SANITÀ & ICT

Sanità, la babele informatica

Ogni Asl e Aso ha i suoi contratti per la gestione dei software. Sono ben 800 in tutto il Piemonte. Sistemi che non si parlano tra loro e che, come si è visto, vengono facilmente bucati dagli hacker. Decine di fornitori spesso scelti senza bando. E il Csi resta in panchina

Le aziende sanitarie e ospedaliere piemontesi hanno oltre ottocento diversi contratti per la gestione dei loro software. È una babele informatica e amministrativa quella in cui vivono Asl e Aso, tra gestori e sistemi che non si parlano tra di loro, mentre gli attacchi hacker li bucano ormai periodicamente. Alcuni esempi sono lampanti di una situazione schizofrenica: l’Asl Cuneo 2 ha quattro software diversi solo per la gestione delle cartelle cliniche e altrettante aziende deputate a gestirli: Dedalus per la cartella clinica base, Metedata per la cartella endocrinologica-diabetologica, Tesi Spa per la cartella delle ecografie ginecologiche, Varian per le radioterapie. Allo stesso modo l’Asl di Torino utilizza Dedalus per la cartella clinica di reparto, Edp Studio per quella di neurologia e chirurgia plastica, Infogramma per la nefrologia e dialisi, S3k per pronto soccorso e pneumologia. Il record spetta all’Asl di Asti che ha ben cento contratti per altrettanti software di gestione dei propri dati.

Risale all’estate scorsa l’attacco hacker che ha paralizzato per giorni l’Asl di Torino paralizzando i computer degli ospedali San Giovanni Bosco, Maria Vittoria, Martini e Oftalmico ma da allora non è stato fatto molto per dotare il sistema sanitario piemontese di una rete informatica unica, in grado di difendersi dall’esterno e soprattutto di comunicare al proprio interno. Motivo per cui non esiste ancora una cartella clinica piemontese che raccolga online tutti gli esami, gli interventi e i dati di ogni paziente. Se vai a fare un esame del sangue alle Molinette viene caricato sulla cartella online, se lo fai al Valdese no. Gli esami radiologici, invece, non li carica nessuno.    

Eppure la Regione ha chiesto alle Asl di dotarsi di uno standard unico che metta in rete almeno pronto soccorso e radiologia, così come avviene per la rete dei laboratori (eccezione virtuosa) ma anche su questo fronte non si registrano progressi. Molti affidamenti vengono effettuati senza bando e ci sono addirittura casi come l’ospedale Mauriziano che il software di gestione della cartella clinica se lo fa in casa, comprensivo dei modelli “Pronto soccorso”, “Ricoveri ordinari e Day hospital”, “Accettazione ambulatoriale”, “Sale operatorie”, “Gestione dialisi”, Gestione terapie”, “Gestione Ris”. Un sistema che forse non a caso è stato denominato “Babele”. In tutto questo bailamme resta marginale il ruolo del Csi Piemonte.

Questi dati sono stati raccolti dal vicepresidente di Palazzo Lascaris Daniele Valle attraverso un accesso agli atti a tappeto tra le aziende sanitarie e ospedaliere piemontesi. “Serve un piano strategico regionale che armonizzi l’utilizzo dei software in dotazione ad Asl e Aso piemontesi, non è solo una questione di sicurezza informatica ma anche di sicurezza e tutela delle persone trattandosi di un argomento delicato come la sanità” afferma Valle. Il problema è che a oggi non esiste alcun atto della Regione che imponga una gara unica per uniformare i sistemi informatici delle aziende piemontesi. È uno dei dossier di cui dovrà occuparsi l’Azienda zero che al momento però non si è ancora mossa. E a questo proposito Valle chiede che “il Csi venga al più presto coinvolto non solo come mero fornitore ma anche per disegnare il nuovo sistema informatico della sanità piemontese”.

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