FAMIGLIE EUROPEE

Democratici addio, svolta socialista.
Ora a Bruxelles il Pd cambia nome

Partono i posizionamenti in vista delle prossime elezioni europee. Il gruppo S&D torna Pse mettendo in fuorigioco la componente cattolica dei dem. Borghi: "La dimostrazione della mutazione genetica". Moretti: "Errore strategico e politico che non accettiamo"

Nati democristiani moriranno socialisti? Per chi viene dalla Prima repubblica (e non solo) non è questione da poco e questa “mutazione genetica”, come l’ha definita Enrico Borghi, rischia di provocare più di un malumore nel Pd di Elly Schlein dove la marginalizzazione dei cattolici è tema di dibattiti e convegni, viepiù dopo l’addio dell’ex ministro Giuseppe Fioroni e dello stesso Borghi, l’ultimo ad aver lasciato il Nazareno per aderire a Italia viva di Matteo Renzi.

Il gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo (S&D) sta per cambiare il proprio nome. Secondo quanto riferito in una nota interna inviata dalla presidente del gruppo, Iratxe Garcia Perez, a tutti i membri, il nuovo nome proposto è “Gruppo del Partito del Socialismo Europeo (Pse)”. Era il 2014, Renzi segretario, quando l’ingresso del Pd nel Pse impose al gruppo europeo un cambio di nome, con l’aggiunta dell’appellativo “Democratici” a quello di “Socialisti”. Fu un ex Margherita come Renzi a riuscire con un compromesso laddove avevano fallito prima di lui Walter Veltroni e Pier Luigi Bersani, ovvero a portare il Pd nella grande famiglia dei progressisti europei. A distanza di dieci anni, però, il la capogruppo Perez ha inserito la retromarcia. Per Borghi, parlamentare del Vco, ex Pd oggi renziano, è la “conferma del fatto che il riformismo sta altrove”.

Il cambiamento, che è ora al vaglio delle relative delegazioni, è parte “di uno sforzo avviato dalla presidente per rendere più semplice e chiara l’identità del partito in vista delle elezioni europee del 2024”, spiegano dalla presidenza come se il termine “Democratici”, ispirato ai dem americani, fosse un orpello a cui si può facilmente rinunciare. Per ora si tratta di una proposta, spetterà alle delegazioni dei vari paesi pronunciarsi e c’è chi è pronto a scommettere che la posizione del Pd di Schlein, capitanato a Bruxelles da Brando Benifei, difficilmente si metterà di traverso. Ma non tutti sono d’accordo, anzi: “Essere democratici è un valore che ha radici lontane ben piantate nella storia del nostro partito. Oggi più che mai la democrazia va difesa e cambiare nome del gruppo sarebbe un errore strategico e politico che come Pd non accettiamo” afferma l’europarlamentare Alessandra Moretti.

Quello dei socialisti europei appare uno dei tanti posizionamenti in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del parlamento Ue, che si terranno nel 2024. Movimenti che interessano tutta l’alleanza che oggi governa a Bruxelles. Sono noti, infatti, i tentativi di Giorgia Meloni di spostare l’asse dei Popolari verso un’alleanza con i Conservatori puntando su Manfred Weber per la presidenza, agitando Forza Italia che ha sempre avuto l’esclusiva della rappresentanza Ppe in Italia e che con Tajani punta su Roberta Metsola. Il tutto mentre Matteo Salvini ha avviato nel suo partito il dibattito sull’opportunità di rimanere con Marine Le Pen in Identità e democrazia oppure confluire nel Ppe dove i berlusconiani sono sempre più residuali viste le percentuali a una cifra di cui ormai sono accreditati.

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