TRAVAGLI DEMOCRATICI

Il Pd riconta e "pesa" i voti, pari e patta tra le correnti

Con il sorpasso di Pompeo su Casciano i "riformisti" guadagnano uno scranno. L'ex sindaco di Collegno, schleiniano, pronto a far ricontrollare le sue preferenze, ma potrebbe entrare ugualmente a Palazzo Lascaris qualora, come si vocifera, Salizzoni si dimettesse

Usciti (inizialmente) vittoriosi, nel derby interno contro i riformisti, alle regionali in Piemonte, i sostenitori di Elly Schlein ora fanno i conti con la proclamazione degli eletti da parte del Tribunale di Torino che ha notevolmente ridimensionato il loro successo al punto da decretare un sostanziale pareggio. All’indomani della chiusura delle urne, nella falange che fa capo alla segretaria multigender si parlava di vittoria schiacciante, un gruppo in Consiglio che contava ben otto rappresentanti fedeli al nuovo corso e appena quattro vicini a Stefano Bonaccini: era, secondo quella narrazione, il capovolgimento dei rapporti di forza, pretesto per chiedere addirittura un congresso anticipato. Poi con l’avvicendamento tra l’ex sindaco di Collegno Francesco Casciano e l’ex assessora di Moncalieri Laura Pompeo i pesi si sono riequilibrati. Entrambi, vista l'incollatura che li separa, potrebbero legittimamente chiedere un riconteggio delle schede e Casciano ha già fatto sapere che farà tutte le “verifiche” necessarie. Verifiche che potrebbero non servire se, come si vocifera in ambienti della sinistra dem, Mauro Salizzoni valutasse le dimissioni. Un po' per la fatica del ruolo un po' per consentire di subentrare a un compagno di area, Casciano appunto.

In questo momento il gruppo dem a Palazzo Lascaris può contare su cinque consiglieri regionali di chiara estrazione schleiniana che sono Salizzoni, recordman di preferenze, e Nadia Conticelli eletti a Torino, Simona Paonessa (Vercelli), Fabio Isnardi (Asti) ed Emanuela Verzella (Biella). A loro si aggiunge la candidata presidente Gianna Pentenero, che entra di diritto. Ben sette, invece, i bonacciniani: Monica Canalis, Daniele Valle, Alberto Avetta e Laura Pompeo dal collegio del capoluogo, il segretario Mimmo Rossi da Novara, Mimmo Ravetti da Alessandria e Mauro Calderoni da Cuneo. Su quest’ultimo va fatta una precisazione: dopo essere stato il coordinatore della mozione Bonaccini nella Granda, ha iniziato un processo di avvicinamento a Chiara Gribaudo, deputata e vicepresidente nazionale del partito vicina, seppur non organica, al cerchio magico del Nazareno.

Difficile anche sostenere la tesi che gli elettori “con la scelta dei candidati hanno premiato la linea della segretaria”, portata avanti in particolare dalla presidente del partito piemontese Conticelli. Al di là del fatto che, soprattutto nei territori più periferici queste distinzioni sembrano sfumare, se si sommano i voti degli eletti “riformisti” e di quelli “movimentisti” viene fuori che a fare la differenza sono stati i candidati di Bonaccini. Anche tenendo fuori da questa schiera Calderoni, gli eletti dell’ala centrista conquistano complessivamente 51.223 preferenze, quelli legati a Schlein si fermano a 35.621.

Non solo. I candidati della sinistra dem prevalgono nel cosiddetto Piemonte 2 e soprattutto in quelle province in cui il Pd ottiene il risultato più basso; a Cuneo, dove il centrosinistra dista dal centrodestra ben 40 punti, e poi a Biella, Vercelli e Asti dove i dem si fermano a percentuali prossime o inferiori al 20. Ad Alessandria e Novara siamo oltre il 22, a Torino – dove i bonacciniani vincono 4-2 – il Pd prende oltre il 27 percento. A dirla tutta, chi ben conosce la nuova legge elettorale del Piemonte, sa che a far scattare i seggi nelle province più periferiche è stata proprio l’ottima performance di Torino che ha tirato su la percentuale complessiva del Pd a livello regionale.

La sensazione è che laddove il Pd ha un profilo più moderato riesce ad ampliare il suo consenso, dove si radicalizza perde. Un esempio ulteriore è Verbania, dove il candidato “schleiniano” Riccardo Brezza viene battuto dal centrodestra dopo aver rotto con la sindaca uscente Silvia Marchionini, che lascia il Pd e torna tra i banchi del consiglio comunale. Ed è in questo contesto che il segretario Rossi ha iniziato il suo giro di consultazioni per guidare, senza traumi, l'elezione del capogruppo (poltrona già opzionata da Pentenero) e del vicepresidente d'aula, contesa da Canalis e Ravetti. L'ingresso di Pompeo aumenta le chances di Canalis, ma resta il tema di un Piemonte 2 che rischia di essere sottorappresentato.

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