Dopo Berlusconi ricostruire il Centro

La scomparsa di Berlusconi, al di là di qualsivoglia e del tutto legittimo giudizio politico, segna indubbiamente uno spartiacque per la politica italiana. Perché dopo 30 anni di marcato protagonismo politico è persin troppo facile arrivare alla conclusione che il cosiddetto “dopo Berlusconi” interpella e condiziona l’intera politica del nostro Paese. E, nello specifico, l’area e il campo del Centro. E questo per la semplice ragione che Forza Italia, al di là di ogni giudizio politico o culturale si possa dare su quel partito, ha saputo intercettare e soprattutto rappresentare per molti anni una larga fetta di mondi vitali, settori culturali e interessi sociali riconducibili appunto all’area e al campo centrista. Del resto, proprio Forza Italia è stato il partito che, dopo la fine traumatica e per mano giudiziaria della cosiddetta Prima Repubblica, ha raccolto la gran parte del bacino elettorale dei partiti che avevano governato il nostro Paese fino a quel momento. Nello specifico, della Dc, del Psi e dei partiti laicisti. Un partito che però, come tutti sanno, era l’espressione diretta del suo fondatore e capo Silvio Berlusconi. Una sorta di identificazione simbolico/emotiva tra il partito e il suo leader che nessun altro esponente politico riuscirà ad emulare per la semplice ragione che il carisma e la personalità del fondatore di Forza Italia restano unici e irripetibili.

Ora, è di tutta evidenza che proprio quel campo politico, cioè l’area centrista e democratica e riformista del nostro Paese, andrà ricostruita. E non soltanto nell’attuale campo di centrodestra ma in tutta la politica italiana. Un tema, questo, che non riguarda però il campo della sinistra perché, soprattutto dopo la vittoria alle primarie di Elly Schlein, da quelle parti la priorità esclusiva è la ricostruzione della sinistra massimalista, radicale e populista che sono semplicemente incompatibili con qualsivoglia Centro o “politica di centro”. E questo perché è impensabile che il cosiddetto “bipolarismo selvaggio” possa diventare l’orizzonte entro il quale si consolida la democrazia italiana e la sua concreta e quotidiana dialettica politica. Un bipolarismo che, oltre a ridurre la qualità della nostra democrazia, rischia di scivolare sempre di più lungo la deriva di una sub cultura degli “opposti estremismi”. Una deriva nociva per la democrazia, per la tenuta delle nostre istituzioni e per la stessa efficacia dell’azione di governo.

Ma la ricostruzione del Centro può tranquillamente avvenire all’interno di una sana e fisiologica democrazia dell’alternanza. Una democrazia che non prevede la delegittimazione morale dell’avversario/nemico prima e il suo annientamento politico poi. Ma, al contrario, una democrazia dell’alternanza che sia rispettosa degli avversari e, al contempo, capace di saper far convergere i diversi ed alternativi schieramenti attorno a politiche e a scelte concrete utili e necessari per l’intero Paese.

Ecco perché, adesso, tutti coloro – a cominciare dal progetto politico ancora recentemente illustrato da Matteo Renzi – che si riconoscono in una cultura e in una “politica di centro” hanno persin il dovere di lavorare e di contribuire a rappresentare un’area sociale e culturale crescente e che oggi si sente semplicemente orfana. E perché, infine, non sono certamente i paladini e gli alfieri degli “opposti estremismi” i soggetti più indicati per rappresentare questi mondi vitali, questi interessi sociali e questi gruppi culturali e professionali. E proprio la scomparsa di Berlusconi e quello che politicamente rappresentava, accelera questo sforzo di progettualità politica, di elaborazione culturale e di affinamento organizzativo.

Una iniziativa politica, in ultimo, che dovrà vedere i cattolici democratici, popolari e sociali ancora una volta protagonisti nello scenario pubblico italiano. Senza arroganza e senza presunzione alcuna ma con la consapevolezza che proprio questa cultura e questa tradizione ideale erano e restano fondamentali per ricostruire il Centro e la “politica di centro” nel nostro Paese.

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