GIUSTIZIA

Signorini scarcerato, va ai domiciliari

In cella a Marassi dal 7 maggio scorso, l'ex presidente del porto di Genova andrà a stare nell'abitazione trovata in affitto a Genova assieme alla figlia. Dopo essere stato licenziato da Iren il manager non ha più alcuna carica pubblica

Sono stati autorizzati gli arresti domiciliari per Paolo Emilio Signorini, l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova e Savona ed ex amministratore delegato di Iren, arrestato il 7 maggio scorso nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che ha colpito la Regione Liguria, portando agli arresti anche il presidente Giovanni Toti. Signorini era l’unico indagato in carcere. Dopo un primo parere negativo, la gip Paola Faggioni ha accolto l’istanza presentata dai difensori di Signorini, gli avvocati Enrico e Mario Scopesi. Secondo quanto disposto dal giudice, il manager andrà a stare nell’abitazione trovata in affitto a Genova assieme alla figlia. Sarà accompagnato lì dalla Guardia di Finanza. Oggi Signorini, non più presidente dell’Authority e licenziato da Iren, non ricopre alcuna carica pubblica.

Era stato il Riesame a sottolineare come il manager pubblico potesse lasciare Marassi dopo avere trovato una casa idonea e una persona in grado di provvedere per lui. Anche i pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde avevano dato parere favorevole. Per l’accusa Signorini avrebbe accettato regali (vacanze pagate in alberghi di lusso a Montecarlo, fiches, borse e gioielli griffati per le fidanzate) dall’imprenditore Aldo Spinelli e dal manager Mauro Vianello in cambio di favori. L’allora presidente dell’Autority avrebbe, insieme al governatore Toti (anche lui ai domiciliari dal 7 maggio), accelerato l’iter per il rinnovo della concessione trentennale del Terminal Rinfuse. Spinelli, sempre per la procura, avrebbe foraggiato il Comitato di Toti.

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