Gruppo Trasporti Piemonte, si parte
08:35 Domenica 29 Giugno 2014 1Con il "salvataggio" dell'alessandrina Atm da parte di Gtt si avvia il processo di integrazione delle partecipate locali. L'obiettivo è creare una multiutility del Tpl. Il piano prevede il coinvolgimento di Asti, Grandabus e ferrovie. Con l'aiuto di Iren
Viaggia sulla linea Torino-Alessandria il riassetto del sistema del trasporto pubblico locale in Piemonte. Un piano che prevede la progressiva integrazione delle aziende partecipate dai vari Comuni per dar vita a un unico gruppo, una multiutility in grado di governare nel suo complesso il settore, su gomma e su rotaia. Prospettiva imposta dalla scarsità di risorse disponibili che, come è stato confermato ieri a Cuneo dal neo assessore a Trasporti e Infrastrutture Francesco Balocco nel corso di un convegno dell’Uncem, scendono dai 12 milioni stanziati nel 2013 a 8 “reali” disponibili per il Tpl nel 2014. Ecco allora prendere corpo quella che fino alla vigilia del voto era una semplice suggestione, accarezzata per primo dal sindaco di Torino Piero Fassino. E il primo tassello è proprio il “salvataggio” dell’Atm, partecipata del trasporto pubblico di Alessandria, incagliata nei debiti, che ha una sola speranza cui aggrapparsi per evitare il fallimento: trovare un partner privato. Impresa tutt’altro che semplice, considerata la situazione in cui versa il settore, addirittura disperata se la ricerca del nuovo socio è ristretta all’ambito dell’imprenditoria privata in senso stretto.
È per questo che appare più probabile un lavorìo di avvicinamento da parte del Comune di Alessandria, socio di maggioranza di Atm con il 94% delle quote, alla torinese Gtt. A supporto di questa ipotesi, che tale e null’altro per ora è, vi sarebbe il combinato disposto che vede l’estrema sintonia e vicinanza tra il sindaco di Alessandria Rita Rossa e Fassino unite al fatto che il Comune di Torino è socio di Atm, sia pure solo per un 4, 52%, un coinvolgimento che risale all’epoca in cui vi fu il passaggio da municipalizzata a partecipata e la legge imponeva la presenza tra i soci di almeno due enti locali. Un socio finora dormiente, la Città di Torino, che oggi potrebbe essere risvegliato proprio per favorire o agevolare quella ricerca del nuovo partner che la Rossa ha chiesto al cda della partecipata.
Ma il ruolo che potrebbe giocare il Gruppo Torinese Trasporti nella vicenda potrebbe risultare addirittura di maggior respiro, rispetto a quello di mero salvataggio della società alessandrina. La situazione in cui versa quest’ultima non è un’eccezione e certifica di fatto quel che ormai è noto e viene confermato a più voci da chi opera nel settore: per amministrazioni comunali di piccole, ma anche medie dimensioni non è più sopportabile avere in pancia e gestire senza dissanguarsi aziende di trasporto. L’unica via d’uscita, per evitare disastri ed emorragie finanziarie è quello di dare vita ad accorpamenti in grado di reggere non solo i costi vivi, ma anche tutte le problematiche, a partire da quella occupazionale e sindacale, che queste ex municipalizzate comportano. Il grande progetto caro al cultore per antonomasia della multiutility Piero Fassino, che avrebbe fatto breccia in Sergio Chiamparino, è quello di una grande azienda del trasporto regionale, in grado di affrontare e superare le innumerevoli problematiche che si presentano ormai continuamente su tutto il territorio regionale e di cui quella di Alessandria è solo l’ultima in ordine di tempo, ma non certo in assoluto.
Il rischio per la nuova giunta regionale, chiamata a dover fare i conti con risorse sempre più ridotte, è quello di finire impallinata dagli attacchi di lavoratori e sindacati del trasporto pubblico locale e pure dalle stesse amministrazioni locali, sia pure di analogo colore politico. E l’esempio si è avuto proprio ieri all’inizioativa cuneese dove è toccato al senatore Stefano Esposito fa r tornare con i piedi per terra alcuni sindaci che con voli pindarici proponevano interventi a dir poco da “libro dei sogni”. L’unico modo per disinnescare queste mine disseminate dal Nord a Sud e da Est a Ovest del Piemonte e risolvere in maniera organica i problemi del trasporto pubblico locale sembra dunque stare nell’idea, che sarebbe già ben delineata nei programma a breve e medio termine di Chiamparino. Appoggiato convintamente da Fassino. A cui va aggiunto un serio, credibile - e soprattutto sostenibile sul piano finanziario – programma di opere che contenga precise priorità, rassegnandosi di fronte alla scarsità delle risorse (“I soldi pere le infrastrutture – ha detto Esposito – sono un po’ come i carri armati di Mussolini”).
