PARTECIPATE

Finpiemonte, scoppia il caso dei verbali del cda "ripuliti"

Nelle trascrizioni delle sedute sarebbero state omesse richieste di incarichi da parte di alcuni membri del cda. il 3 settembre il board audito in giunta. I pesanti rilievi della Corte dei Conti. Probabile azzeramento del vertice. Il presidente Molina vicino alle dimissioni

Il redde rationem per l’attuale governance di Finpiemonte ha una data: venerdì 3 settembre. Nell’agenda della giunta e del presidente Alberto Cirio l’audizione del collegio sindacale e, a seguire, del cda a seguire, è sottolineata in rosso. Se non tutto, molto lascia supporre che a quell’incontro, fortemente voluto dal governatore, potrebbero far seguito le dimissioni, più o meno spintanee, del board della finanziaria regionale presieduto da Roberto Molina e già orfano di uno dei cinque membri, dopo le dimissioni di Maurizio Irrera passato alla vicepresidenza della Fondazione Crt.

Che Finpiemonte non possa continuare a funzionare (o non funzionare, come si sottolinea da più parti, incominciando proprio nelle stanze di Piazza Castello) come accaduto nell’ultimo anno, ormai è chiaro a tutti. I pesanti rilievi mossi dalla Corte dei Conti sia sul modus operandi, sia per l’allarmante situazione dei crediti deteriorati che sommano a oltre cento milioni, sono l’ulteriore e non secondario motivo della chiamata a rapporto dell’organismo di vigilanza e del board della finanziaria. Non solo. Ad irritare il vertice regionale c’è anche l’enorme ritardo che segna la convocazione dell’assemblea, da parte del cda, per dar corso alla modifica dello statuto, già approvata dalla giunta, con la riduzione da cinque a tre dei membri.

Ma a far precipitare ulteriormente la situazione, suffragando le voci sempre più insistenti di un abbandono dell’incarico da parte di Molina, uomo vicinissimo al segretario regionale della Lega Riccardo Molinari ed egli stesso già segretario cittadino del Carroccio ad Alessandria, sarebbe quanto emerso dall’attività del Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (Rcpt). Esisterebbe una segnalazione in cui dall’attività di controllo sarebbero emerse notevoli discrepanze tra le registrazioni delle sedute del cda e i verbali relativi alle stesse riunioni. Dal confronto tra i nastri audio e il testo scritto il responsabile dell’anticorruzione avrebbe riscontrato notevoli difformità, ma anche alcune omissioni sospette. Mancherebbero le trascrizioni di alcune perorazioni di componenti del cda per ottenere incarichi professionali. Tema scottante, questo, per Finpiemonte vista l’irritazione provocata in Piazza Castello alcuni mesi fa la scoperta dell’attivismo proprio del professor Umberto Bocchino per l’assegnazione di alcune consulenze a professionisti a lui vicini.

Intanto emergerebbe che l’ex direttore della finanziaria Marco Milanesio si sarebbe rifiutato di firmare quei verbali assai ripuliti da molti ragionamenti e parole registrate nel corso dei consigli di amministrazione. Non un caso, forse, che a un certo punto il cda avrebbe deciso di non accendere più il registratore. La sola necessità di sintesi non potrebbe giustificare quegli omissis di cui il responsabile dell’anticorruzione avrebbe portato a conoscenza anche il collegio sindacale. Vista la potenziale gravità dei fatti, se accertati, non è da escludere neppure un interessamento della magistratura.

Quella contabile nelle carte e nelle procedure di Finpiemonte c’è già entrata da tempo. E l’esito non è affatto rincuorante. La Corte dei Conti non solo ha sollevato i rilievi di cui si faceva cenno prima, ma ha anche rimarcato “una carenza di effettivo esercizio di poteri anche di natura ispettiva” in ordine “al controllo sull’impiego dei fondi trasferiti a Finpiemonte”. In sintesio, si rileva ’assenza di quella funzione cruciale per ogni società, vieppiù se maneggia denaro pubblico: il controllo di gestione. Leggerezze, mancati controlli e sottovalutazioni dei rischi che da tempo avrebbero messo in allarme i vertici tecnico-amministrativi della Regione, sempre meno rassicurati dalla gestione dell’attuale board. Allarme che ha rafforzato la preoccupazione della politica al governo della Regione. 

Storia tormentata quella degli ultimi anni di Finpiemonte. La vicenda dei milioni spariti è ancora avvolta nel mistero, in attesa che il processo, slittato alla primavera del 2022, accerti le responsabilità dei principali imputati: l’ex presidente Fabrizio Gatti, accusato di peculato con Pio Piccini, Massimo Pichetti, Giuseppe Arabia, Giuseppe Colucci e Francesco Cirillo, direttore della filiale svizzera della banca Vontobel. La situazione giudiziaria del successore di Gatti al vertice di Galleria San Federico, Stefano Ambrosini, che nel novembre 2017 denunciò il caso alla procura, nel frattempo è cambiata, proprio a seguito dell’altro filone connesso all’inchiesta sulla finanziaria regionale, quello relativo alle procedure che hanno portato al fallimento della società di Gatti. Per arrivare alla nomina di Molina che da mesi non nasconde le difficoltà di gestire un ganglio vitale della finanza pubblica, ma non di meno a resistere ad evidenti richieste e pressioni interne allo stesso cda. Lo schema che fino a poche settimane fa prevedeva l’azzeramento del board, l’applicazione del nuovo statuto che porterà da cinque a tre i componenti, tenendo ferma solo la poltrona del leghista alessandrino sembra destinato a saltare. Chi ha parlato con lui in questi ultimi giorni ha ricavato dal presidente in carica la sensazione di un percorso che si avvia a rapida conclusione.

La stessa assenza ormai da mesi di rapporti con l’assessore alle Partecipate, il suo compagno di partito Fabrizio Ricca, la dice lunga sull’aria che tira. Comunicazioni solo scritte tra giunta e Finpiemonte non sono certo indice di facilità di relazione. Se poi si aggiungono sortite, come quella di un consigliere di amministrazione che avrebbe voluto fosse la giunta regionale ad andare in Galleria San Federico, ecco che il quadro sconfina nell’inimmaginabile. Un quadro ormai squarciato, sbrindellato da questioni troppo pesanti, quello che non può continuare a raffigurare la finanziaria regionale. Molina, tra l’altro reduce da un periodo complicato sotto il profilo della salute, avrebbe in animo di attendere l’audizione e poi, subito dopo, prendere una decisione. Che, a questo punto, appare quasi scontata.