SANITÀ

Tranchida commissario a Cuneo, all'uomo Amos il nuovo ospedale

È il direttore della partecipata dei servizi sanitari a prendere il posto della dimissionaria Azzan. Prima missione: concludere la procedura per il via libera al partenariato per realizzare il nosocomio. Il suo ruolo nella società ipotecato per l'attuale presidente Mauro

È Livio Tranchida il commissario che sostituisce la dimissionaria Elide Azzan alla guida dell’Aso Santa Croce e Carle di Cuneo. Come peraltro anticipato dallo Spiffero, Tranchida (insieme all’ex direttore amministrativo di Scr Adriano Leli) era il favorito per la nomina che, su proposta dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi, poco fa è stata approvata dalla giunta regionale. Il manager di origini trapanesi, con precedenti esperienze dirigenziali in Lombardia (è stato city manager a Sesto San Giovanni dal 2014 al 2016), attualmente è direttore generale di Amos, la partecipata da alcune Asl e Aso (tra cui quella cuneese) che produce servizi per il comparto sanitario. 

Tranchida è chiamato a recuperare il tempo perduto e completare l’iter per la dichiarazione di pubblica utilità del partenariato pubblico privato, proposto dal Gruppo Fininc della famiglia Dogliani, per costruire il nuovo ospedale. Ovviamente il manager dovrà lasciare la guida operativa di Amos e già si sussurra come probabilmente non sarà un problema trovare un successore. Fonti vicine alla partecipata e agli ambienti del centrodestra suggeriscono la concreta ipotesi di un passaggio di Simone Mauro (segretario cuneese della Lega) dal ruolo di presidente della partecipata a quello, appunto, di direttore generale.

Decisamente più pesante l’eredità da oggi in capo a Tranchida che si trova a prendere le redini di un’azienda, a dire il vero, un po’ imbizzarrita al suo vertice. Intanto il primo passo necessario che il manager dovrà compiere sarà quello di individuare e nominare un direttore sanitario, visto che l’attuale, Monica Rebora ha rassegnato anche lei le sue dimissioni legandole a quelle di Azzan. Inoltra il commissario dovrà decidere se confermare l’attuale direttore amministrativo Gianfranco Cassissa oppure rinnovare totalmente la squadra dei suoi “vice”.

Una missione non facile visto il terremoto che le reazione dell’ormai ex direttore generale alle ruvide sollecitazioni da parte dell’assessore a concludere l’iter per il partenariato pubblico-privato hanno provocato e le scosse che hanno fatto muovere i lampadari al quarantesimo piano del grattacielo della Regione. Ma forse, anche per altro che potrebbe costellare la strada verso l’avvio della costruzione del nuovo ospedale. Come riportato stamane dallo Spiffero, questa fase calda e convulsa della vicenda ha visto, tra l’altro, il ceo di Agm Project ConsultingClaudio Aruta chiedere un incontro al presidente della Regione. Ovviamente non si sa quale siano le eventuali richieste od osservazioni che il manager intende sottoporre ad Alberto Cirio, ma è comunque degno di interesse questo passaggio. Anche perché il noto studio di consulenza venne incaricato più di un anno fa di produrre  uno studio sul dimensionamento clinico gestionale dei nuovi ospedali di Cuneo e Savigliano. Ed è curioso che ad affidare questo incarico non sia stata la Fondazione Nuovo Ospedale di Cuneo, all’epoca presieduta da Fulvio Moirano che anche in seguito a questa vicenda di li a poco avrebbe rassegnato le dimissioni sostituito da Silvia Merlo, bensì quella per l’ospedale di Alba Bra, di cui sono soci (e fattivi sostenitori) numerosi imprenditori tra i quali anche Matterino Dogliani, fondatore e presidente del Gruppo Fininc.

Non pochi all’epoca si chiesero la regione di questo incarico arrivato a Cuneo da Alba e del perché le risorse finanziarie erogate dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo furono destinate all’ente albese che poi le avrebbe utilizzate per finanziarie lo studio di Agm per il futuro ospedale di Cuneo, oltre che quello di Savigliano. Dietro l’abbandono della fondazione per il Nuovo Ospedale di Cuneo da parte di un manager scafato e di lungo corso come l’ex direttore di Agenas e poi della sanità regionale piemontese, insieme ad altro è difficile non vedere questa stranezza. 

Era il 27 gennaio del 2022 quando, presentando lo studio realizzato dalla società di consulenza guidata da Aruta, Icardi spiegò che si stava compiendo “un passo decisivo per la realizzazione delle due opere. Contrariamente a quanto avveniva in passato, quando si costruivano gli ospedali e poi si decideva cosa metterci dentro, abbiamo seguito il percorso inverso, individuando le necessità, attraverso l’analisi dei flussi di mobilità passiva e attiva per tipologia di prestazioni e del reale fabbisogno sanitario del territorio, partendo dallo studio della rete erogativa esistente. È stato cioè delineato il “contenuto”, in modo da fornire ai progettisti le indicazioni per disegnare il “contenitore” dei due nuovi ospedali. I soldi ci sono”.

I soldi all’epoca erano quelli dell’Inail. Meno di sei mesi più tardi, all’inizio dell’estate, il Gruppo Dogliani presenterà la proposta di partenariato, attraverso la Inc. Passa quasi un anno e l’attesa dichiarazione di pubblica utilità da parte dell’Aso, necessaria per avviare la gara in cui il proponente ha una sorta di prelazione, non arriva. Parte, invece, la lettera di Icardi ad Azzan. Lei reagisce lasciando il posto. Passa giusto una settimana e la giunta regionale nomina Tranchida commissario. Da oggi tocca a lui sbrogliare la matassa, dove non è detto che qualche nodo salti ancora fuori.

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