Nel frattempo è urgente non lasciar affogare nei debiti aziende che sono in procinto di portare i libri in tribunale. Ecco, quindi, il ruolo di Gtt: quello di una sorta di rianimazione d’urgenza in attesa della terapia definitiva. Che questo accada per Alessandria non è certo, ma assai probabile. Su un bilancio da 16 milioni di euro Atm si è vista tagliare 3,5 milioni dal Comune, 800mila euro dalla Regione e 200mila dalla Provincia. Situazione aggravata dal fatto che i tagli sono arrivati quando i servizi erano già stati erogati. Aggiungendo debiti e interessi pregressi si arriva al buco che oltrepassa i sei milioni di euro. Sul fronte occupazionale i sindacati lanciano l’allarme per la cassa integrazione in deroga. Insomma, è chiaro come la situazione sia a dir poco pesante e che i tempi di manovra assai ristretti. Troppo per poter aspettare il Cavaliere Bianco con il portafoglio gonfio in grado di salvare dal tracollo la partecipata dei trasporti alessandrina.
Non che l’eventuale percorso per arrivare a un salvataggio da parte di Gtt sia semplice, ma risulterebbe decisamente meno complicato e più breve rispetto all’attesa di un soggetto da ricercare sul mercato e, soprattutto, da convincere. Una qualche attrazione potrebbe essere esercitata dai servizi urbani ed extraurbani che svolge Atm, ma il rischio è che si verifichi quanto successo proprio con Gtt, ovvero che i vincoli imposti sui prezzi dal contratto di servizio e quell’incompiuta liberalizzazione che hanno fatto andare deserte le due gare per mettere sul mercato il Gruppo Torinese Trasporti, tengano lontano ogni potenziale investitore. Tutto sarebbe stato più semplice se anziché la Città di Torino, Atm avesse avuto in pancia anche per una quota minima proprio Gtt, ma questo, stando a quel poco che filtra sulle prime mosse, non pregiudicherebbe affatto quello che sembra il tentativo con maggiori probabilità di riuscita, certo per quel legame sempre più stretto tra Fassino e Rossa, ma anche e soprattutto per imboccare la via, senza pericolose voragini, verso il progetto di grande azienda regionale.
E se il fil rouge Rossa-Fassino è già ampiamente collaudato con la vicenda Amag e il percorso verso la multiutility che dovrà comprendere pure la filiera dei rifiuti e con un futuro in cui si intravede l’ombra del grande cappello di Iren, il nome di quest’ultima torna anche nella questione trasporti, pur non essendone certo il core business. Iren, proprio con a Gtt, ma anche Amiat, Smat e Asta è unita nella Nord Ovest servizi Spa detentrice del 45% di Asti Servizi Pubblici, la partecipata (al 55%), modello cui si guarda con molto interesse da parte della governance di Atm. Un modello, quello, astigiano che vede in un’unica multiutility l’energia, i rifiuti, il ciclo delle acque, i parcheggi e i trasporti. Proprio quello che sembra aver in mente Rita Rossa che ha già incominciato con l’allargamento del Gruppo Amag alla filiera dei rifiuti. Se l’operazione Gtt salvasse Atm, non rimarrebbe che chiudere il cerchio con Iren, che potrebbe a sua volta entrare come soggetto finanziario, pur non industriale, nella futura azienda unica del trasporto regionale.
Il tutto coinciderebbe con l’idea cui si sta lavorando nell’Anci di Piero Fassino: un sistema di advisoring per le multiutility elaborato da Stefano De Capitani, fedelissimo uomo dei conti del sindaco di Torino e dall’inizio dell’anno a capo del Gruppo Amag di Alessandria. L’orizzonte comprenderebbe inoltre, anche il settore ferroviario dove il rapporto tra regione e Gruppo Fs godrebbe di un ufficiale di collegamento già al servizio dell’ex assessore Barbara Bonino. Il suo successore Balocco avrebbe infatti tra i suoi stretti collaboratori confermato, in barba allo spoil system, Viorel Vigna, ex aennino da sempre uomo dall’intenso e facilitato dialogo con le Ferrovie, che godrebbe di grandi sostegni in Rfi ma anche nel campo politico avverso (alla sua riconferma avrebbero dato il loro fattivo contributo il sindaco di Grugliasco, di cui è consigliere di opposizione, e il segretario regionale Pd Davide Gariglio). Nel frattempo Gtt, presieduta guarda caso dall’ex numero uno di Iren Energia Valter Ceresa, arriverebbe in soccorso per evitare il fallimento di Atm e di altre partecipate in difficoltà, riservandosi magari, esaurito questa emergenza, un ruolo di supporto nella fase di start up di nuove aggregazioni. In vista della nascita di quella società unica del trasporto regionale in grado di bonificare quel territorio piemontese che, nel trasporto pubblico locale, per Chiamparino e la sua giunta resterebbe invece un campo minato.