Regionali, coalizioni e alleanze coerenti

Il lento ma progressivo e costante ritorno della politica – almeno questo resta un forte auspicio – dopo il voto del 2002 e il decollo del centrodestra al governo del paese; dopo il riaffacciarsi di una sinistra massimalista e radicale con la vittoria alle primarie del Pd di Elly Schlein e dopo il consolidamento del populismo dei 5 Stelle, hanno indubbiamente contribuito a ridare credibilità alla politica e alle antiche e tradizionali categorie politiche. Pur sempre attuali e moderne, al di là dello scorrere rapido delle fasi politiche e delle stesse stagioni storiche. E, accanto a queste categorie, è sufficientemente chiaro che anche il Centro ha fatto capolino nella cittadella politica italiana non solo perché resta una categoria fondamentale per lo stesso sistema politico italiano ma anche perché resta una costante storica della vita pubblica del nostro paese. A livello nazionale come a livello locale.

Ed è proprio in questo contesto politico che si inserisce il capitolo delle prossime elezioni regionali. E anche di quelle piemontesi. E, al riguardo, l’omogeneità politica, culturale e programmatica delle singole coalizioni che si presenteranno al voto non è affatto una variabile indipendente ai fini della credibilità del progetto di governo e della serietà della stessa politica.

Ora, per entrare nel merito e che riguarda anche il territorio piemontese, è di tutta evidenza che, ad esempio, l’alleanza tra il “nuovo corso” del Pd della Schlein con il populismo dei 5 Stelle sarebbe un fatto politico coerente e anche credibile. Per la semplice ragione che si tratta di due partiti accomunati a livello culturale e anche sul versante programmatico, come le ultime vicende nazionali hanno ampiamente confermato. Un’alleanza, quindi, coerente sul fronte valoriale e su quello politico che può tranquillamente trasferirsi a livello regionale. E questo non solo per una ragione di coerenza politica ma anche, e soprattutto, per la credibilità della stessa politica. Come, sul versante opposto, è abbastanza naturale nonché scontato che la coalizione di centrodestra si presenti unita e compatta al voto regionale.

Sul fronte centrista, invece, un solo dato politico è chiaro e direi quasi oggettivo. Ovvero, si tratta di una cultura politica – quella del Centro, come ovvio – plurale ma politicamente distinta e distante dal massimalismo radicale del Pd della Schlein e del tutto alternativa rispetto al populismo antipolitico e demagogico dei 5 stelle. E rilevare questo dato significa semplicemente ridare credibilità ed autorevolezza alla politica, ai partiti e agli stessi politici. Perché se la politica vuol cercare di uscire dal cono d’ombra in cui è precipitata dopo la sbornia populista di questi ultimi anni, è sempre più indispensabile recuperare coerenza e credibilità. Sul terreno dei comportamenti quotidiani dei politici da un lato e, soprattutto, sul versante della coerenza delle alleanze che si mettono in campo dall’altro.

Per questi semplici, ma essenziali, motivi anche in Piemonte è corretto e coerente che si misurino alle prossime elezioni alleanze e coalizioni politicamente alternative e con programmi di governo altrettanto diversi. Per serietà politica e non per civetteria moralistica.

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