POLITICA & SANITÀ

Altri soldi al Sud e il Piemonte perde 11 Case di Comunità

Il ministro Speranza taglia ancora le risorse del Pnrr al Nord. Dalle iniziali 93 strutture di medicina territoriale si scende a 82. Icardi alle opposizioni sulle barricate: "Condivideremo anche questa penalizzazione". In arrivo 87 milioni per attrezzature ospedaliere

Quali saranno e come verranno scelte le 11 Case di Comunità alle quali la sanità piemontese deve rinunciare in seguito all’ulteriore taglio ai fondi del Pnrr stabilito dal ministro della Salute Roberto Speranza con l’aumento della quota destinata alle regioni del Sud? Sì, perché l’eventualità paventata nei giorni scorsi dall’assessore regionale Luigi Icardi, si è trasformata in certezza: dopo la riduzione a 90 dalle iniziali 93 strutture previste per il potenziamento della medicina territoriale prodotta con il calo dal 7,53% al 6,64% della quota spettante al Piemonte, adesso il taglio diventa molto più pesante lasciando al territorio 82 Case di Comunità. 

Un’ulteriore sforbiciata che ha la stessa motivazione della prima, avvenuta poco più di un mese fa. “In sede di definizione delle procedure di attuazione degli interventi del Pnrr, almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente, anche attraverso bandi, indipendentemente dalla fonte finanziaria di provenienza, sia destinato alle regioni del Mezzogiorno”: questo era scritto nella proposta di ripartizione programmatica del ministero della Salute che, a ottobre, aveva suscitato più di una rimostranza da parte delle Regioni del Nord, anche se la maggior disponibilità di risorse proprie pone sia il Veneto sia la Lombardia in una posizione meno critica rispetto a quella del Piemonte dove la linea di Speranza avrà conseguenze decisamente più pesanti.

“Purtroppo non possiamo evitare di ridurre il numero di queste strutture molto importanti per la medicina territoriale”, ammette Icardi davanti al piano stabilito dal ministro, proprio mentre dai banchi del Consiglio regionale il centrosinistra alza ogni giorni di più i toni accusando la giunta di Alberto Cirio di non condividere con le opposizioni e, ancor prima, con i sindaci le scelte sulla localizzazione delle Case di Comunità, così come delle Centrali Operative e degli Ospedali di Comunità, ovvero il progetto da presentare attorno al 10 dicembre all’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) e consegnare al ministero entro la fine del mese.

“Condivideremo tutto - ribadisce l’assessore – purtroppo anche le conseguenze delle decisioni del Speranza”. Una stoccata, sia pure in punta di fioretto, nel fianco sinistro a ricordare come il ministro di LeU con l’ulteriore riduzione dei fondi destinati al Nord non solo riduca di oltre un decimo la dotazione di Case della Comunità sul territorio piemontese, ma imponga una rapida rivisitazione dell’intero piano. Il tempo a disposizione è poco, la questione complessa: in quali Asl, su quali territori passare il bianchetto alla voce Casa di Comunità? Una scelta tutt’altro che facile.

Uno spiraglio per provare ridurre l’impatto negativo “salvando” qualche struttura dal taglio si sta cercando: Icardi ha incontrato il direttore generale della programmazione sanitaria del ministero Andrea Urbani al quale ha prospettato l’impiego di una parte non utilizzata del fondo complementare per le opere antisismiche come compensazione parziale della riduzione del fondo del Pnrr assegnato al Piemonte. Gli spazi di manovra, anche nella migliore delle ipotesi, sarebbero comunque assai limitati. Icardi lo ha ribadito anche l'assessore del Comune di Torino Jacopo Rosatelli, ieri, durante un incontro.

Per quanto riguarda, invece, le attrezzature il Piano di ripresa e resilienza assegna al sistema sanitario fondi di un capitolo diverso. Per il Piemonte ci sono 87 milioni che serviranno per sostituire Tac, risonanze magnetiche e tutte quelle strumentazioni che per obsolescenza o inadeguatezza rispetto alle attuali esigenze devono essere sostituite negli ospedali della regione. La procedura per comprare nuove attrezzature è previsto avvenga attraverso Consip, la centrale di acquisto della Pubblica Amministrazione, che bandirà le gare cui la Regione accederà per rinnovare una parte consistente della dotazione ospedaliera. Una procedura che, probabilmente, comporterà un cambio di programma per quelle Asl che hanno in corso progetti di acquisto di attrezzature con soluzioni diverse come, ad esempio, il partenariato pubblico-privato, cui si fa più volte ricorso proprio per i costi elevati di apparecchiature di altissimo livello tecnologico. “Entro la prossima settimana contiamo di definire nel dettaglio i fabbisogni – spiega Icardi – e a mano a mano che Consip farà le gare, alcune delle quali sono già aperte, incominceremo con gli acquisti”.

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