POLITICA & SANITÀ

Pnrr Sanità, due mesi in più per presentare i progetti

Prorogata a fine febbraio la consegna al ministero dei piani per case e ospedali di comunità. Disinnescato l'attacco delle opposizioni sulla mancata condivisione. Icardi: "I direttori delle Asl convochino al più presto i sindaci". A gennaio discussione in aula

Due mesi in più alle Regioni per presentare i piani operativi indispensabili per ottenere i fondi del Pnrr Sanità. Il termine entro il quale devono essere consegnati al ministero della salute i progetti e le collocazioni degli ospedali di comunità, delle centrali operative e delle case di comunità, ovvero i tre capisaldi della futura medicina territoriale, slitta dall’iniziale 31 dicembre al 28 febbraio. Lo si legge nella bozza di decreto consegnata dal dicastero di Roberto Speranza alla Conferenza delle Regioni e prossima a superare il passaggio formale dell’intesa nell’organismo presieduto dal governatore del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga.

Due mesi in più che possono cambiare tante cose, aggiornando un’agenda che era oggettivamente molto compressa e aveva già avuto come conseguenza più eclatante il duro scontro politico con il pesante attacco delle opposizioni nei confronti della giunta di Alberto Cirio accusata di non condividere con le minoranze e, prima ancora, con i sindaci un percorso di scelte e decisioni molto importante per la sanità piemontese. Appena di pochi giorni fa la minaccia arrivata dai banchi del Pd, del M5S e delle altre minoranze: “Siamo pronti a bloccare l’aula se non verremo coinvolti sui progetti del Pnrr”.

Progetti che, in sostanza, riguardano la collocazione sul territorio delle case di comunità, degli ospedali di comunità e delle centrali operative, ma anche le scelte delle strutture dove inserirle oppure la realizzazione di sedi ex novo. Questione che, mentre nell’assessorato di corso Regina Margherita arrivavano le proposte richieste alle singole Asl per un primo vaglio tecnico, si è infiammata giocando o incorrendo su un equivoco: considerare quanto prospettato dai direttori generali delle aziende sanitarie come definitivo, nonostante la Regione con l’assessore Luigi Icardi abbia ribadito più volte che quelle proposte, oltre al vaglio tecnico, avrebbero avuto come ulteriore passaggio l’illustrazione agli amministratori locali per richieste di modifiche e suggerimenti prima del passaggio in aula a Palazzo Lascaris per la discussione e l’approvazione finale.

Un percorso certo non facile avendo di fronte poco più di venti giorni, con le festività in mezzo. Non solo. Le riduzioni dell’importo inizialmente assegnato al Piemonte, così come altre regini del Nord, causato dalla decisione del ministro della Salute Roberto Speranza di destinare “almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente (….) alle regini del Mezzogiorno”, hanno portato prima a dover ridurre da 93 a 90 le case della salute in Piemonte e poi dare un’ulteriore sforbiciata togliendone ulteriori 8.

Oltre a impoverire il piano iniziale, la decisione del ministro ha comportato cambi in corsa per ridisegnare la mappa delle strutture della medicina territoriale. Da qui la necessità di allungare i tempi, spostando avanti di due mesi il termine per la presentazione dei piani regionali e fissando al 31 maggio la sottoscrizione del Contratto Istituzionale di Sviluppo, senza la quale scatta “l’improcedibilità nell’assegnazione definitiva per la regione interessata”, ovvero non arriverebbe un euro. 

“I direttori generali delle Asl hanno già ricevuto precisa indicazione, che devono applicare al più presto, di convocare le rappresentanze dei sindaci per esporre i piani, raccogliere indicazioni e richieste da riportare poi in assessorato”, spiega Icardi che prevede il passaggio in aula del piano complessivo entro gennaio. Alcune situazioni hanno già trovato soluzione con pesanti modifiche delle proposte avanzate dalle Asl da parte dell’assessorato con il confronto con i sindaci e in certi casi, mentre la stessa loro parte politica accusa di mancata condivisione, alcuni sindaci del Torinese hanno chiesto e ottenuto all’Asl addirittura di sdoppiare una struttura nel raggio di pochi chilometri.

Scontro politico e questioni di campanile, pressanti richieste di condivisione e scelte (come quella del ministro) che impongono tagli al Piemonte. C’è questo e altro ancora sulla strada verso una nuova e più efficiente medicina del territorio da costruire con i fondi del Pnrr. Adesso c’è anche un po’ più di tempo. Assolutamente da non sprecare.

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