SANITÀ & MERCATO

I vaccini non si buttano via,
basta allungare la scadenza

Allungata di tre mesi la validità del prodotto Pfizer. Milioni di dosi (oltre 350mila solo in Piemonte) destinate alla distruzione entro alcune settimane, serviranno per la campagna d'autunno. Cosa c'è dietro la singolare decisione. I casi di Svizzera e Israele

Cosa ne facciamo di tutte quelle dosi di vaccino contro il Covid che stanno per scadere? Abracadabra, la data di scadenza non è più quella stampigliata sulle fiale, ma si “allunga” di altri tre mesi. È andata davvero così? Se non è affatto chiara l’origine (reale e non formale) della decisione, il risultato sta nella comunicazione inviata da Pfizer Biontech, il colosso farmaceutico il cui vaccino è oggetto dello spostamento in avanti della scadenza, e “girata” dalla struttura che ha ereditato il ruolo del generale Francesco Paolo Figliuolo alle Regioni e, a caduta, alle Asl.

La mail con oggetto “estensione del periodo di validità di Comirnaty”, partita dall’Unità di completamento della campagna vaccinale di fatto non fa che diffondere quella di Pfizer in cui si comunica lo spostamento della data di scadenza di una notevole quantità di lotti. Per fare un esempio, tutti quelli custoditi nei congelatori del Piemonte, circa 350mila dosi, sono destinati a vedere allungata la validità da agosto o settembre fino a novembre o dicembre, certamente saranno utili a coprire la probabile campagna vaccinale d’autunno. La modifica della validità riguarda anche le dosi per i bambini dai 5 agli 11 anni, anche se gli elenchi dei lotti sono ancora in corso di aggiornamento a livello nazionale.

Un’avvisaglia di quello che sta succedendo in Italia c’era stata, passando quasi inosservata, nei mesi scorsi in Svizzera dove il gigante farmaceutico aveva presentato all’autorità di farmacovigilanza elvetica la richiesta di portare da 9 a 12 mesi la durata della stabilità del vaccino RMna, ottenendo risposta positiva e la possibilità di una sua applicazione in forma retroattiva. La proverbiale riservatezza svizzera non aveva impedito che i sospetti sulla richiesta e, soprattutto, sul provvedimento dell’ente di controllo Swissmedic portassero a quelle oltre 400mila dosi stoccate e, senza l’allungamento della scadenza, destinate alla distruzione. Un indizio per trovare una spiegazione anche in Italia? Dato per scontata l’assenza di rischi per la salute e il mantenimento dell’efficacia del vaccino anche di fronte a un prolungamento della sua inziale validità, c’è un’altra storia che si incrocia con questa e che potrebbe contribuire a fornire un ulteriore possibile spiegazione. 

Un altro precedente lo si trova in Israele dove Pfizer già lo scorso anno aveva accettato di prolungare la validità del vaccino di tre mesi basando la decisione sul pronunciamento della Food and Drug Administration (FDA), l’organo statunitense che regola i prodotti farmaceutici, secondo il quale nel quale viene comunicato che le dosi possono essere utilizzate fino a tre mesi dopo la data di scadenza se conservate nelle giuste condizioni, nello specifico, le scatole e flaconcini di vaccino Pfizer-BioNTech possono rimanere in uso per 3 mesi oltre la data indicata purché le condizioni di conservazione approvate, ossia tra i -90ºC e -60ºC.

Bisogna andare molto più lontano, rispetto alla Svizzera: in Africa e in quei Paesi dove la necessità di una vaccinazione diffusa contro il Covid è un’emergenza planetaria che si scontra con la scarsità di risorse per acquistare i farmaci immunizzanti. A quelle popolazioni era stato deciso dovessero essere donate dai Paesi ricchi le dosi in eccesso e destinate, altrimenti, alla distruzione. Invece a distruggere milioni di dosi e a rifiutarne altrettanti sono stati, a partire dalla fine dello scorso anno proprio i governi di quegli Stati e non certo per cinismo o peggio.

Come riportato nei mesi scorsi da Avvenire, in Nigeria così come in Malawi, in Sud Sudan, in Senegal, nella Repubblica Democratica del Congo e in molte altre nazioni africane i vaccini arrivavano a pochi giorni dalla loro scadenza e l’organizzazione per le campagne vaccinali non ne permetteva la loro somministrazione nei tempi troppo stretti imposti dal limite di validità stampato sulle fiale. All’inizio dell’anno, secondo i dati dell’Unicef, erano oltre 100 i milioni di dosi rifiutati dagli Stati africani, proprio per via della scadenza troppo ravvicinata. E verso alcuni di quei Paesi si pensava, in Piemonte, di inviare i vaccini con ancora qualche settimana di validità. Invece, all’improvviso ma forse non inattesa, è arrivata un’altra soluzione per quelle centinaia di migliaia di dosi, milioni in tutta Italia. Scadenza troppo ravvicinata per poter essere usati, addirittura per poterli donare ai Paesi poveri? Basta cambiare l’etichetta.

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