OCCUPAZIONE & LAVORO

La ritirata degli autonomi

Per la prima volta dopo dieci anni diminuisce il numero dei liberi professionisti. In Piemonte tra il 2019 e il 2020 il calo è stato del 4,3% (rispetto al -2,7% sul livello nazionale). Colpa del Covid e di un mercato del lavoro ingessato

Fra il 2019 e il 2020 in Piemonte il numero dei liberi professionisti è calato del 4,3%, a fronte di una diminuzione media nazionale del 2,8%. Ma in Italia oltre un milione e mezzo di dipendenti con le loro famiglie vivono grazie al lavoro dei liberi professionisti. È quanto è emerso oggi a Torino alla presentazione del 3° Rapporto sulle libere professioni in Piemonte, realizzato da Confprofessioni. “Il nostro obiettivo – ha spiegato il presidente Walter Cavrenghi – è  di tutelare la libera professione, spesso vissuta come privilegio, quando in realtà si tratta di lavoratori come gli altri, che però in molti casi danno da vivere ad altri lavoratori”.

La crisi innescata dalla pandemia ha pesato moltissimo sui professionisti. Lo stato di emergenza economica  è confermato anche dal massiccio ricorso alle misure di sostegno messe in campo nei vari Dpcm varati durante la pandemia. Ad aprile 2020, a livello nazionale, le Casse di previdenza professionali hanno accolto oltre 400mila domande per l’indennità dei 600 euro, introdotta dal decreto “Cura Italia”; mentre a maggio sono quasi 5 milioni le domande dei lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata pervenute all’Inps, con una percentuale di accoglimento che supera l’80%. Le categorie che hanno fatto maggior ricorso alle indennità sono gli psicologi e i geometri, con una percentuale di domande presentate superiore al 60%. Seguono gli avvocati, gli ingegneri, gli architetti, e i veterinari con percentuali intorno al 50%. Tutte le altre categorie si attestano sotto il 40%, mentre in coda, sotto il 12%, troviamo quasi tutte le professioni sanitarie e i notai.

I liberi professionisti censiti in Piemonte nel 2020 sono 105.462, contro i 110.164 dell’anno precedente, e a fronte di una crescita del 21,4% nel decennio 2009-2019. A Torino se ne contano oltre 60mila, le altre province spaziano fra i poco più di 13 mila di Novara ai neppure 2.500 di Vercelli. I settori che più fanno ricorso a contratti di collaborazione con esponenti delle libere professioni sono i servizi, seguiti dall’industria. In percentuale il numero maggiore, inizialmente localizzato nell’ospitalità e ristorazione, nell’ultimo decennio è slittato a favore dell’istruzione. Nell’ultimo ventennio ha pesato inoltre il massiccio ingresso delle donne, senza il cui apporto i liberi professionisti sarebbero oggi molti meno.

“In un clima di forte incertezza – ha affermato il presidente nazionale di Confprofessioni, Gaetano Stella – l’impegno dei liberi professionisti è una delle poche certezze su cui le Regioni possono contare. Dobbiamo riconoscere che a livello regionale sono stati fatti importanti progressi e il confronto con i professionisti è cresciuto in modo significativo”. “Le misure del Pnrr – ha aggiunto – saranno tanto più efficaci quanto più le libere professioni saranno coinvolte nella loro attuazione. La sperimentazione di protocolli e linee guida regionali sarebbe quanto mai auspicabile, e la nostra Confederazione sosterrà in ogni modo le delegazioni regionali in questo sforzo”.

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