Campo largo? No grazie

Il lento ma progressivo ed auspicabile ritorno della politica nel nostro Paese dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni del 2022, della sinistra radicale e massimalista con l’affermazione della Schlein alle primarie del Pd, della conferma del populismo anti politico e demagogico dei 5 stelle e della speranza di riavere un Centro riformista, laico e popolare, contribuisce anche a chiarire il futuro della politica italiana introducendo maggior chiarezza rispetto ad un passato confuso e spesso caratterizzato dal trasformismo e dall’opportunismo. Come abbiamo potuto, purtroppo, verificare in questi ultimi anni con le maggioranze parlamentari che cambiavano in modo repentino attraverso modalità che prescindevano radicalmente da criteri riconducibili alla coerenza e alla trasparenza politica e programmatica.

Ora, a fronte di un quadro politico che si sta lentamente configurando e chiarendo, è del tutto naturale che emergono anche con maggior nettezza i confini delle future coalizioni ed alleanze politiche. E, al riguardo, il cosiddetto “campo largo” promosso e patrocinato dalla segretaria del Pd Elly Schlein ha l’indubbio merito di chiarire e semplificare la prospettiva politica nel nostro paese. Perché l’alleanza tra il massimalismo radicale e libertario del “nuovo corso” del Pd con il populismo antipolitico dell’universo grillino è un fatto politico di rara coerenza e di grande chiarezza nella cittadella politica italiana. E anche sotto il profilo valoriale, cioè del campo riconducibile ai principi, ai valori e alla cultura che accomuna queste due grandi forze politiche del nostro Paese. Una alleanza che introduce chiarezza e, al contempo, contribuisce anche a semplificare un quadro che per troppi anni è stato confuso e velleitario. Un’alleanza, questa, non solo politica ma anche, e soprattutto, di carattere culturale, valoriale. Dove, cioè, si mischiano e si uniscono l’indole giustizialista, assistenzialista, populista e protestataria. E il ricorso sistematico e strutturale alla “piazza”, di conseguenza, diventa il fulcro centrale e decisivo per orientare e condizionare l’iniziativa politica di quel campo politico.

Ma è proprio grazie a questa chiarezza politica, culturale e programmatica che è possibile costruire nuovi equilibri politici. A cominciare, per fare un solo esempio, dal ruolo di tutte le forze centriste, popolari laiche e riformiste, che di fronte ad un quadro del genere non possono che guardare politicamente altrove. Per una questione di coerenza innanzitutto. Politica, culturale, programmatica e anche di metodo e di stile.

Ecco perché il progetto del “campo largo” non va respinto pregiudizialmente e non va sottovalutato con argomentazioni futili e qualunquiste. Perché proprio il “campo largo” disegna un orizzonte politico e strategico comune tra forze e movimenti affini sul terreno culturale. E, di conseguenza, la variegata, composita e vasta area centrista e riformista non può che guardare altrove. In quanto alternativa nel merito, nel metodo e anche nello stile rispetto all’alleanza tra il mondo della sinistra radicale e massimalista e quello del populismo antipolitico e demagogico. Tutto ciò per chiarezza e non per pregiudizi politici o culturali o programmatici o etici.

print_icon