VERSO IL VOTO

Piemonte verso il Centro largo.
Tajani: "Azione e Iv con Cirio"

Appello del segretario di Forza Italia: "Si faccia come in Basilicata". Se il partito di Calenda, con Costa, sembra ormai destinato all'alleanza del centrodestra, più travagliata la decisione tra i renziani. Resiste "il veto del dromedario" dopo lo scontro con Delmastro

Appare più di un appello di maniera quello lanciato, in veste di auspicio, da Antonio Tajani a Carlo Calenda e Matteo Renzi per un loro sostegno ad Alberto Cirio. “Azione e Italia Viva hanno deciso di sostenere il nostro candidato presidente in Basilicata, questo dimostra che i presidenti di Forza Italia che hanno ben governato possono aggregare consensi anche al di là del consenso politico del centrodestra” ha ricordato il segretario azzurro annunciando la candidatura alle europee di Letizia Moratti, aggiungendo subito dopo: “Spero che questa possa capitare anche in Piemonte”.

In quel Piemonte dove, dopo l’irrimediabile fallimento del campo largo, il Partito Democratico con la faccia ancora livida per le sberle ricevute dai Cinquestelle alternando le guance in un’interpretazione eccessiva dell’insegnamento evangelico, ora sta cercando un debole ripiego al centro interloquendo sia con il partito di Renzi, con apparenti maggiori probabilità di riuscita, sia con quello di Calenda che, invece, è sempre più orientato con decisione verso il centrodestra. Un’impresa ulteriormente complicata, quella del Pd, proprio per il profilo e la storia della sua candidata, Gianna Pentenero, da sempre vicina se non contigua alla Cgil, schierata da subito con Elly Schlein, insomma molto più connotata a sinistra di quanto non sia il candidato mancato Daniele Valle, il quale avrebbe certamente reso meno tormentata la decisione di una parte dei renziani e probabilmente meno semplice il quasi scontato approdo dei calendiani sul fronte di Cirio. 

Facile che Taiani, proprio guardando a questo quadro definito dopo la candidatura Pentenero e registrando il crescente malcontento di una considerevole parte di Italia Viva in Piemonte, così come avendo presente il quasi compiuto percorso di Azione sotto la guida di Enrico Costa, verso il centrodestra, abbia deciso di giocare la carta del modello Basilicata. Non solo e non tanto per aggiungere forza elettorale all’amico Alberto, da poco uno dei suoi vice nel partito, ma anche per bilanciare ulteriormente il centro rispetto al previsto incasso nelle urne da parte di Fratelli d’Italia e, sia pure in parte minore, della Lega.

Quali motivazioni potrà opporre Renzi all’applicazione dello schema attuato per Vito Bardi anche per Cirio, avanzata da Tajani. Certo non potrà essere il veto del dromedario, ormai citato a ogni piè sospinto nelle chat di Italia Viva, che rimanda alla provocazione del sottosegretario Andrea Delmastro il quale (oggetto di attacchi da parte dell’ex premier per la vicenda del colpo di pistola a Capodanno) un po’ di tempo fa ha portato il quadrupede a Biella per accogliere il senatore di Rignano, evocandone le sue missioni in Arabia. Non con Cirio per non andare con i Fratelli d’Italia, il ragionamento peraltro articolato con fervore dalla stessa numero uno di Italia Viva in Piemonte Silvia Fregolent, renzianissima spesso più di Renzi stesso. Un “mai con Cirio” che convince solo una parte dei dirigenti locali di Italia Viva, dove non sono pochi coloro che preferirebbero appoggiare il governatore uscente. Scelta, peraltro, espressa e argomentata da una figura di rilievo del partito, qual è Luigi Marattin, nell’intervista rilasciata allo Spiffero, che ha rinvigorito speranze tra coloro che in Piemonte la condividono, ma già erano pronti ad arrendersi di fronte alle decisioni dei vertici.

L’auspicio del segretario di Forza Italia giunge, inoltre nelle stesse ore in cui arriva un’altra novità dal centro, per il Piemonte. Trovano infatti conferma le voci della presenza, nella coalizione a sostegno di Cirio, di Noi Moderati, la formazione politica dell’ex azzurro Maurizio Lupi pronto a presentare i suoi candidati, tra cui l’ex senatore Massimo Berutti, anche se quest’ultimo non ha mai fatto mistero di puntare a una posizione nel listino maggioritario per un ritorno a Palazzo Lascaris.

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