FASE 2

"Siamo pronti, riapriamo gli atenei"

L'Università del Piemonte Orientale si prepara al prossimo anno accademico. Il rettore Avanzi: "La didattica in presenza è l’unica in grado di formare uno studente". Un segnale in controtendenza rispetto al collega del Politecnico e a Geuna

L’Università del Piemonte Orientale è “pronta ad affrontare l’anno accademico in qualunque modalità”. Ha combattuto la pandemia su due fronti: quello medico, nella sua qualità di direttore della struttura di medicina d’urgenza dell'Ospedale di Novara, e quello accademico, come rettore dell’Upo. Gian Carlo Avanzi, torinese trapiantato da anni a Novara, classe 1954, guida dal 2018 l’ultimo nato tra gli atenei piemontesi. Un’università che nonostante la giovane età (22 anni compiuti da poco) ha già saputo scalare le varie classifiche di rating a livello nazionale e che ha uno dei suoi punti di forza proprio nella Scuola di Medicina. Ed è proprio lui a voler dare un segnale in controtendenza rispetto ai colleghi del Politecnico e dell’Università di Torino Guido Saracco e Stefano Geuna – che si apprestano a ripartire privilegiando la didattica a distanza a rischio di perdere migliaia di studenti fuori sede ed Erasmus. “Non lasciatevi abbagliare dai fari di una presunta super-competenza tecnologica – afferma Avanzi all’Agi –. Il Covid presto si spegnerà e tornerà la didattica in presenza, l’unica in grado di formare uno studente universitario in pienezza e armonia. Il rapporto diretto con gli studenti e le studentesse è uno dei punti di forza su cui l’Università del Piemonte Orientale ha sempre scommesso fin dalla sua fondazione”.

Mentre la cosiddetta Fase 2 sta portando lentamente e ancora in modo disordinato verso un graduale ritorno alla normalità, all’Università del Piemonte Orientale sono già al lavoro per il prossimo anno accademico. “Noi abbiamo la prudenza – risponde il Rettore – di attenerci scrupolosamente a quanto ci indica il nostro Ministero. Pare che l’orientamento sia di riprendere l’anno accademico in modalità blended, cioè mescolando attività in presenza e formazione a distanza. Se questo sarà confermato, ci adegueremo. Siamo comunque pronti ad affrontare l’anno accademico in qualunque modalità”.

“La pandemia – dice Avanzi – ha colto tutti di sorpresa, certamente poco preparati a fronteggiare un’emergenza di così difficile impatto. Penso che il nostro ateneo abbia saputo rispondere bene a tutte le conseguenze. Il corpo medico-sanitario si è speso con ogni energia e generosità negli ospedali del territorio; i ricercatori hanno contribuito attivamente alla sperimentazione e anche alla produzione di tecniche di farmaci e manufatti per combattere il Covid-19. I docenti e gli studenti di tutte le facoltà si sono adattati a tempo di record alla didattica a distanza, compresi esami e tesi di laurea. Il personale tecnico-amministrativo ha lavorato da casa esattamente come se fosse in ufficio. Vorrei dire che, fuori dall’apparenza degli edifici chiusi, l’attività universitaria non ha perso un solo minuto di produttività; prova ne sono le centinaia di laureati che hanno potuto conseguire il titolo nonostante le gravi difficoltà”. Presto però arriverà il momento di tornare alla normalità e compito di un ateneo è quello di trovare soluzioni innovative per la consentire agli studenti di seguire le lezioni all’interno delle aule e non davanti a un dispositivo.   

“Senza cultura non si va da nessuna parte – prosegue il rettore – si procede per tentativi senza fondamento scientifico, si è incerti nei processi decisionali, si cerca un riparo in un aggravio di burocrazia, si fatica a fare rete, ci si abbonda in cattiva comunicazione. Non a caso abbiamo varato 46 progetti di ricerca scientifica interdisciplinare per una visione olistica del problema, l’analisi e la proposta di nuovi scenari”.