FINANZA & POTERI

Crt, Palenzona ha un programma: convincere Regione e Comune (che per ora non si schierano)

In vista del voto di martedì l'aspirante presidente presenta il documento con le sue idee per la Fondazione. Maggiore coinvolgimento, rete con gli enti del Nord-Ovest, nuovi criteri per le erogazioni. Ma soprattutto: recuperare i rapporti con le istituzioni

“In tempi di cambiamenti radicali, rapidi, imprevedibili si deve avere il coraggio di innovare, e se si hanno grandi risorse si ha anche il dovere morale di trovare strumenti adeguati per farlo”. Delineando orizzonti e perimetri nuovi della propria azione: «Perché non ragionare da subito, senza particolari alchimie istituzionali, di reti trans-regionali?». Il primo passo potrebbe essere quello di “istituire una cabina di regia condivisa” tra tutte le altre grandi fondazioni di Piemonte-Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria «per poter giocare, insieme, un ruolo sempre più forte e determinante sullo scenario nazionale».

Alla vigilia del voto per l’elezione del presidente, previsto nella giornata di martedì 18, Fabrizio Palenzona presenta il programma con il quale si propone alla guida della Fondazione Crt per il prossimo mandato, 2023-2027. Idee e proposte declinate nei dieci capitoli delle 14 pagine del documento bardato con i colori giallo e blu di Torino. Per l’ex vicepresidente di Unicredit, oggi alla testa del gruppo leader nell’immobiliare e nella gestione dei crediti problematici Prelios, occorre anzitutto adottare un «nuovo statuto più adatto alle sfide future» e rivedere i criteri di erogazione «ormai in parte obsoleti». Nella gestione, inoltre, «si auspica una maggiore trasparenza e condivisione in ogni settore (nomine, decisioni su investimenti ed erogazioni, organizzazione uffici, comunicazione etc.)», e un «maggiore coinvolgimento» degli organi interni (Consiglio di amministrazione e Consiglio di indirizzo) nell’attività ordinaria dell’ente ma anche nelle designazioni che dovranno essere basate «su competenza, merito e rotazione, con una più attenta verifica sui casi di conflitto di interesse».

In questa direzione, per scongiurare «gestioni unilaterali che possano minare l’indipendenza» della Fondazione (ogni riferimento a quanto è accaduto nella stagione di Giovanni Quaglia è puramente voluto), Palenzona propone, oltre alla già citata cabina di regia tra gli enti del Nord-Ovest, l’introduzione di due nuove commissioni interne – una interamente dedicata a Torino e alla Città metropolitana e un’altra focalizzata sui “Territori del Piemonte”, da Cuneo fino al Vco (ed eventualmente anche alla Valle d’Aosta) – per «ristabilire un rapporto fecondo e costruttivo con le province del cosiddetto “altro Piemonte”, che non possono e non devono sentirsi abbandonate a se stesse».

Leggi qui il programma di Palenzona

Assieme al programma, corredato da una stringata biografia (che, seppur esaustiva, rende solo una vaga idea del suo sterminato cursus honorum) Palenzona dovrà ora produrre le firme di sostegno alla candidatura. Traguardo che sembra ampiamente raggiunto, soprattutto dopo che la lista per il rinnovo del collegio sindacale è stata sottoscritta da 9 consiglieri di indirizzo sui 17 votanti. Ciò però non significa che Big Fabrizio abbia già in tasca la maggioranza: non è per nulla scontato, infatti, che chi ha firmato per la composizione dell’organo di controllo sottoscriva anche la candidatura a presidente. Anzi. Fonti bene informate, ad esempio, segnalano il travaglio in cui si troverebbe Giuseppe Tardivo che sarebbe propenso a non mettere il suo nome sotto quello di Palenzona per evitare incidenti diplomatici con l’ente da cui è stato designato (la Provincia di Cuneo, patria di Quaglia). Salvo altre defezioni la conta dei palenzoniani si fermerebbe a 8 (Corrado Bonadeo, Francesco Galietti, Paolo Garbarino, Riccardo Piaggio, Gianluca Gaidano, Fiorenza Viazzo, Elisabetta Mazzola, Davide Franco) prefigurando una sorta di stallo.

Il fronte antagonista non è messo meglio e continua ad arrabattarsi. A eccezione dei due ex magistrati (Arturo Soprano e Massimo Terzi), del giurista Michele Rosboch e del docente di Informatica Ciro Cattuto (molto legato al segretario generale Massimo Lapucci), a farla da padrona è la prudenza. Cauta è Cristina Di Bari (espressione del sistema camerale), molto in imbarazzo con i vertici del suo ateneo è il professore del Politecnico Pierluigi Poggiolini. Fermi, in attesa di indicazioni, sono Alessandra Siviero e Giampiero Leo, entrambi indicati nel parlamentino di via XX Settembre dalla Regione, con la prima (di originarie simpatie grilline poi virate verso il Pd) è in buoni rapporti anche con il Comune di Stefano Lo Russo (tramite Daniele Valle).

Insomma, a poche ore dallo showdown (sempreché non slitti) governatore e sindaco si trovano a essere l’ago della bilancia. Da qui forse l’affermazione di Palenzona, scritta a chiare lettere nel programma, che tra i suoi obiettivi vi è quello di “recuperare i rapporti con le istituzioni locali, in parte incrinati dalle ultime vicende”. Il Camionista di Tortona l’ha detto in tutte le lingue, anche nel recente incontro con Alberto Cirio: non intende fare il presidente a dispetto delle istituzioni. Istituzioni che, dal canto loro, stanno studiando la strategia per poter uscire da vincitori (o almeno, coi vincitori) dalla singolar tenzone in Crt. Schiereranno i loro consiglieri solo quando saranno certi che il loro voto risulti determinante. Una condotta che potrebbe essere letta in chiave opportunistica, la solita corsa in soccorso del vincitore di flaianea memoria, viene spiegata come dettata dalla suprema ragion di stato: “Regione e Comune non possono perdere, al di là di chi in questo momento li rappresenta”.