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Gtt, dopo la bravata del figlio
il direttore si "autosospende"

Per tutto il giorno si sono rincorse voci di probabili dimissioni, ma alla fine Bonfanti resiste. Il cda accetta l'autosospensione e si riaggiorna al 27 maggio quando verrà approvato il bilancio. Intanto il caso è approdato in Comune. Lo Russo: "Seguo con attenzione"

Il consiglio di amministrazione gli aveva chiesto informalmente le dimissioni, ma Gabriele Bonfanti se la caverà con una “autosospensione” di 15 giorni. Così il direttore generale di Gtt prova a togliere se stesso e l’azienda dall’imbarazzo dopo che è diventata di dominio pubblico la bravata del figlio Samuele Bonfanti, il quale appena maggiorenne e senza patente, nelle settimane scorse si è messo alla guida di un mezzo del gruppo, un autoarticolato di 18 metri, con la complicità di una autista che è già stata sospesa e che ora rischia il posto di lavoro. I vertici della società avevano già avviato un’indagine interna prima che la notizia diventasse di pubblico dominio; intanto però stanno venendo alla luce tante altre marachelle (diciamo così) combinate dal rampollo di casa Bonfanti che evidentemente considerava Gtt l’azienda di famiglia (forse per il fatto che oltre al papà ci lavora anche la mamma).

La pressione sul direttore generale è iniziata sin da ieri. Durante il cda che si è svolto oggi “il dr. Gabriele Bonfanti ha proposto di autosospendersi dalla carica di direttore generale per il tempo necessario affinché il consiglio di amministrazione possa svolgere i necessari accertamenti rispetto alla vicenda mediatica in cui è indirettamente coinvolto”. Cosa ci sia da approfondire non è chiaro se non che la marachella raccontata dallo Spiffero ieri, con tanto di video da postare sui social, è solo una delle tante che per carità di patria non staremo qui a elencare. Possibile che al vertice di corso Turati nessuno ne sapesse niente? È normale che a pagare, eventualmente, sia solo l’autista che pure ha le sue colpe nell’aver affidato le chiavi del mezzo al figlio del direttore generale?

Per tutelarsi, nei giorni scorsi, l’azienda aveva anche presentato un esposto in Procura. Il ragazzo e la dipendente si erano conosciuti tempo prima tramite Instagram: a chiedere l’amicizia era stato Samuele Bonfanti, che successivamente si era presentato alcune volte sul posto di lavoro della donna, con indosso una giacca dell’azienda. L’ultima volta lei non solo gli ha consentito di guidare l’autoarticolato, lo avrebbe anche ripreso con lo smartphone consentendogli poi di pubblicare il video sui social.

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“Il dottor Bonfanti – prosegue la nota dell’azienda – ha espresso la convinzione che la sua proposta tuteli sia l’interesse aziendale sia la sua persona. Il cda, confermando la stima nella Sua persona, ha ringraziato il dottor Bonfanti, ha accettato la sua proposta e ha individuato in 15 giorni il termine per concludere gli accertamenti che, se necessario, saranno svolti con l’ausilio di esperti esterni”.

Basterà per far calmare le acque? Difficile. La questione oggi è approdata in Sala Rossa con la consigliera di Fratelli d'Italia Paola Ambrogio che ha chiesto un approfondimento della vicenda, mentre il vicecapogruppo della Lega Giuseppe Catizone ha affermato che “se è vero che le colpe dei figli non devono ricadere sui padri, le responsabilità sì. Chi sbaglia paga indipendentemente dal ruolo e appartenenza politica. Non vorrei che alla fine pagasse solo l'ultima ruota del carro”. “Prendiamo atto della decisione che il cda ha assunto nella totale autonomia della società – dice il sindaco Stefano Lo Russo –. È una situazione che seguiamo con molta attenzione, anche in vista del prossimo rinnovo della governance”.  Il board dell'azienda tornerà a riunirsi il prossimo 27 maggio per l'approvazione del bilancio.