Ricci, la politica vien mangiando
(ma resta il rebus del congresso)
Oscar Serra 18:30 Mercoledì 30 Novembre 2022
Il sindaco di Pesaro fa tappa a Collegno per il suo tour in cerca di consensi. La rete di amministratori locali per dare forza a una candidatura che ancora non c'è. Da Renzi a Bettini e Orlando, così la sua "barra" si è spostata a sinistra
A casa della famiglia Del Santo, questa sera, si prepara polenta, ma il piatto forte neanche a dirlo sarà il congresso del Pd. Nel giorno in cui il suo tour tra politica ed enogastronomia approda a Collegno, alle porte di Torino, Matteo Ricci devia verso Ciriè dov’è in corso l’assemblea di Ali Piemonte, la rete delle autonomie locali o per dirla più chiaramente l’associazione che racchiude i sindaci di centrosinistra di cui Ricci è presidente. Si conclude il mandato di Federico Borgna, che ormai non è più sindaco a Cuneo, inizia quello di Elena Piastra, prima cittadina di Settimo Torinese. È questo il bacino da cui Ricci vuole attingere in vista del congresso: è l’Italia dei campanili e ogni campanile ha un sindaco e i sindaci, ormai, sono gli unici a sinistra che vincono ancora qualche elezione.
Lui, primo cittadino di Pesaro dal 2014, sta girando in lungo e in largo l’Italia a “Pane e Politica”. Il format è quello già visto nei precedenti incontri in Lombardia, Sicilia, Basilicata e Veneto: la cena a casa di una famiglia, un confronto che viene trasmesso sui social con la possibilità ai follower di interloquire. Così tra una pietanza e l’altra si fa il congresso. Ad apparecchiare la tavola, nei giorni scorsi, ci ha pensato il sindaco di Collegno Francesco Casciano e in particolare la sua assessora Clara Bertolo. Collegno, si sa, è considerata ancora una enclave della sinistra italiana, storico feudo del Pci, una delle poche città ad essersi spinta a dedicare una piazza a Ernesto Che Guevara. La cornice perfetta per un (forse) candidato impegnato a riesumare le sue radici diessine: “Ora la barra del partito deve stare a sinistra”.
A ospitarlo saranno Marco Del Santo e Michela Serra, votano a sinistra ma non sono iscritti a nessun partito. “Ci dovrà convincere” dice lui, mentre ancora è in ospedale per il suo turno da infermiere al Martini. E per farlo Ricci tirerà fuori le sue “dieci idee” per il Pd, una sorta di vademecum o piattaforma programmatica, come si dice da quelle parti, con cui mira a scalare il partito di cui è stato vicepresidente quando il segretario era Matteo Renzi. Una stagione che sembra ormai trapassata e oggi per Ricci è il tempo dell’abiura: “Renzi ha tradito i suoi elettori per la carriera personale” dice, nonostante ne sia stato uno dei principali sostenitori, così come Dario Nardella, che ne ha preso il testimone a Palazzo Vecchio, o Stefano Bonaccini che è stato a capo della campagna di Renzi nel 2013. “Io ho
sempre collaborato lealmente con qualunque segretario, che sia stato Piero Fassino, cui mi lega un rapporto di profonda stima e amicizia, Walter Veltroni o Nicola Zingaretti” prosegue Ricci che pare aiutato nella sua corsa da Claudio Mancini, uno dei capataz del partito romano e tra gli uomini più vicini al sindaco Roberto Gualtieri, mentre alle sue spalle si staglia l’ombra di Goffredo Bettini, il teorico del campo largo con il M5s. Non solo: voci sempre più insistenti danno in avvicinamento anche il pluriministro Andrea Orlando che pure oggi si è intrattenuto per un colloquio frugale in Parlamento con Elly Schlein che la sua candidatura dovrebbe lanciarla domenica al circolo Arci Monk di Roma. Insomma, che pure R
icci, paladino delle fasce tricolore sia finito nel vortice delle correnti? “Io sto facendo il mio tour grazie a una fantastica rete di amministratori generosi con i quali ho collaborato in tutti questi anni” si limita a dire, già pronto a lasciare Collegno per andare in Umbria. Ieri il sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha proposto una suggestione: una direzione nazionale del Pd composta per metà da sindaci e amministratori locali; Ricci è d’accordo? “Stefano è un amico e su questo con me sfonda una porta aperta”. Però pare stia con Bonaccini e anzi stia portando Nardella tra le sue braccia. “Si vedrà” glissa Ricci nel suo colloquio con lo Spiffero.
Il 16 dicembre è invece in programma un evento a Roma in cui il sindaco di Pesaro potrebbe sciogliere le sue riserve o forse no – “in fondo c’è tempo fino a gennaio” dice – mentre c’è addirittura chi lascia filtrare l’ipotesi di un suo ticket con Schlein. Il partito dei sindaci? “È una grossa sciocchezza – dicono i suoi – i sindaci sono tanti e non stanno tutti con Nardella e Bonaccini”.