Pd (diviso) in piazza per le unioni civili
Stefano Rizzi 15:42 Sabato 16 Gennaio 2016 5Nonostante le spaccature parlamentari sulle adozioni, il partito piemontese aderisce ufficialmente alla manifestazione promossa dalle organizzazioni gay. Prevale la mediazione del segretario Gariglio: "Comprendiamo le sensibilità diverse, ma la linea è chiara"
Il Partito democratico del Piemonte aderirà alle manifestazioni a favore del decreto Cirinnà su diritti civili e stepchild adoption organizzate per sabato prossimo dalle associazioni Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transgender) nelle principali città. A Torino il raduno sarà alle 15,30 in piazza Carignano e in altre città piemontesi si svolgeranno analoghe iniziative. Una decisione, quella presa dalla segreteria regionale, nient’affatto scontata viste le diverse opinioni sul tema all’interno del partito che si riflettono senza eccezioni anche fra i dem piemontesi: dal sì incondizionato della sinistra e parte dell’area renziana al fermo no dei cattolici, passando per posizioni che richiamano a una mediazione come quella avanzata dai parlamentari in un documento sottoscritto da una trentina di parlamentari tra i quali Enrico Borghi e Mino Taricco.
È stato un Davide Gariglio laicamente ecumenico, oltre che super partes in virtù del suo ruolo di segretario regionale, ad evitare che la proposta arrivata in primis dal giovane turco Andrea Pacella, ma anche dalla sinistra Retedem con Mauro Cattaneo, finisse per far esplodere le contraddizioni, vista appunto la presenza nell’organismo di chi rappresenta quella componente i cui parlamentari hanno già annunciato di votare contro il Cirinnà se non interverranno modificazioni, in particolare, sul punto che aprirebbe la via all’utero in affitto. “L’Italia – afferma Gariglio in una nota con il collega di Torino Fabrizio Morri - è uno dei pochi paesi europei che non prevede nessun riconoscimento giuridico per le coppie dello stesso sesso, crediamo sia arrivato il momento di compiere un passo in avanti verso l’estensione dei diritti. La materia è complicata – concludono – comprendiamo le sensibilità diverse e condividiamo la libertà di voto, ma la linea della maggioranza dei democratici è chiara”.
A dare il via libera all’adesioni alle manifestazioni del 23 gennaio prossimo è stato, ovviamente, anche altro: quella volontà espressa da Matteo Renzi di portare in aula il testo così com’è pur mettendo in conto l’incognita del voto non poteva certo essere smentita con una decisione che avrebbe sollevato un polverone. E così anche dal segretario molto vicino alla sagrestia di Stefano Lepri è arrivato il disco verde, motivato con quella caratteristica fondativa dello stesso Pd che ne fa “un partito plurale”, ma ancor più con la necessità di non aprire fronti poi difficili da presidiare.
Non che la questione sia filata via come l’olio, l’altra sera, però. Soprattutto quando parlando dei senatori apertamente avversi al Cirinnà – in Piemonte sono almeno tre: oltre a Lepri, Gianluca Susta e Nicoletta Favero – la presidente del Pd regionale Giuliana Manica ha posto il problema, neppur velatamente, della loro stessa permanenza nel partito in seguito alla posizione assunta. Premesso che Susta, pur facendo parte del gruppo a Palazzo Madama non è iscritto al partito e quindi ogni provvedimento sarebbe impossibile, il tema proposto dalla Manica è ben presto caduto sotto le repliche di coloro che ritengono la questione annoverabile tra i casi in cui la decisione viene lasciata alla coscienza del singolo. Non un voti di coscienza, bensì una posizione politica ben definita: questa la valutazione, invece, della stessa Manica che per alcuni istanti ha rischiato di far deflagrare la questione.
Qualcuno ha fatto notare come lo stesso documento dei trenta parlamentari annoveri tra i firmatari non solo cattolici, ma anche laici che chiedono un approccio più mediato al tema della stepchild adoption tramutandola in affido rafforzato. Un’ipotesi questa che viene rigettata con decisione dal senatore turco Daniele Borioli: “Nel merito, sono totalmente in disaccordo e se la proposta approderà in Parlamento, non la voterò. Non si comprende come questo diverso istituto risulterebbe efficace a prevenire la pratica del cosiddetto utero in affitto, contro cui vorrebbe muoversi la proposta”. Detto questo, la posizione di Borioli differisce da quella della Manica sulla questione di coscienza: “Sul tema dell’adozione, e non su quello delle unioni, che stavano esplicitamente scritte nel programma del Pd, del quale tutti noi eletti eravamo a conoscenza al momento della candidatura, e che pertanto non possono a mio parere essere propriamente ricondotte a questioni di coscienza, è non solo opportuno ma addirittura doveroso che il partito e il gruppo lascino a ciascun singolo parlamentare piena libertà di valutazione e di voto. Dico non a caso a ciascun singolo parlamentare, perché a mio parere la libertà di coscienza è per sua natura un esercizio che ai applica al delicato rapporto tra le convinzioni individuali profonde di natura etica, filosofica, religiosa, di una persona e le scelte che quella stessa persona è chiamata a compiere, nell'esercizio di una funzione pubblica”.
Voto con libertà di coscienza o, secondo la versione della Manica, posizione politica precisa che sia, è al Senato che il decreto Cirinnà dovrà passare le forche caudine, visti i numeri che ballano. L’ostacolo ben meno arduo, ma per alcuni versi potenzialmente foriero di spaccature che poteva presentarsi alla segreteria regionale, è stato superato in nome della ragion di partito e con l’ecumenismo di vecchia scuola democristiana di Gariglio. Ora non resterà che vedere chi tra parlamentari e personaggi di primo piano del Pd piemontese, sabato prossimo sarà ai banchetti della associazioni. Si dice che Piero Fassino abbia già assicurato la sua presenza.