AMBIENTE & AGRICOLTURA

Il Piemonte perde terreno (agricolo),
ogni anno si "consumano" 640 ettari

Passata la Giornata mondiale del suolo, rimane il problema delle conseguenze idrogeologiche della edificazione incontrollata. Al giorno persi 17.545 metri quadrati di seminativi, vigneti, prati o boschi. L'allarme degli agronomi che bacchettano la Regione

Ogni giorno il Piemonte e la Valle d’Aosta perdono 17.545 metri quadrati di seminativi, vigneti, prati o boschi. Passata la Giornata mondiale del suolo, rimane il problema anche a livello locale della continua perdita di terreni che garantiscono la qualità della nostra vita: cibo, acqua, aria pulita, paesaggio. Una condizione dalla quale il Nord Ovest d’Italia non è esente. L’allarme è sollevato dagli agronomi e dai forestali delle due regioni. Osservando i dati del Rapporto Ispra del 2022 – viene spiegato –, si scopre che in Piemonte e Valle d’Aosta nel 2021 sono stati consumati 6 milioni e 404mila metri quadrati di suolo, in media circa 17.545 mq al giorno e cioè circa 640 ettari all’anno (poco meno della superficie del Parco Naturale della Collina di Superga oppure quella di due quartieri di Torino come Crocetta e Santa Rita).

Si tratta di un dato più che preoccupante se si pensa che una buona parte dei suoli perduti si trovava in aree di pianura, proprio dove c’è più bisogno di un attento uso delle risorse naturali e del terreno in particolare. “Il terreno perduto – dice Davide Mondino, presidente della Federazione Interregionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali del Piemonte e della Valle d’Aosta – è stato spesso utilizzato per la creazione di centri commerciali, condomini, aree produttive industriali, parcheggi e molto altro ancora. Sappiamo di aver perso pezzi di aziende agricole, quindi la possibilità di produrre cibo per noi e le generazioni future, paesaggio, qualità dell’aria, fruibilità ambientale e in molti casi anche turistica”.

Oltre a tutto questo, ricordano gli agronomi ed i forestali, il territorio diventa sempre più fragile – il 90% dei comuni in Piemonte e Valle d’Aosta è a rischio idrogeologico – perché i suoli liberi raccolgono e smaltiscono le acque piovane, non così le superfici impermeabilizzate, e perché la crescente necessità di edificazione ha portato a costruire dove non si sarebbe dovuto farlo. Dal punto di vista delle regole da applicare, sia in Piemonte che in Valle d’Aosta esistono indirizzi per ridurre il consumo di suolo, tutelare il territorio agricolo e favorire il recupero e la rigenerazione urbana, ma non sono ancora presenti norme vincolanti per il contenimento e l’arresto del consumo di suolo e procedure univoche per la compensazione del suolo consumato.

“Visto che in Piemonte si va verso fine legislatura – osserva Mondino –, difficilmente si riuscirà ad avere in tempi brevi un testo organico su questa materia che individui obiettivi concreti e coraggiosi. Diversa è la situazione in Valle d’Aosta dove si sta lavorando”. È quindi importante, conclude, “che la quota di suolo ancora libero e coltivabile venga salvaguardata di più attraverso un’applicazione più severa delle leggi e delle procedure già esistenti, il riuso e il recupero delle numerose superfici e strutture in disuso, una valutazione attenta e accurata di quanto il suolo offre”.

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