STELLE CADENTI

“Sul futuro di M5s decida la base”

Da Torino un appello per coinvolgere gli attivisti nella fase post Casaleggio. A lanciarlo il capogruppo in Sala Rossa Vittorio Bertola. Grillo resta a guidare la nave finché le acque non si saranno calmate. E a Novara c'è chi contesta la candidata sindaca

La discussione sul futuro del Movimento 5 stelle non può essere circoscritta ai soli gruppi parlamentari “ma dovrebbe coinvolgere pubblicamente tutti gli attivisti e i cittadini che hanno dato e danno energia e forza al Movimento”. Da Torino si accende un warning sui processi che, dopo la morte di Gianroberto Casaleggio, stanno investendo il firmamento pentastellato. L’appello, affidato a uno scarno post su facebook, è di Vittorio Bertola, capogruppo in Consiglio comunale, già sfidante di Piero Fassino nel 2011 e tra le poche anime critiche di un gruppo, quello sub-alpino, da tempo sub-alterno ai vertici nazionali, come dimostrato nella recente discussione sulle unioni civili, in cui l’anima laica incarnata da Alberto Airola (fino a un certo punto sostenuto da tutto lo stato maggiore) è stata costretta ad abbassare la testa e, tra un vaffanculo e l’altro, a votare contro un provvedimento scritto, fino al giorno prima, a quattro mani con il Pd.

 

La scomparsa di Casaleggio è il tappo che salta, la sicura che non c’è più su un ordigno che da un giorno all’altro, ora, può esplodere. Il Movimento 5 stelle è a un passo dal fare Boom! E la deflagrazione sarà violentissima se in tempi brevi non si ripristinerà un nuovo ordine, nuove gerarchie, una struttura che vada oltre il Direttorio e la Casaleggio Associati. Il M5s sta diventando un partito e ogni partito per stare in piedi ha bisogno di un’architettura e di un leader (Beppe Grillo sta assicurando in queste ore i suoi che, in questa fase di passaggio, tornerà ad assumere quel ruolo di garante abbandonato negli ultimi mesi in cui era tornato a vestire i panni del comico). Bertola, tra i pochi che pubblicamente si occupa della questione, lo sa bene e per questo prova a salvare almeno il dna di un animale che sta cambiando pelle. “Se dovremo dotarci di una struttura, almeno facciamola scegliere agli attivisti, diamo loro la parola”. Un appello giunto all’indomani dell’ennesima riunione a porte chiuse (“che fine ha fatto la telecamera dello streaming” si chiede un militante) tra i gruppi di Camera e Senato: all’ordine del giorno strategie comunicative e nuovi assetti, con i senatori che reclamano maggior spazio rispetto all’egemonico gruppo dei deputati. Da Montecitorio arrivano tutti e cinque i membri del Direttorio, di cui quattro sono campani e uno del Lazio. Nel Nord Italia c’è un altro pezzo del potere grillino, la Casaleggio Associati, Torino è una provincia dell’impero ai più sconosciuti. Davide Bono è il leader riconosciuto, Chiara Appendino la candidata sindaca voluta da Bono (e designata senza primarie on line, ma con il voto di un’assemblea di grandi elettori), gli altri girano intorno seguendo la propria orbita.

 

Intanto, mentre nel capoluogo la Appendino prosegue la sua campagna elettorale e gode della piena fiducia di tutto il gruppo dirigente, a Novara, l’altra candidata, Cristina Macarro, fatica non poco a tenere a bada i capataz locali, a partire da quel Luca Zacchero, che dopo aver provato a ottenere l’incoronazione per essere candidato a sindaco ora punta a Montecitorio. Si parla di una lotta per la leadership che coinvolgerebbe, oltre al già citato Zacchero, i parlamentari Carlo Martelli e Davide Crippa, mentre alcuni candidati a Palazzo Cabrino sono stati esclusi dalla lista e le riunioni risultano sempre più deserte. Così Novara rischia di diventare uno dei pochi capoluoghi di provincia in cui, nonostante le divisioni del centrodestra, i grillini non vanno neanche al ballottaggio.