VERSO IL 2024

Bresso lascia, Cota ci prova: parte la corsa alle europee

Tra un anno esatto il voto. Le mosse dei big per comporre le liste. L'ex governatore leghista, oggi in Forza Italia, pronto a candidarsi. Il ministro Crosetto ci (ri)pensa, Cirio aspetta l'ok di Berlusconi e di Meloni. Nel Pd scalda i motori la schleiniana Gribaudo

A un anno esatto dalle urne, nei partiti c’è già chi ha prenotato il biglietto per il Parlamento europeo, chi sta disperatamente cercando un posto, chi rischia di trovare tutto pieno. Tra coloro che ci stanno pensando vi sono pezzi da novanta della politica piemontese a partire dagli ultimi due governatori di centrodestra: quello attualmente in carica, Alberto Cirio, e il suo predecessore Roberto Cota. Lascia, invece, la collega di centrosinistra Mercedes Bresso, rientrata da poco sugli scranni di Bruxelles per questo ultimo scorcio di legislatura, subentrata ad Antonio Panzeri, travolto dal Quatargate. È stata la stessa Zarina ad annunciarlo ai vertici del Pd, “purché non candidiate Sergio Chiamparino” ha aggiunto, confermando la sincera antipatia che corre da sempre tra i due.

L’appuntamento europeo tradizionalmente costituisce uno snodo cruciale per misurare i rapporti di forza interni alla politica italiana. Nelle ultime due tornate hanno segnato il culmine per i partiti al Governo: Matteo Renzi nel 2014 portò il Pd al 40% dopo essere diventato premier, l’altro Matteo, Salvini, proiettò la Lega verso il suo massimo storico, al 34%, un anno dopo il successo elettorale delle politiche e l’alleanza con il M5s. Questa volta toccherà a Giorgia Meloni fare il pieno di voti sfruttando la luna di miele con gli elettori, che di solito dura un anno massimo due? A guardare i sondaggi sembrerebbe proprio di sì, ma si sa quante cose possono cambiare in un anno.

In questo scenario si dipanano piani e strategie, ambizioni e velleità. A partire dall’incognita Cirio. Il governatore attende di capire se e in che modo potrà lasciare il grattacielo per fare ritorno negli amati palazzi di Strasburgo e Bruxelles. E se la prospettiva di entrare nella prossima Commissione in rappresentanza dell’Italia pare assai complicato, il suo profilo è appetibile per una delle numerose cariche che garantiscono prestigio e visibilità. Sa che può contare sul sostegno di Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, e pure le recenti parole di Silvio Berlusconi sulla necessità di arrivare alle Europee con “liste molto competitive” paiono essere un buon viatico. Per lui sarebbe un ritorno sugli scranni di Bruxelles, frequentati dal 2014 al 2019. Furono oltre 35mila i voti presi da Cirio nove anni fa, all’indomani della traumatica fine della giunta di Cota dove lui aveva la delega allo Sport. “Oggi potrebbe triplicare quei voti senza troppi sforzi” assicura chi lo ha visto all’opera in questa legislatura regionale.

Difficile, invece, che possa contare sul (buon) ricordo dei suoi trascorsi alla guida della Regione è proprio Cota. Lasciata da tempo la Lega, l’ex golden boy del Carroccio targato Umberto Bossi, milita nel partito del Cav e nonostante l’umiliazione subita alle ultime politiche, dove è stato candidato in posizione ineleggibile (e peraltro neppure capolista), confida di aver ricevuto assicurazioni sul 2024: “Me l’hanno promesso”, riferendosi ai coordinatori novarese e regionale di Forza Italia, Diego Sozzani e Paolo Zangrillo. Ma le chance di conquistare lo scranno paiono ridotte al lumicino: “Povero Roberto, continua a farsi prendere per il naso da quei due”, commenta sconsolato un amico di lunga data.

Tutti i principali partiti puntano ad avere almeno un eletto piemontese, tenendo conto che la circoscrizione Nord-Ovest comprende anche la Liguria, la Valle d’Aosta e soprattutto la Lombardia che, solitamente, fa la parte del leone. Nella Lega pare si vada verso la conferma del ticket uscente, composto da Gianna Gancia (coniugata con Roberto Calderoli) e Alessandro Panza, nato a Domodossola ma trapiantato in Lombardia, che ha riscoperto le sue radici al punto da tentare di mettersi di traverso a Enrico Montani, al congresso del Vco. Gancia era stata eletta quattro anni fa a sorpresa, visto l’ostracismo nei suoi confronti di gran parte della nomenklatura, in primis il leader piemontese Riccardo Molinari, che già se l’era ritrovata lungo la strada nel congresso di qualche anno prima quando dovette scendere in campo Salvini per evitare che il suo delfino venisse battuto. In questi anni, però, le vecchie ruggini sembrano essere state accantonate ed è proprio con la benedizione di Molinari che il Piemonte dovrebbe puntare sui due uscenti. A meno che la Gancia non decida di ripiegare sulla Regione, traguardo decisamente meno pericoloso e più alla sua portata, soprattutto visto il calo di consensi della Lega.

In Fratelli d’Italia la probabile esplosione dei voti potrebbe portare più d’uno a giocarsi tutto su Bruxelles. Dopo aver accarezzato l’idea di sbarcare tra i banchi dell’europarlamento, Guido Crosetto sembra aver virato su un’altra strategia: sostenere il fido senatore novarese Gaetano Nastri per prendere il suo posto alle successive suppletive per Palazzo Madama, così da poter continuare a fare il ministro della Difesa con lo status, le tutele (e lo stipendio) da parlamentare. Intanto sembrano in calo le quote di Federica Barbero (anche lei originaria della Granda), moglie di Pierantonio Invernizzi uno dei tre fratelli proprietari dell’azienda casearia Inalpi che potrebbe ripiegare sulle regionali cdopo aver tentato con scarso successo alle politiche.

Movimenti anche sul fronte opposte. Se nel Movimento 5 stelle pare che il successore di Tiziana Beghin (non più ricandidabile dopo aver svolto i due mandati) sarà scelto di nuovo attraverso le consultazioni online sulla piattaforma da un pugno di attivisti, nel Pd sono mesi che scalpita Chiara Gribaudo. L’intenzione di Elly Schlein di candidare una capolista donna per ogni circoscrizione sembra avvantaggiarla, meno la volontà che filtra dal Nazareno di cercare delle personalità fuori dal partito. In entrambi i casi sembrano tuttavia pensieri un po’ strampalati se si pensa che da qualche parte dovrà trovare posto anche un certo Paolo Gentiloni che non è donna e non è neanche un civico.

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