SANITÀ

Sanità, trovato l'accordo sul riparto. Al Piemonte 8,7 miliardi per il 2022

Dopo quasi un anno di trattative e barricate, è stata approvata la distribuzione delle risorse alle Regioni. Icardi: "Abbiamo portato a casa qualcosa in più". Un incremento di circa 240 milioni per la medicina piemontese. Dal Governo nuovi criteri per il 2023

Alla fine, è il caso di dirlo visto che ormai manca meno di un mese all’addio al 2022, il riparto sanitario è stato approvato. Mai si era dovuto attendere tanto a lungo, tra impuntature, ricorsi e prove di forza tra le Regioni per poter avere la suddivisione del fondo nazionale, ovvero quei fondi che servono ai sistemi sanitari regionali per funzionare. Sembra un paradosso e in parte lo è, ma solo ai primi di dicembre ciascuna Regione sa quanto ha in dotazione per l’anno che ormai si sta per concludere. La cifra complessiva è di 125,9 miliardi di cui la cosiddetta quota indistinta che non contempla le misure per la riduzione delle liste d’attesa e altri interventi è pari a 117,9. 

Al Piemonte sono stati assegnati 8,648 miliardi (di cui circa 117 milioni per il rincaro energetico) con un incremento rispetto allo scorso anno di circa 240 milioni e un aumento rispetto allo schema approdato in Conferenza delle Regioni dove ci sono state ancora ulteriori trattative. "In una situazione in cui tutti chiedevano, anche noi siamo riusciti a portare a casa qualcosa in più", spiega l'assessore alla Sanità piemontese Luigi Icardi.

E che sia stato necessario trattare fino all’ultimo lo attestano le posizioni più rigide, in primis quella della Campania, che hanno impedito di trovare un accordo nei tempi usuali per l’approvazione del riparto, ovvero non più tardi della primavera. Per portare a più miti consigli il governatore campano Vincenzo De Luca, che mantiene anche l’interim alla Sanità, si sono dovute mettere sul piatto anche alcune innovazioni che troveranno attuazione dal prossimo anno. Tra queste l’introduzione di nuovi criteri per cercare di garantire il massimo equilibrio nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, ma anche l’inserimento nel prossimo riparto di un maggiore peso (pari circa all’1,5%) in funzione dei tassi di mortalità della popolazione al di sotto dei 75 anni e delle condizioni socioeconomiche dei territori. Una risposta alle istanze di gran parte delle Regioni del Sud, che ovviamente avrà efficacia su tutto il territorio nazionale. 

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