SANITA' & POLITICA

Ospedale di Casale, fuoco amico su Saitta

Il parlamentare di zona del Pd Lavagno scrive una lettera aperta per criticare la riorganizzazione ospedaliera. L'assessore, imbufalito, lo manda a stendere senza troppa diplomazia: "Caro onorevole, eviti di screditare la giunta"

Problemi di comunicazione dalle parti del Pd. Citano come un mantra la banda larga e poi inciampano nel filo del telefono. E se scrivono allora sono disastri. Come quello combinato dalla matricola parlamentare Fabio Lavagno, eletto nella lista di Sel e poi migrato nel Partito Democratico dove, al momento dell’accoglienza, pare abbiano commesso l’imperdonabile errore di non spiegargli come funzionano le cose. Compreso il telefono. 
 
 
Il povero Lavagno almeno si sarebbe evitato il triste primato di far imbufalire Antonio Saitta, incazzato più che se gli fosse passato sui piedi col suv il suo predecessore Paolo Monferino, sbigottito manco avesse visto un altro ex inquilino di corso Regina, passofelpato-Ugo Cavallera, scatenato in un twist. Gli è che il deputato ex vendoliano l’altro giorno scrive una lettera a Sergio Chiamparino e all’assessore alla sanità paventando rischi di tagli per l’ospedale di Casale Monferrato, la sua città, e chiedendo ai due un incontro con i sindaci. Compresa quella di Casale, Titti Palazzetti (Pd) appena eletta a capo dell’assemblea dei Comuni dell’Asl alessandrina, del tutto ignara dell’iniziativa di Lavagno e, dicono, pure lei piuttosto contrariata. Scrive la lettera, Lavagno, ma invece di spedirla ai destinatari o, quantomeno, annunciarla loro, la manda ai giornali locali. Tuoni e fulmini in corso Regina quando qualcuno la mette sotto gli occhi dell’assessore. Che sulla questione di Casale era intervenuto ancora poche giorno fa, credendo di aver chiarito ogni dubbio. Magari non ai partiti di opposizione che fanno il loro mestiere, ma almeno nel Pd, accidenti, sì. Invece no. Fuoco amico e, per giunta, alle spalle. Iniziano a trillare i telefoni lungo il Tanaro e in riva al Po. 
 
 
Anche un solitamente pacato Domenico Ravetti, presidente della commissione Sanità di Palazzo Lascaris, sbotta e conviene al telefono con l’assessore sulla legittima irritazione per quella mossa a dir poco maldestra del deputato casalese. Da Roma, dov’è alla Conferenza delle Regioni, Saitta detta ai suoi una risposta che sembra un colpo di 44 magnum. Lo stesso calibro usato dal suo quasi omonimo protagonista dei poliziotteschi anni Settanta, Tony Saitta, ben vivo nella memoria del Chiampa, tanto da riferirsi, talvolta, al suo assessore chiamandolo Tony. Altro che “caro compagno”, la missiva diretta a Lavagno incomincia con un formalissimo “Egregio on. Lavagno” e prosegue sempre con il "lei". Questo non impedisce a Saitta di scoccare frecce al curaro verso il deputato. “Con un certo stupore ho letto la lettera inviata al Presidente Chiamparino e a me (ma prima agli organi di informazione alessandrini) nella quale, facendosi portavoce dello “smarrimento” degli amministratori locali, operatori sanitari e cittadini, ci invita a “serio confronto” sul futuro dell’ospedale S. Spirito (…). Mi rammarica constatare che ci sia qualcuno che strumentalizzando le questioni, vuole alzare i toni, gettare discredito sull’operato della Giunta finendo solo per spaventare i cittadini e gettare discredito sulla sanità casalese. Ma mi  rammarica – puntualizza Saitta - ancora di più quando mi trovo a constatare che analoghe strumentalizzazioni avvengono anche in casa nostra, ovvero all’interno del Partito Democratico e del centrosinistra”.
 
 
Insomma, queste cose non si fanno. Se si deve discutere o chiedere qualche cosa, non è quello usato dall’onorevole il modo giusto. Toni duri? Niente rispetto alle righe che seguno: “Per prima cosa, Le ricordo che quando ci si vuole  davvero parlare non si scrivono lettere aperte, ma si possono utilizzare strumenti di recente invenzione noti come 'telefoni', - scrive proprio così, l’assessore al deputato -. Le garantisco che tali strumenti  funzionano e ci consentono contatti quotidiani, costanti e puntuali, indispensabili per comprendere ed affrontare i problemi man mano che emergono”. La lettera prosegue con le rassicurazioni sul futuro dell’ospedale e quel “confronto con gli amministratori locali del Casalese che non è mai venuto meno”, ma ormai per Saitta il posto di Lavagno è dietro alla lavagna.