MOBILITAZIONE GENERALE

Pdl, per la giustizia soluzioni Radicali

Mentre a Roma si lavora per trovare un "salvacondotto" a Berlusconi, in Piemonte il coordinatore regionale Costa assicura il sostegno alla campagna referendaria. "Banchetti in ogni provincia con i nostri dirigenti". E si aspetta l'arrivo di Pannella

Il Pdl piemontese scende ufficialmente in campo a sostegno della campagna referendaria sulla giustizia. Iniziata in sordina nelle settimane scorse, quando alcuni amministratori sono stati presenti ai banchetti come autenticatori, la collaborazione con i Radicali, promotori dell’iniziativa popolare, assume ora i tratti della mobilitazione di partito. «Nel nostro Paese ci sono due emergenze: quella economica, rispetto alla quale il governo sta cercando di dare risposte, e parallelamente c’è il nodo giustizia, caro ai Radicali ma da sempre anche a Forza Italia prima e al Pdl poi», spiega il coordinatore piemontese degli azzurri Enrico Costa che annuncia per i prossimi giorni una conferenza stampa comune, a cui è stato invitato Marco Pannella. «Tra Pdl e Radicali c’è piena sintonia sul tema della giustizia», ribadisce, e di certo la condanna di Berlusconi ha spinto ad accelerare offrendo «la massima disponibilità organizzativa, anche nel mese di agosto».

 

Per i berluscones l’appoggio referendario è parte integrante di una «grande battaglia sulla riforma della giustizia che affronti e risolva una volta per tutte una delle principali anomalie: l’uso politico della giustizia». Come ha spiegato Fabrizio Cicchitto, «paghiamo questa anomalia su ogni terreno, su quello dei diritti politici, delle libertà individuali, della stessa efficienza economica e oggi il Pdl, domani Forza Italia continuano e continueranno con Silvio Berlusconi la battaglia per la libertà su ogni terreno». In questi mesi di concitata polemica sulle priorità del governo, del Parlamento, sui processi del Cavaliere e sulle necessità di riforma in alcuni apparati dello Stato, i Radicali continuano una battaglia che portano avanti oramai da diversi anni: quella per una riforma dell’intero sistema giustizia, lento, elefantiaco, iperburocratico e, soprattutto, irrispettoso dei più basilari diritti civili ed umani del cittadino. Entrare in un tribunale civile, in Italia, significa uscirne (in media) solo dopo 1260 giorni; sul penale è, se possibile, persino peggio: la presunzione d’innocenza è oramai diventata un “privilegio d’innocenza”, con un 45% di detenuti in attesa di giudizio (la metà dei quali verrà giudicata innocente), ed una situazione carceraria divenuta oramai intollerabile per sovraffollamento e condizioni di detenzione che definire “inumane” non è davvero esagerato.

 

I quesiti referendari riguardano:
1) PER LA RESPONSABILITA’ CIVILE DEI MAGISTRATI: perché il cittadino possa ottenere il giusto risarcimento per i danni e per le ingiustizie patite.
2) PER IL RIENTRO NELLE FUNZIONI PROPRIE DEI MAGISTRATI FUORI RUOLO: perché i tanti magistrati dislocati nei vertici della pubblica amministrazione tornino alle loro funzioni originarie così da smaltire l’enorme quantità di processi che si sono cumulati.
3) CONTRO L’ABUSO DELLA CUSTODIA CAUTELARE: attualmente tanti cittadini vengono arrestati e restano in carcere in attesa di processo per mesi. Perché il carcere preventivo, cioè prima della sentenza di condanna, si applichi solo per reati gravi.
4) PER L’ABOLIZIONE DELL’ERGASTOLO: la detenzione deve avere come finalità, come prevede la Costituzione, la rieducazione del condannato. E’ un principio di civiltà giuridica in contraddizione con il carcere a vita.
5) SEPARAZIONE DELLE CARRIERE: perché è un diritto del cittadino essere giudicato, come avviene in tutte le democrazie occidentali, da un “giudice terzo”, obiettivo e imparziale e questo si ottiene solo separando le carriere del Pubblico Ministero e del Giudice.