LA SACRA FAMIGLIA

Opere "sparite" di Agnelli,
Sgarbi vuole vederci chiaro

Il sottosegretario invia una lettera alle Soprintendenze di Torino e Venezia per risalire all'ubicazione di alcuni quadri e bassorilievi. Potrebbero essere usciti dall'Italia? L'ennesimo giallo attorno alla disputa sull'eredità dell'Avvocato. Solo tre a rischio di notifica

Che fine hanno fatto le opere d’arte della collezione Agnelli, contese tra la figlia Margherita e i nipoti Elkann? Ora a interessarsene è anche il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. All’interno del braccio di ferro legale sull’eredità, infatti, risulterebbero spariti dipinti e bassorilievi di inestimabile valore, tra cui dei De Chirico, Monet, Gérôme, Balla. Facevano parte della collezione dell’Avvocato e Sgarbi ha fatto sapere di aver inviato una lettera alle Soprintendenze di Roma, Torino e Venezia e al direttore generale Archeologia, belle arti e paesaggio del Ministero della Cultura, chiedendo di verificare l’ubicazione di alcuni di essi.

Dopo il servizio di Report il timore è che alcune di esse possano essere state portate all’estero. “Sulla consistenza della collezione Agnelli in seguito alle ripartizioni ereditarie, è doveroso indicare la posizione del Ministero della cultura relativa all'importanza delle opere per il patrimonio artistico italiano. Essa si esprime attraverso il vincolo di particolare interesse, denominato notifica, affidato alla discrezionalità delle Soprintendenze che, nel corso degli anni, hanno preso atto di acquisti, prevalentemente di arte contemporanea, di autori non italiani in gran parte provenienti dal mercato internazionale e conservati all’estero” afferma Sgarbi. “All’analisi degli elenchi, le opere acquistate soprattutto negli anni ‘60 e ‘70, non avevano né una particolare importanza né più di 50 anni, che all’epoca era il termine per stabilirne lo storico interesse. Tutti i capolavori di autori stranieri risultano in case non in Italia, e non potevano e non possono essere sottoposti ad alcun vincolo”.

Sgarbi poi aggiunge: “Soltanto quattro casi appaiono oggi, attraverso l’inchiesta giornalistica, meritevoli di attenzione e tali da attivare l’impegno delle Soprintendenze di Venezia e di Torino. Si tratta dei bassorilievi di Canova provenienti da Villa Franchetti Albrizzi di Preganziol (che vanno considerati immobili per destinazione) sui quali è stata aperta un’inchiesta; gli esiti della quale non possono, in ogni caso, prescindere dalla conoscenza della loro attuale ubicazione”. E “di sicuro interesse per il patrimonio artistico italiano sono Salutando di Giacomo Balla, del 1908, e Il mistero e la malinconia di una strada di Giorgio De Chirico, del 1914”. Quindi “può meritare attenzione, per la presenza nelle mostre di Venezia nel 1980 e di Roma nel 2015, La chambre di Balthus, del 1954, che pure non ha compiuto settant’anni e non necessita di permessi di libera circolazione”.

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Il servizio di Report, “con il reperimento degli elenchi, conduce a queste conclusioni, per le quali si chiede agli attuali proprietari, gli eredi di Gianni e Marella Agnelli, anche attraverso le verifiche delle Soprintendenze di Torino e Roma, di indicare l’attuale ubicazione delle tre opere che, a termini di legge, non risultando importazioni temporanee né richieste di esportazione, dovrebbero essere in Italia. Per gli altri dipinti, di autori non italiani e non conservati in Italia, appare insensata la pretesa di vincolo e di qualsivoglia tutela da parte del Ministero della Cultura”.