TRAVAGLI DEMOCRATICI

Fassino rompe con Franceschini e fonda la corrente dei fanfaniani

Si chiama "Iniziativa Democratica" la nuova componente del Lungo, dopo la rottura con il suo ex sodale di AreaDem. Lo stesso nome del gruppo che nella Prima Repubblica riuniva gli "amici" di Fanfani e Moro. Picierno in ticket con Bonaccini

Piero Fassino ha staccato la corrente. Mentre (quasi) tutti gli aspiranti segretari del Pd fanno a gara nel tenersi a debita distanza dalle vituperate correnti, una cessa di esistere. AreaDem si è dissolta. La componente nata sulla scorta della campagna congressuale di Dario Franceschini (quando nel 2009 sfidò Pier Luigi Bersani) che nei fatti è stata per tre lustri il baricentro del partito, ha cessato di esistere.

“Noi con Elly Schlein non c’entriamo nulla. Noi sosterremo Stefano Bonaccini”. Quando Fassino scandisce queste parole collegato via Zoom con una dozzina di dirigenti, è chiaro a tutti che il “Lungo” ha rotto il sodalizio con l'ex ministro. Ognuno per la sua strada. E sono strade che si divaricano, all’interno del Pd incamminato verso il congresso, quella dell’ultimo segretario dei Ds, dalla ferrigna corvée nel Pci, e l’altra, quella del nipotino della Balena Bianca, abile nel fiutare il vento.

Non che al vecchio politico di stampo togliattiano (“il partito si governa dal centro”), sfugga la carica dirompente e per certi versi innovativa della candidatura della leader di #OccupyPd ma in lui prevale la ragione, il peso del passato, la consapevolezza che non si è credibili nel cavalcare ogni onda: “Alla mia età non mi metto certo a fare la sinistra arcobaleno”, avrebbe confidato giorni fa ad alcuni compagni di lunga data. E la storia a volte produce cortocircuiti che sembrano scherzi del destino. E così, mentre l’ex Dc cerca nuova vita con i movimentisti, Fassino nel dar vita a una nuova corrente non trova di meglio che chiamarla “Iniziativa Democratica”, nome – come osserva il Foglio raccontando il divorzio – che rimanda a una delle maggiori correnti dello scudocrociato, quella di Amintore Fanfani e Aldo Moro che animò l’apertura al centrosinistra.

Come ogni rottura, anche in questo caso non mancano rancori e animosità. “Sono pochi e di scarso rilievo”, liquidano l’iniziativa dall’entourage del capataz di Ferrara (che è pure il collegio elettorale dell’ex sindaco di Torino). E se è vero che il corpaccione della corrente sarebbe orientato a seguire Franceschini (dalla moglie deputata Michela De Biase a Franco Mirabelli, Marina Sereni e Chiara Braga) altri hanno già annunciato l’intenzione di seguire il Lungo, o stanno per farlo: la senatrice Francesca Puglisi, l’ex sindaco di Belluno (e più volte sottosegretario e deputato) Gianclaudio Bressa, l’europarlamentare lombarda Patrizia Toia, i toscani Antonello Giacomelli e Caterina Bini, ma anche il capogruppo nel consiglio regionale della Calabria, Mimmo Bevacqua e, ancora, l’ex senatore Carlo Chiurazzi. E pure Roberto Montanari, coordinatore della Commissione nazionale per il Congresso, a lungo capo segreteria dell’ex ministro dei Beni Culturali. E soprattutto l’europarlamentare Pina Picierno che non a caso Bonaccini ha voluto al suo fianco e che, in caso di vittoria, ricoprirà il ruolo di vice. Un riconoscimento palese da parte del governatore dell’Emilia-Romagna a quella parte del Pd che oggi è di fatto guidata da Fassino, ma anche la conferma che a sostegno di Bonaccini non c’è solo la corrente di Base Riformista (che a questo punto non può intestarsi tutto l’appoggio).

Molto perplessa se seguire Franceschini nel sostegno alla Schlein, pure l’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti. Nelle prossime ore altri probabilmente seguiranno Fassino in quello strappo che ha lacerato e di fatto, cancellato, una delle correnti più longeve e, fino a ieri, apparentemente la più solida.