SCENARI

"A Giorgia l'eredità di Silvio. Forza Italia è finita con lui"

Anche gli elettori azzurri più moderati si rivolgeranno alla leader di FdI. Il L'occasione mancata del Terzo Polo che comunque potrà raccogliere la parte più liberale. Non scontato l'effetto Berlinguer al voto europeo, ancora troppo lontano. L'analisi del politologo Natale

Trentanove anni e un giorno dalla morte di Enrico Berlinguer, la scomparsa di Silvio Berlusconi apre anche ad ardite, ma non sempre improprie analogie con ciò che accadde al Pci allora, con elezioni di lì a pochissimo dove l’onda emotiva portò per la prima volta al soprasso sulla Democrazia Cristiana e negli anni a venire verso il declino e quindi la svolta, drammatica e inevitabile, della Bolognina. La risposta degli elettori e il futuro del partito. Sono questi i primi interrogativi che la morte del fondatore e indiscusso leader di Forza Italia pone già nelle ore del cordoglio e dello sgomento, cui la ragion politica con il suo necessario cinico distacco s’impone. 

“Risposte non facili da dare”, premette Paolo Natale, politologo, docente alla Statale di Milano e osservatore dei flussi elettorali.

Proviamoci partendo proprio da quel popolo che, pur ridottosi negli anni, fino ad oggi ha avuto in Berlusconi il suo riferimento al momento di entrare in cabina elettorale. Dove andranno quei voti?
“Assai probabile la gran parte di quell’elettorato andrà verso Giorgia Meloni, questo anche perché verso l’altra offerta del centrodestra, quella di Matteo Salvini non c’è mai stato quel che dice un grande amore”.

E il terzo Polo, professore? In particolare Matteo Renzi non riuscirà a portare verso di sé quegli elettori molto guardinghi verso la destra, insomma quell’anima liberale su cui Berlusconi aveva fondato il suo partito? 
“Per il Terzo Polo è un’occasione mancata. Il problema è quello di non aver posto le basi dal punto di vista politico per far risultare l’offerta politica rilevante. Non vedo un grande appeal”.

Restiamo sulla parte più moderata e liberal degli azzurri. L’atteggiamento decisamente europeista e atlantista della Meloni, così come il suo riposizionamento su temi fortemente identitari, può aprire le porte di Fratelli d’Italia anche a quegli elettori meno propensi?
 “Assolutamente sì. Quella della Meloni è stata una manovra sia di politica generale con l’apertura all’Europa, sia una strategia volta alla politica interna, visto che il destino politico di Silvio Berlusconi e quello del suo partito apparivano ormai chiari da tempo. Una Meloni molto accorta, non c’è dubbio. Anche se all’interno del suo partito persistono alcuni atteggiamenti provocatori”.

Per trent’anni il centrosinistra, passando per le varie sigle che sono seguite al Pci, ha fondato nell’antiberlusconismo la sua ragion d’essere, successi e sconfitte elettorali. Ora, il Pd sempre più a sinistra nelle mani Elly Schlein, resta senza un avversario anche se in verità era già diventato debole dal 2011 in poi. Un problema in più per la sinistra? Ha già fatto in tempo a sostituire, quale bersaglio, Berlusconi con Meloni?
“Direi non ancora. La contrapposizione tra berlusconiani e antiberlusconiani è stata molto forte e dava una certa solidità al centrosinistra, oggi, in verità dal 2011, non c’è più nessun collante anche se negativo. La verità è che a non essere stata vista, dalla sinistra, mentre arrivava è stata proprio Meloni”.

Facciamo un balzo all’indietro, a quarant’anni fa. Si può prevedere un effetto emotivo anche per il partito che ha perso il suo fondatore e la sua guida indiscussa, alle prossime europee e anche alle concomitanti regionali?
“Allora per il Pci ci fu e fu fortissimo, ma le elezioni erano vicinissime. Oggi manca un anno ed è un periodo lungo. Qualcosa sia pure in tono assai minore potrebbe accadere, dipenderà da chi prenderà in mano il partito, suppongo Antonio Tajani e da come sarà svolta la campagna elettorale. Certamente, però, dopo le europee non vedo futuro per Forza Italia”.

La classe dirigente, i parlamentari e gli amministratori locali già da tempo sono stati interessanti da una non irrilevante migrazione verso FdI. Da oggi sarà un fuggi fuggi?
“L’eventualità è assai concreta, non meno probabile. A incassare la gran parte di ciò che resta di Forza Italia sarà il partito della Meloni, su questo non vedo dubbi”.

Quindi ciò che si è sempre detto, ovvero che Forza Italia finirà con Berlusconi, trova conferma?
“Direi proprio di sì. Era già chiaro dal 2011 in poi, figuriamoci adesso”. 

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