La Partecipata “rossa” finisce in Procura
08:33 Venerdì 20 Febbraio 2015 0Epilogo scontato per la E&T, Energia e Territorio di Alessandria, misterioso carrozzone pubblico controllato dalla politica locale. Dopo operazioni discutibili, azzardi e un finanziamento ottenuto da MontePaschi è affogata nei debiti. La denuncia del M5s
Nel delirio di grandezza erano andati addirittura in Cina ad aprire una società satellite. Adesso chi negli anni ha gestito, governato e tenuto in vita la partecipata della Provincia di Alessandria Energia & Territorio ormai soffocata dai debiti, dovrà fare solo pochi passi, ma malvolentieri. Quelli che servono per arrivare a Palazzo di Giustizia. Costellata da troppi lati oscuri, giri di denaro pubblico, risiko societari e molto altro di poco chiaro, la vicenda di E&T è infatti finita sul tavolo del pubblico ministero. Il M5s ha presentato alla Procura della Repubblica di Alessandria un esposto denuncia nei confronti di “tutti coloro i quali la S. V. – scrivono i pentastellati al magistrato - dovesse ritenere responsabili di eventuali reati che saranno ravvisati nella precedente narrativa ed in particolare nei confronti degli amministratori della Società E&T e degli esponenti politici e amministrativi della Provincia di Alessandria”.
La “narrativa” è un dettagliato excursus di quanto è ruotato, specie negli ultimi anni, ma non solo, attorno a quello che si sarebbe rivelato nulla più di un inutile carrozzone mangiasoldi, tenuto in vita con iniezioni di denaro e architetture societarie dalle ragioni a dir poco incomprensibili. Firmato dal capogruppo a Palazzo Lascaris Giorgio Bertola, dal consigliere regionale Paolo Mighetti e da quelli comunali di Alessandria Andrea Cammalleri, Domenico Di Filippo e Angelo Malerba, l’esposto evidenzia come “E&T ha nel corso degli anni più volte modificato il proprio oggetto sociale, occupandosi di infrastrutture informatiche e telecomunicazioni, risparmio energetico, manutenzione impianti termici, gestione finanziamenti, gestione siti internet, rapporti con la Cina, gestione delle multe, progettazione e realizzazione di una strada in Sardegna. Il continuo cambio e ampliamento dell’oggetto sociale verso attività anche molto differenti tra loro, si pone – si legge ancora nella denuncia - in contrasto con i fini istituzionali perseguibili da un ente locale quale la Provincia di Alessandria, la quale, dovendo esercitare un controllo analogo sulla E&T, aveva piena responsabilità nella definizione delle strategie societarie”.
Strozzata dai debiti e senza un’attività che ne giustificasse la sopravvivenza, E&T è finita in liquidazione, ma se questo nelle intenzioni di qualcuno sarebbe dovuto equivalere a mettere la sordina su quello che ha i tratti di uno scandalo e forse pure qualcosa di più, l’intento pare fallito. I grillini evidenziano al magistrato come “l’esame degli ultimi due bilanci disponibili, relativamente agli esercizi 2011 e 2012, quest’ultimo peraltro approvato tardivamente, fatto di estrema gravità rilevato dalla stessa Corte dei Conti nella sentenza 27/2014, evidenzia una gestione poco oculata delle risorse pubbliche da parte di E&T. Il bilancio 2011 – inoltre - presenta un risultato di esercizio negativo pari ad euro 646.597,00, con un indebitamento complessivo pari ad euro 4.446.429,00 mentre nel 2012 si registrava una perdita di -1.486.813. Il tutto a fronte di un’operatività effettiva molto ridotta la quale non può giustificare una struttura di costi così rilevante”.
Una sequela di operazioni finanziarie, quella riportata nell’esposto, che di fatto ripercorre anni in cui in un assordante silenzio la partecipata ha continuato a sopravvivere senza profitti e con costi sempre più elevati. E una domanda che ancora attende risposta: perché e a chi serviva quel carrozzone mangiasoldi? Una società “le cui gravi condizioni finanziarie sono manifeste quantomeno dal 2010, quanto i dati lasciavano già emergere una situazione critica della quale non si è preso atto finanziando una situazione debitoria attraverso il ricorso a ingenti prestiti bancari, contribuendo negli anni alla creazione di un buco di bilancio ai danni della collettività che attraverso la Provincia di Alessandria era detentrice della quasi totalità del capitale di E&T”.
Dalla sua nascita al vertice di E&T si succedettero presidenti e ad, sempre di nomina o padrinaggio politico. L’ultimo a guidarla è stato un uomo di spicco del Pd e prima ancora dal Pci, Guido Ratti, storico tesoriere del partito, lo “Sposetti” mandrogno insomma. I pentastellati lo chiamano in causa, tra l’altro per essere stato “uno dei liquidatori nel 2012 della Siweb Srl” una delle partecipate della partecipata, così come chiedono di vederci chiaro sulla cessione di ET Serco il 18/2/2013 a Kickoff Srl, e su quella della società costituita in Cina, la Nanjing Riverside. “Anche in questo caso si evidenzia un dubbio sulla legittimità di alcuni investimenti nonché su chi abbia beneficiato delle operazioni di cessione di parte dell’attività” sostengono i pentastellati.
Ma semmai ci sia qualcosa di meno chiaro del resto in questa vicenda già di per sé a dir poco opaca, è la storia della fidejussione da un milione e ottocentomila euro sottoscritta dalla Provincia di Alessandria a garanzia del debito contratto da E&T con MontePaschi. Come rivelato nei mesi scorsi dallo Spiffero l’allora presidente e amministratore delegato di E&T Guido Ratti chiede e ottiene dalla banca senese un finanziamento che sfiora di due milioni di euro. A cosa servissero non si è mai capito, che fine abbiano fatto neppure. Certo è che, come ricordano i grillini in quel periodo già “era evidente che non c’erano i presupposti per un risanamento di E&T e delle partecipate”. Montepaschi concede il mutuo, ma chiede garanzie. Che arrivano dalla Provincia, presieduta all’epoca da Paolo Filippi (allora ancora iscritto al Pd). Una fidejussione che, nel caso probabile di incapienza dell’ormai decotta E&T, imporrà alla Provincia il pagamento del debito. Una decisione quella assunta a Palazzo Ghilini che il M5s definisce “poco chiara, quando era evidente che non c’erano i presupposti per un risanamento di E&T e delle partecipate, scaricando di fatto gli oneri di una gestione fallimentare sul bilancio provinciale e quindi sui cittadini”.