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Sindaci, non c'è due senza tre: "Abolire il limite dei mandati"

Dal Pd alla Lega, si allarga il fronte per consentire la terza ricandidatura. Decaro (Anci): "Un divieto incostituzionale". La questione intrecciata a quella dei governatori. Il primo cittadino di Novara Canelli: "Serve più tempo per completare i grandi progetti"

C’è il due, ma senza il tre. E la cosa non piace affatto ai diretti interessati, ovvero ai sindaci di un po’ tutti i colori, che da tempo scalpitano per vedere cancellato quel limite alla loro ricandidatura fissato al termine del secondo mandato consecutivo. Adesso la questione finisce con tutto il suo peso, con una trasversalità che va dalla Lega al Partito Democratico passando per altre forze politiche, nell’agenda del Parlamento. A caricare ancor più la richiesta di superare quel muro introdotto nell’ormai lontano 1993 contestualmente all’elezione diretta dei primi cittadini, è il presidente dell’Anci Antonio Decaro. Il vertice dell’associazione dei Comuni italiani, parlando a un convegno alla Camera, ha definito “incostituzionale” il limite che trent’anni fa era stato previsto per compensare il potere dato ai sindaci attraverso la loro elezione diretta e, come si osserva da più parti, per evitare rischi di creare dei cacicchi. 

E sui cacicci tanto vituperati (da Elly Schlein) proprio nel Pd potrebbero aprirsi crepe. Ad oggi oltre allo stesso Decaro, sul fronte dem sono schierati per il superamento del limite sindaci come quello di Firenze Dario Nardella, di Pesaro Matteo Ricci, tutti al secondo giro, per non dire di quei governatori come Vincenzo De Luca e Michele Emiliano che vedono legato il loro destino a quello dei primi cittadini.

“I sindaci hanno stabilito con i cittadini un rapporto di fiducia basato sui fatti e sulla possibilità di verificare l’operato dell’amministrazione al termine del mandato”, questa la premessa di Decaro che poi osserva: “Quando ci ripresentiamo davanti agli elettori abbiamo solo la forza della parola data e dell’impegno mantenuto, non abbiamo paracaduti, listini né santi in paradiso a cui votarci. Per questo pensiamo che debbano essere i cittadini a decretare la fine del mandato, quando ci giudicheranno non più adatti a proseguire”.

Da qui l’ordine del giorno approvato dal direttivo dell’Anci con cui “torniamo a chiedere al Parlamento di valutare l’abolizione del limite del secondo mandato per tutti i Comuni, anche per porre fine allo spezzatino istituzionale per cui a seconda della dimensione del Comune cambiano anche le regole per eleggere il suo sindaco”. Il riferimento è alla norma che un paio di anni fa ha abbattuto il muro dei due quinquenni per i sindaci dei comuni con meno di 5mila abitanti. A dispetto delle dimensioni, a sentirsi figli di un dio minore sono proprio i sindaci delle città medie e grandi.

“È incomprensibile che si ponga un limite così stringente per chi amministra una città, mentre non esiste per altre cariche elettive, incominciando dai parlamentari”, sostiene Alessandro Canelli, al secondo mandato di sindaco di Novara. Il suo partito, la Lega, è schierato per l’abolizione della soglia. Il Carroccio, poi, ha un avamposto d’eccezione nel governatore del Veneto Luca Zaia, che in tempo utile ha modificato la legge regionale e applicato in maniera a detta di alcuni discutibile quella dello Stato, aprendosi la strada all’attuale terzo giro, senza escludere l’eventualità addirittura di un quarto. Il legame tra Comuni e Regioni sulla riforma della legge che dovrebbe incardinarsi in quella sul ridisegno del sistema elettorale delle Province, è solido come mai. 

E non c’è soltanto il legittimo interesse di alcuni governatori, c’è pure il risiko delle candidature alle regionali di quei sindaci che, ad oggi, vedendosi preclusa la possibilità di ricandidarsi guardano al livello superiore. È evidente come se nel giro di un po’ di mesi il limite verrà cancellato, i piani di altrettanti sindaci potrebbero cambiare, anche in vista delle prime regionali in calendario, come quelle del Piemonte e della Basilicata.

“La questione non è quella di restare attaccati alla poltrona, anche perché poi dipende dagli elettori – osserva Canelli –, piuttosto va considerato come oggi i grandi progetti, le azioni strategiche si sviluppano in molti anni e quindi, continuare a mantenere il muro dei due mandati è non solo sbagliato, ma anacronistico. Poi, ovviamente, nessuno è obbligato a ricandidarsi”. 

Mentre nel centrodestra si profilano resistenze e dubbi tra le fila di Forza Italia e non proprio un grande entusiasmo in FdI, l’ipotesi di una modifica della legge entro l’anno o comunque in tempo per le regionali del 2024 sembra, tuttavia, godere di più di una possibilità di concretizzazione. Più di un sindaco, rassegnato a dover lasciare il municipio, puntando ad altre cariche, aspetterà prima di sbilanciarsi.

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