SACRO & PROFANO

Il suicidio (politico) dei cattolici

Continua sulla Voce del Tempo il dibattito sulla praticabilità politica dei cattolici nel Pd guidato da Elly Schlein che, nella sua recente intervista a Vogue, rivista del progressismo fashion, ha dichiarato che si batterà per il «matrimonio egualitario» dopo essersi dichiarata  personalmente favorevole alla gestazione per altri – GPA – sulla quale i suoi predecessori si erano espressi il meno possibile e dopo che duecento femministe di sinistra si sono dette nettamente contrarie alla pratica della maternità surrogata come lesiva della dignità della donna. Mentre Aldo Giordana, cattolico e segretario di un circolo del Pd, ritiene che i credenti debbano abbandonare l’idea di «improbabili rifondazioni» di un partito di ispirazione cristiana e invita a non aver timore di «mescolarsi nella pasta» (del Pd), Giorgio Merlo, scommette sull’iniziativa di ridare vita a «un progetto politico, culturale e programmatico che nel nostro Paese non può essere interpretato da chi persegue un’altra prospettiva politica e da chi ha un’altra cultura politica, come l’attuale destra e l’attuale sinistra».

Il confronto rende evidente la frammentazione di quel cattolicesimo democratico del quale sembra stia per concludersi la parabola discendente. Soprattutto nel voto dei credenti che, silenziosamente e senza proclami, pare sempre più orientato a destra rendendo evidente come i cattolici, prima ancora che politicamente, sono divisi teologicamente. Forse stanno per compiersi due profezie: quella di Antonio Gramsci che previde il suicidio dei cattolici democratici, ma anche quella di Augusto Del Noce rispetto al comunismo allorché, abbandonando l’utopia rivoluzionaria, esso è diventato un fenomeno borghese tipico di quella modernità matura che, abbracciando in toto la secolarizzazione, vive nella società opulenta dell’irreligione. Non tutti però hanno seguito nel mondo cattolico la via del suicidio politico. Ma di questo non se ne parla e nemmeno si riflette.

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Devastationis Custodes
Uno dei santuari più famosi del Piemonte è sicuramente – dopo Oropa – quello del Sacro Monte di Crea sulle colline del Monferrato la cui Vergine nera è la patrona della diocesi di Casale Monferrato. Da tempo il suo presbiterio è stato occupato da un orribile cubo di legno che fronteggia l’antico mirabile altare maggiore mentre quello della cappella della Madonna è ridotto ad un davanzale per collocare i fiori. Il rettore del santuario è monsignor Francesco Mancinelli, classe 1949, ordinato nel 1972, direttore dell’ufficio liturgico, già cerimoniere, come rettore del seminario diocesano ne decretò la chiusura. Sempre in procinto – dopo anni di preparazione e studio – di diventare vescovo, sembra che le sue chance anche con il principe vescovo Gianni siano tramontate. Certo non per motivi liturgici. Niente comunque rispetto all’altare della Reposizione allestito a Ponte di Nossa (Bg) ricavato in una sala giochi dell’oratorio dove i bambini consumano bibite e patatine e dove le particole (speriamo non consacrate) stanno sparpagliate su di una scrivania.

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