Alle Europee una lista di Centro

Dal convegno nazionale tenutosi a Roma dell’associazione “Tempi Nuovi-Popolari uniti”, hanno preso il largo due impegni definiti e politicamente percorribili: da un lato la “ricomposizione” politica, culturale ed organizzativa dei Popolari e, dall’altro, l’impegno concreto a costruire con altri partiti, movimenti e soggetti politici una lista centrista e riformista in vista delle ormai prossime elezioni europee.

Un duplice impegno che parte dalla vasta area cattolico democratico e popolare ma che poi si estende ad altri soggetti e partiti altrettanto importanti e decisivi. A cominciare, soprattutto, dalla formazione di Matteo Renzi, a Letizia Moratti, allo stesso Calenda – sempreché, nel frattempo, non persegua altre strade e altri obiettivi, sempre possibili… – a Cateno De Luca e via discorrendo.

Insomma, si tratta di costruire un progetto che sia in grado di offrire un progetto politico centrista e, comunque sia, di matrice riformista, che possa essere innanzitutto competitivo e, in secondo luogo, avviare e consolidare quella unità dell’area popolare che da troppo tempo è diventata del tutto irrilevante a livello politico, culturale ed organizzativo. Un processo, questo, che seppur nel riconoscimento del profondo pluralismo che caratterizza questo mondo, è destinato a segnare la presenza politica futura dei cattolici democratici e popolari. Del resto, com’è emerso anche dal convegno romano della Bonus Pastor, i Popolari non possono più rassegnarsi a giocare un ruolo puramente ornamentale nei rispettivi partiti di appetenza. E cioè, o un ruolo del tutto testimoniale e personale all’interno dell’attuale coalizione di destra oppure, e specularmente, a ricoprire il ruolo, triste e decadente, dei “cattolici indipendenti di sinistra” all’interno del Pd a guida Schlein. Esperienza che abbiamo già conosciuto e sperimentato negli anni ‘70 all’interno del più grande partito di sinistra dell’epoca nell’Occidente, cioè il Pci. E, di conseguenza, il luogo politico per eccellenza per far “contare” politicamente i Popolari e i cattolici democratici e sociali resta l’area centrista, riformista e con una spiccata cultura di governo.

Un’area politica lontana, se non addirittura alternativa, rispetto al nuovo corso radicale, massimalista e libertario della Schlein – come ammette la stessa segretaria nazionale del Pd – e lontana da alcuni settori della destra. Una dicotomia, questa, che ha ridotto la presenza cattolico democratico e popolare ad un mero ornamento del tutto inutile ed ininfluente ai fini dell’elaborazione politica complessiva dei rispettivi schieramenti.

Ecco perché siamo alla vigilia di una nuova fase della politica italiana. E le prossime elezioni europee saranno il primo banco di prova per sperimentare, concretamente, questo progetto politico, culturale ed organizzativo.

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