GRANA PADANA

Salvini vuole punire Gancia. L'opa di Vannacci sulla Lega

La consigliera piemontese sotto accusa per l'intervista allo Spiffero in cui criticava la linea del segretario. Nessuna espulsione per la moglie di Calderoli, tutto si risolverà con un richiamo, al più una breve sospensione. Il piano del generale passa per le regionali

Un buffetto sulla Gancia. Finirà pressappoco così, con un plotone d’esecuzione armato di fucili ad acqua stile Papeete, la “punizione” invocata da Matteo Salvini per l’ex europarlamentare e attuale consigliere regionale del Piemonte Gianna Gancia “rea” di aver rilasciato due interviste (una delle quali allo Spiffero) non autorizzate dal politburo della Lega, ma soprattutto fortemente critiche sull’arruolamento, da parte del Capitano, di Roberto Vannacci e sull’adesione all’eurogruppo di estrema destra dei Patrioti.

E mentre per l’ex deputata europea piemontese di profila un probabile periodo di consegna, ovvero di sospensione dal partito, nel caso in cui la misura sia più pesante rispetto a un semplice richiamo, è proprio al generale arrivato con mezzo milioni di voti e ai suoi disegni, che il leader della Lega dovrebbe guardare non escludendo rischi politicamente assai più gravi rispetto alle pure per lui indigeste dichiarazioni della Gancia.

“Io sono liberale, antifascista, federalista, e autonomista convinta. Lì c’è Orban, c’è Vox – aveva detto allo Spiffero riferendosi al gruppo europeo cui Salvini ha aderito con convinzione ed entusiasmo – che è il partito contro l’autonomia per antonomasia. Una contraddizione palese rispetto agli ideali e ai temi fondativi della Lega”. E nella stessa intervista aveva spiegato come “io su questi temi sono sempre rimasta al mio posto, è qualcun altro che si è spostato nel partito. S’è capito ancora di più quando Roberto Vannacci è stato candidato in tutte le circoscrizioni”. Se poi si aggiunge pure che “Salvini è certamente più interessato al Ponte sullo Stretto che all’autonomia”, non stupisce il fumo dalle orecchie del segretario, aizzato come un toro dalle banderillas dai suoi fedelissimi, lesti picadores smaniosi di veder incornata l’eretica piemontese, per giunta consorte di Roberto Calderoli.

Così, nel partito che un tempo si diceva orgogliosamente leninista, spunta Baffone e pure rischia di aleggiare lo spettro di Berija in quella cartelletta dove finiscono le interviste incriminate, pistola fumante per condannare l’ex europarlamentare che oggi occupa un seggio a Palazzo Lascaris garantito dal listino del presidente Alberto Cirio in cui l’ex presidente della Provincia di Cuneo era stata inserita, fornendola di paracadute nel caso, poi verificatosi, di mancata rielezione in Europa.

Non senza aver avvertito Calderoli, nel corso di un colloquio su altre questioni, Salvini dunque ha mandato la richiesta di provvedimenti nei confronti di Gancia al comitato di disciplina e garanzia, del quale fa parte, oltre al segretario, lo stesso ministro per gli Affari Regionali insieme a Lorenzo Fontana e altri. Comitato che ancora deve riunirsi per decidere quale sanzione comminare ad un altro “reprobo”, quel Paolo Grimoldi la cui espulsione per aver annunciato il suo voto a favore di Forza Italia, pur annunciata urbi et orbi e votata dal Consiglio federale non è ancora stata formalmente comminata dall’organismo preposto. 

Se nel caso dell’ex segretario regionale lombardo la cacciata può starci, a detta di tutti coloro che sanno come vanno le cose nel partito, l’espulsione della Gancia non starebbe né in cielo né in terra, tantomeno nella testa di Salvini, ben conscio di quel che significherebbe un atto del genere per quella parte della Lega che già mugugna e protesta per Vannacci e dovendoci mettere, in sovrappiù, che si tratta pur sempre della moglie di Calderoli. Pur se la Vandea è nel pantheon della Lega originaria, il rischio di creare una Giovanna d’Arco, sarebbe troppo anche per il temerario Salvini, anche se sollecitato da alcuni fedelissimi alla linea dura. C’è addirittura chi, tra veleni e frustrazioni arriverebbe a collegare il caso a un ipotetico, ma del tutto fuori discussione, commissariamento della Lega in Piemonte, con evidente obiettivoo il da poco riconfermato segretario Riccardo Molinari.

Di ben altra consistenza i rischi e le grane cui potrebbe trovarsi a fare i conti Salvini e che arriverebbero proprio dal generale cui il Capitano continua a sostenere financo ad ossequiare a dispetto dei santi e, soprattutto, dei militanti. Vannacci prepara la sua “Pontida” a Viterbo per il 19 e 20 settembre, palco lungo 16 metri e migliaia di posti a sedere, sotto la regia dell’ex senatore leghista Umberto Fusco, ma c’è altro e più della kermesse a allarmare chi nella Lega non da oggi guarda con sospetto l’ex militare. “Me ne frego” scrive lui nell’hashtag con palese riferimento al celebre motto mussoliniano che con i “camerati” sempre più citati lascia poco spazio all’interpretazione del messaggio vannacciano. Però sono altri messaggi, meno ostentati, a dar ragione a chi nel partito di Salvini teme la trappola, anzi già ci si sente dentro. 

Ormai non è un segreto, tra molti dirigenti leghisti, il piano Vannacci, ovvero preparare (facendolo fare a suoi uomini come l’ex colonnello dei parà Fabio Filomeni) il suo partito, costruirlo per ora come una corrente interna alla Lega e poi usarlo. Come? Lo si vedrà a breve, quando le richieste di Vannacci a Salvini per candidare suoi uomini nelle liste della Lega alle regionali di Emilia-Romagna, Umbria e Liguria non potranno più restare nel limbo delle trattative, o sì o no. Nel primo caso Vannacci avrà ottenuto un primo risultato per rafforzarsi territorialmente, mentre continua i contatti personali con non pochi parlamentari leghisti offrendo di stare con lui. Parlamentari, ma che ex e tra questi a ricevere, declinando, le profferte anche il già senatore piemontese Enrico Montani. Se le sue richieste non dovessero trovare l’attesa risposta, Vannacci avrebbe pronto il nuovo partito. In entrambi i casi, per la Lega, una trappola. E lì, sempre i più quelli che si chiedono se il segretario non la veda o non voglia vederla.