sacco non sono (forse) completamente noti agli astigiani.

Difficile dunque ipotizzare una rottura del patto che lega Rasero a Pia (e Sacco), perché le conseguenze potrebbero essere dirompenti. Piuttosto c’è chi ipotizza che il gruppo stia coltivando un progetto ardito: garantire un’exit strategy al sindaco, che potrebbe farsi da parte alle prossime elezioni, ottenere un parcheggio-strapuntino in qualche società partecipata dalla Cassa di Risparmio di Asti e, nel 2023, assumere la presidenza della banca di cui è già stato vicepresidente prima di diventare sindaco, lasciando il campo libero a Bovino per l’elezione a primo cittadino di Asti. L’operazione, sulla carta, potrebbe anche avere i numeri: il cda della Fondazione che designa 5 consiglieri della banca (su 9) è saldamente nelle mani di Rasero e anche se il presidente Sacco sarà costretto a mollare per termini statutari alla fine del secondo mandato c’è già il candidato (fidato) pronto a sostituirlo (Mariangela Cotto). Ma questo è un altro capitolo, soprattutto perché peserà il vaglio di Bankitalia che vede di cattivo occhio il passaggio di politici ai vertici degli istituti bancari.

Una cosa è certa, il calo di consenso in città di Rasero e i suoi rapporti via via più tesi con gli alleati. Sono ormai cronaca quotidiana gli scontri con il presidente della provincia, il leghista Paolo Lanfranco, così come nota è la posizione assai critica verso il primo cittadino di Fabio Carosso, vicepresidente della Regione e uomo forte del Carroccio astigiano. A Rasero non sarebbe sufficiente il sostegno di quella parte della Lega che fa riferimento al deputato Andrea Giaccone che prima di essere eletto a Montecitorio faceva parte della sua giunta. E anche in Forza Italia la situazione è tutt’altro che chiara: tra i motivi che avrebbero spinto Bovino a farsi (momentaneamente?) da parte ci sarebbe anche la disponibilità manifestata dal partito di accogliere il consigliere Giovanni Trombetta, avvocato, eletto con la lista dell’ex sindaco Giorgio Galvagno: ex giudice sportivo della Lega calcio, Trombetta è stato in questo mandato il controcanto di Bovino, di cui avrebbe voluto fortemente il posto. Il suo possibile approdo tra i berluscones avrebbe avviato una fase di convivenza difficile cui Bovino vuole sottrarsi.

In questo contesto resta da capire il ruolo che intende interpretare il centrosinistra. A sei mesi circa dalle urne la partita pare tutt’altro che persa per Pd e alleati, soprattutto se dovessero trovare un nome in grado davvero di aggregare attorno a sé consenso. Secondo autorevoli osservatori il nome più competitivo potrebbe essere quello di Roberto Vercelli, deputy ceo della slovacca Vùb Bank, controllata di Intesa Sanpaolo, e ormai prossimo alla pensione.