SANITÀ

118, guerra tra sindacati dei medici: "nessun taglio, serve una riforma"

Ogni Regione adotta un proprio sistema e ciò che era innovativo trent'anni fa, oggi va rivisto. Borgese (Smi): "Ministero ed enti territoriali devono stilare regole comuni". Dura replica alle accuse della Fimg sulla mancanza di medici a bordo: "Piemonte modello"

“Per il servizio 118 servono linee guida e regole quanto più possibile uniformi tra tutte le regioni per evitare una situazione, come quella attuale, in cui ci sono venti sistemi diversi”. A sostenerlo, chiedendo al ministero e alle stesse Regioni di lavorare in tal senso, è il responsabile nazionale per l’Emergenza-Urgenza del sindacato SmiMaurizio Borgese.

Da oltre vent’anni medico del 118 Borgese nel ricordare come “un sistema che funzionava benissimo trent’anni fa quando venne creato, oggi necessità di una profonda rivisitazione e adeguamento alle attuali e future necessità”, spezza una lancia in favore del Piemonte: “Insieme alla Lombardia è la regione dove il servizio funziona meglio, rispetto al resto del Paese”. Passando al di là del Ticino si trova un’emergenza-urgenza che, come spiega il sindacalista dei medici, “ha fatto notevoli passi in avanti sul fronte dell’utilizzo della tecnologia e della telemedicina, un esempio che il Piemonte sta incominciano a seguire”.

Una versione, quella dello Smi, praticamene opposta a quanto sostenuto pochi giorni addietro dall'altra sigla sindacale, la Fimmg, secondo la quale il 118 in Piemonte sarebbe a un passo dal non avere quasi più medici a bordo dei mezzi. Forse, come sempre, la verità sta nel mezzo. Certo, il problema, comune a tutto il Paese, resta quello della carenza del personale, ma nelle parole di Borgese si legge chiaramente una presa di distanza rispetto alle accuse mosse dalla Fimmg, che ha lanciato un allarme gravissimo, pur ridimensionato dallo stesso commissario di Azienda Sanitaria Zero, Carloi Picco.

"Nessuna presunta demedicalizzazione delle ambulanze, ovvero la riduzione dei medici a bordo", sostiene Borgese, smentendo di fatto i colleghi della Fimmg cui appartengono, così come allo Smi, gran parte dei cosidetti centodiciottisti. "Va sottolineato che sono in corso dei tavoli di consultazione e confronto con l’assessorato alla Sanità e all’Azienda Sanitaria Zero volti proprio ad analizzare le criticità attuali e a riorganizzare al meglio il servizio”, spiega Borgese. “La carenza dei medici a livello nazionale ha reso necessario accelerare il processo di riassetto, ma ciò non significa togliere i medici dalle ambulanze, semmai riorganizzare un sistema che deve necessariamente garantire il soccorso sanitario in emergenza a tutti i cittadini”.

Disco verde dello Smi anche all’impiego a bordo di specialisti che lavorano in ospedale, come già accade dopo la decisione assunta dal commissario Picco. “Un meccanismo – spiega Borgese – che permette una progressiva integrazione tra i vari professionisti che operano nel sistema di emergenza ospedaliera ed extraospedaliera e che rappresenta un tassello importante volto ad ottenere l’omogeneità e una maggiore efficienza del sistema rispetto alle necessità della popolazione”.

Per questo il sindacato “auspica un aumento del numero di medici strutturati all’interno del sistema sanitario nazionale, mediante una improcrastinabile programmazione nazionale, pur ben sapendo che non potrà essere immediato”. E poi, anzi prima di tutto, “serve un lavoro comune tra tutte le Regioni e il ministero per uniformare quanto più possibile a livello nazionale, pur tenendo conto delle specificità dei territori, un servizio di vitale importanza per la salute dei cittadini. Quando nacque il 118, il Piemonte fu una delle Regioni, se non la prima, a mettere in campo un servizio tra i migliori. Oggi può giocare un ruolo importante nell’inevitabile riforma dell’emergenza-urgenza”.

Insomma, per un sindacato il Piemonte è al limite del collasso sul fronte dell'emergenza, per un altro addirittura un modello da seguire. Non proprio un quadro rassicurante per chi vede passare un'ambulanza e, pur sperando di non averne mai bisogno, si chiede se a bordo ci sarà o meno il medico. Senza fino ad oggi ricevere una risposta certa e sgombra da interessi, pur legittimi, di categoria.

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