VERSO IL 2024

Sardegna-Piemonte, baratto a rotoli

Fallisce lo scambio tra Schlein e Conte. Nell'isola centrosinistra a pezzi: annullato l'incontro tra Soru e Todde, l'ex governatore conferma la corsa solitaria. A Torino (anzi a Roma) si attende un segnale da Appendino. Monito di Parisi: "Senza primarie non c'è coalizione"

Di un Renato Soru in Piemonte non c’è traccia. Nessuno di quelli che pur masticano amaro e riversano bile in colloqui riservati e nelle chat di whatsapp sembra avere il coraggio di uscire allo scoperto per manifestare apertamente un disagio, che pure è assai diffuso, per come il gruppo dirigente del Pd sta gestendo la partita delle regionali. Sacramentano in privato, ma si guardano bene da azioni clamorose. Come ha fatto, invece, l’ex governatore della Sardegna che, vedendosi privato della possibilità di competere alle primarie contro la candidata di Pd e Movimento 5 stelle Alessandra Todde è pronto alla corsa solitaria (che tanto solitaria non è potendo contare sull'appoggio di due forze civiche, i Progressisti di Massimo Zedda e Liberu, oltreché di Più Europa). Insomma, per dirla in lingua sarda è un centrosinistra su forru, al forno.

Poche ore fa l’ultimo strappo nel fallito faccia a faccia tra lui e la candidata in pectore: “Non avevamo più nulla da dirci privatamente, ma in pubblico sì, con un confronto aperto” ha dichiarato Soru. “Ci siamo incontrati già mesi fa e le ho detto che l’avrei sostenuta se si fosse sottoposta alle primarie” ha ricostruito l’ex governatore, ma Todde si è sempre negata (ben conscia della maggior popolarità del suo sfidante). “Per loro – sbotta Soru, tirando in ballo i 5s – ogni scelta si basava sull’intelligenza collettiva della rete, ora pure le primarie sono una cosa cattiva e l’unica intelligenza buona è quella dei dirigenti di un partito, che si chiudono in una stanza per una discussione fasulla che nasce da una pregiudiziale fortissima: niente primarie, niente altri candidati perché il candidato unico sono io”. Parole (quasi) definitive con cui Soru di fatto si schiera sulla linea di partenza nella corsa per viale Trento, minacciando di andare fino in fondo e intercettare più di un voto di quella sinistra su cui contano Todde e i contraenti del patto giallo-rosso all’isolana.

Parisi per le primarie: "Non bastano i tavoli nazionali"

E intanto anche in Piemonte un certo malcontento inizia a montare e l’ostentato entusiasmo di Piazza del Popolo non basta a lenire la delusione per lo stallo creatosi in vista delle urne. Nella prima linea del partito ci si chiede “fino a che punto resteremo qui ad aspettare un cenno da Elly?”. A parlare, naturalmente in forma anonima, è un sostenitore della prima ora della numero uno del Nazareno, a dimostrazione di come questo sentimento sia trasversale. Non è una questione di Shlein o Bonaccini, quanto piuttosto di un gruppo dirigente locale che mal sopporta intrusioni e ingerenze come dimostrato già in occasione delle amministrative di Torino di due anni fa. Anche allora il partito romano, guidato da Enrico Letta, provò a insinuarsi evocando candidati civici in grado di favorire il campo largo, ma fu stoppato da colui che guidava la federazione di Torino Mimmo Carretta. Questa volta no.

Mentre il centrodestra batte in lungo e in largo il Piemonte, presidiando sagre di paese e proloco, il Pd si strugge in attesa di un segnale dal M5s. E finché ciò non avviene tutto resta sospeso. Il segretario regionale Domenico Rossi, delegittimato dal Nazareno, viene quotidianamente ignorato, quando non addirittura irriso, dagli alleati. Come in occasione della convocazione dell’ultimo tavolo di coalizione, inoltrata per suo conto dall’ex europarlamentare Daniele Viotti. L’ennesimo buco nell’acqua, con defezioni in serie da Italia viva ai Cinquestelle.

È uno stallo alla messicana: uno di fronte all’altra, Daniele Valle e Chiara Gribaudo hanno già messo mano alla fondina, pronti a competere. Con pistole scariche e fucili col tappo. Dal Nazareno si vocifera di possibili nuovi contatti tra Francesco Boccia e il rettore del Politecnico Guido Saracco, che nei mesi scorsi si è sfilato (ma non troppo). Ma con scarse speranze, questa volta da entrambi gli interlocutori. Sull’ex sindaco di Cuneo Federico Borgna, buttato nella mischia dalla renziana Silvia Fregolent nessun cuore si è scaldato e lui stesso è ancora lì che briga per il posto al vertice della Fondazione Crc (dove decisivo è il placet di Alberto Cirio). E allora che si fa? C’è chi si agita e chi si è messo a sedere con fredda rassegnazione, chi addirittura propone di “auto-convocarci, per promuovere quantomeno una discussione” ma è rimasta una provocazione isolata. “Tutto resterà fermo fino all’anno nuovo. Se ne riparla a gennaio” vaticina chi ben conosce questi boschi.

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